Anna Anthropy
Anna Anthropy (...) è un'autrice di videogiochi statunitense.
Nota anche con i nomi Auntie Pixelante, Dessgeega, Ancil Anthropy è anche scrittrice[1] e tra i suoi videogiochi vi sono Mighty Jill Off e Dys4ia.
Carriera
modificaDesigner di videogiochi
modificaNel 2010, mentre lavora con Koduco, una società di sviluppo di videogiochi basata a San Francisco, Anthropy partecipa allo sviluppo del gioco per iPad Pong Vaders.[2][3] Nel 2011 esce con Lesbian Spider Queens of Mars, un omaggio al videogioco arcade Wizard of Wor del 1981 della Midway con un tema queer e «some fun commentary on master-slave dynamics» ("qualche battuta divertente sulle dinamiche padrone-schiavo"). Nel 2012 esce con Dys4ia, un gioco autobiografico sulla sua esperienza di terapia ormonale sostitutiva che «[allows] the player to experience a simulation or approximation of what she went through» ("[permette] al giocatore di fare un'esperienza di simulazione o appropriazione di ciò attraverso il quale è passato").[4] Anthropy dichiara che i suoi giochi esplorano la relazioni tra sadismi e game design e li autodefinisce come qualcosa che sfida le aspettative sul giocatore rispetto a ciò che uno sviluppatore dovrebbe creare e rispetto a come un giocatore dovrebbe essere rimproverato per i suoi errori.[5]
Rise of the Videogame Zinesters
modificaIl primo libro di Anthropy Rise of the Videogame Zinesters è pubblicato nel 2012. In un'intervista al tempo dell'uscita del libro, Anthropy spiega che il libro promuove l'idea di «small, interesting, personal experiences by hobbyist authors … Zinesters exists to be a kind of ambassador for that idea of what video games can be» ("esperienze piccole, interessanti, personali di autori amatoriali… Zinesters esiste per essere una specie di ambasciatore dell'idea di cosa i videogiochi potrebbero essere").[6] Il libro inoltre sviluppa una dettagliata analisi delle meccaniche e delle potenzialità dei giochi digitali, inclusa l'idea che i giochi possano essere utili quanto può esserlo il teatro rispetto ad un film (Anthropy dice "There is always a scene called World 1-2, although each performance of World 1-2 will be different" - "C'è sempre una scena chiamata Mondo 1-2, anche se ogni performance di Mondo 1-2 sarà diversa") e il ruolo delle opportunità nei giochi.[7]
Videogiochi
modifica- Afternoon in the House of Secrets[8]
- And the Robot Horse You Rode In On[9]
- Calamity Annie[1]
- Dys4ia[10]
- Encyclopedia Fuckme and the Case of the Vanishing Entree
- Gay Cats Go to the Weird Weird Woods[11]
- The Hunt for the Gay Planet[12]
- Keep Me Occupied[13]
- Mighty Jill Off[14]
- Ohmygod Are You Alright[15]
- Police Bear[16]
- Pong Vaders (on iTunes)[2][3]
- Redder[17]
- When Pigs Fly[18]
Note
modifica- ^ a b ., The Weblog Interview: Anna Anthropy Talks Indie Game Goodness, su indiegames.com, 28 novembre 2009. URL consultato l'11 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2010).
- ^ a b Koduco Games, su koduco.com. URL consultato l'11 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 26 agosto 2010).
- ^ a b PongVaders: Episode One Version: 1.0 Review, in Macworld. URL consultato il 1º marzo 2011.
- ^ Dys4ia: Autobiographical Trans Video Game About Changing Gender, su straight.com. URL consultato il 16 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2012).
- ^ auntie pixelante › craft and punishment, su Auntiepixelante.com. URL consultato l'11 giugno 2015 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2015).
- ^ Marc Schultz, What Videogames Can Be: A Q&A with Anna Anthropy, su publishersweekly.com, 16 marzo 2012. URL consultato l'11 giugno 2015.
- ^ Anna Anthropy, Excerpt: Rise of the Videogame Zinesters, su joystiq.com, 16 marzo 2012. URL consultato l'11 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2015).
- ^ Afternoon In The House Of Secrets, su auntiepixelante.com, 30 luglio 2007. URL consultato l'11 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
- ^ And the Robot Horse You Rode in On, su auntiepixelante.com, 30 luglio 2007. URL consultato l'11 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2015).
- ^ dys4ia, su newgrounds.com. URL consultato il 18 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 21 giugno 2012).
- ^ Gay Cats Go To The Weird Weird Woods, su auntiepixelante.com. URL consultato l'11 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2015).
- ^ Sugarcane, su auntiepixelante.com, 30 luglio 2007. URL consultato l'11 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 12 giugno 2015).
- ^ Keep Me Occupied!, su auntiepixelante.com, 28 gennaio 2012. URL consultato l'11 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 21 marzo 2015).
- ^ Kieron Gillen, Whip It: Mighty Jill Off, su rockpapershotgun.com, 17 settembre 2008. URL consultato l'11 giugno 2015.
- ^ Leigh Alexander, This 'empathy game' reveals a real challenge for indie games, su BoingBoing, 16 settembre 2015. URL consultato il 17 settembre 2015.
- ^ Sugarcane, su auntiepixelante.com, 30 luglio 2007. URL consultato l'11 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
- ^ Kieron Gillen, A Scarlet Letter: Redder, su rockpapershotgun.com, 29 marzo 2010. URL consultato l'11 giugno 2015.
- ^ Alec Meer, Don’t Squeal, Piggy: When Pigs Fly, su rockpapershotgun.com, 3 agosto 2009. URL consultato l'11 giugno 2015.
Bibliografia
modifica- Anna Anthropy, Rise of the Videogame Zinesters, Seven Stories Press, 2012, ISBN 978-1609803728.
- Anna Anthropy, ZZT, Boss Fight Books, 2014, ISBN 978-1-940535-02-9.
- Daniel Goldberg e Linus Larsson (a cura di), The State of Play: Creators and Critics on Video Game Culture, Seven Stories Press, 2015, ISBN 9781609806392.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Anna Anthropy
Collegamenti esterni
modifica- (EN) Sito ufficiale, su w.itch.io.
- (EN) Bibliografia di Anna Anthropy, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.
- (EN) Anna Anthropy, su MobyGames, Blue Flame Labs.
- The Gamer's Quarter, su gamersquarter.com. URL consultato il 16 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2011).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 65145304390178571992 · ISNI (EN) 0000 0003 5911 2528 · LCCN (EN) n2011080302 · J9U (EN, HE) 987007338235505171 |
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