Arnaldo Fraccaroli

giornalista, scrittore e attore teatrale italiano (1882-1956)

Arnaldo Fraccaroli (Villa Bartolomea, 26 aprile 1882Milano, 16 giugno 1956) è stato un giornalista, scrittore, commediografo e sceneggiatore italiano.

Lapide commemorativa esposta sulla facciata della casa natale di Arnaldo Fraccaroli a Villa Bartolomea

Redattore, dal 1909, del Corriere della Sera, ebbe notevole successo quale cronista e inviato speciale per il garbo scorrevole della scrittura e un attraente quanto bonario modernismo. Fu anche prolifico e fortunato commediografo in lingua e in dialetto veneziano e milanese, come Ostrega, che sbrego! (1907) e Siamo tutti milanesi (1952).[1]

Biografia

modifica

A 12 anni, si auto nomina corrispondente de L'Arena, comincia a mandare articoletti al giornale e riceve l'invito a farsi conoscere:

«Così, un giorno di vacanza, intrapresi arditamente in bicicletta l’avventuroso viaggio da Lonigo a Verona: chilometri trenta. Cominciavo in tal modo la mia carriera di viaggiatore per gli itinerari del mondo.»

Al giornale lo accoglie Renato Simoni che racconterà:

«Avevo capito che si trattava di un giovinotto, ma mi trovo addirittura dinanzi a un ragazzetto!»

Quel ragazzetto è Arnaldo Fraccarollo (poi Fraccaroli) da Villa Bartolomea. Tra i due si instaurerà, parole di Fraccaroli,

«un’amicizia profonda, una di quelle amicizie salde e piene che danno gioia alla vita.»

Arnaldo Fraccaroli nasce il 26 aprile 1882 a Villa Bartolomea da Antonio e Angela Zancopè e resterà sempre legatissimo alla madre (che morirà nel 1911). Quand'è ancora bambino, la famiglia si sposta a Lonigo dove Fraccaroli frequenta il ginnasio e, dopo la morte del padre nel 1889, trova lavoro in una cartoleria-tipografia di Lonigo dove stampa la sua prima commedia: Folletto. Nel 1901 viene assunto alla Provincia di Vicenza, poi andrà alla Provincia di Padova e al Gazzettino. Continua a scrivere commedie e a collaborare con L'Arena, sempre apprezzato da Renato Simoni che, nel 1909, gli apre la strada al Corriere della Sera diretto da Luigi Albertini. La gavetta è dura ma fulminea: nel 1912, Fraccaroli si guadagna i gradi di corrispondente di guerra in Libia, dove affianca e si forma vicino grandi firme come Luigi Barzini e Guelfo Civinini mentre, allo scoppio della Prima guerra mondiale, sarà inviato al fronte e collaborerà con il giornale di trincea La Tradotta assieme al fondatore Renato Simoni e al disegnatore Antonio Rubino; le sue corrispondenze lucide e precise, proposte con linguaggio discorsivo e vivace, gli procurano stuoli di lettori affezionati.[2]

Lo stile giornalistico di Fraccaroli è scorrevole, discorsivo, vivace, e diventa una firma nota il cui pubblico affezionato di lettori acquista volentieri i libri che raccolgono i suoi articoli migliori fra cui: In Cirenaica con i soldati (1913), La presa di Leopoli e la guerra austro-russa in Galizia (1914), La Serbia nella sua terza guerra (1915), La vittoria del Piave (1918), L'Italia ha vinto (1919) e Ungheria bolscevica (1920). In parallelo, procede a gonfie vele anche la sua carriera teatrale che, travasando nei dialoghi delle sue commedie lo scintillante, arguto stile giornalistico che gli è proprio, lo rende, dagli anni 1910 fin quasi alla morte, uno dei commediografi più popolari, ricercato e rappresentato da nomi illustri della scena nazionale. La sua produzione oscilla tra la commedia sentimentale, incentrata qualche volta sul triangolo tra moglie, marito e amante, come in Non amarmi così (1916) e Peccato biondo (1929), qualche volta sul tipo della donna vivace, come in La morosina (1921), Biraghin (1924), Baldoria (1925) e Corallina, fanciulla d'ogni tempo (1926), e la commedia in cui sono più accentuati il versante comico-parodico e la trovata paradossale, come in La dolce vita (1912), La foglia di fico (1913) Quello che non t'aspetti (1921), Largaspugna (1924) e Il problema centrale (1926). Da notare che Quello che non t'aspetti e Il problema centrale sono ambedue parodie del pirandellismo in quanto difficile, e potenzialmente comico, rapporto tra realtà e finzione, apparire ed essere. Il maggior pregio del teatro di Fraccaroli risiede nell'allegria verbale, la facilità e la scorrevolezza del dialogo. Anche il suo teatro dialettale incontra i gusti del pubblico, in particolare Ostrega, che sbrego! (1907) che viene trasposto al cinema nel 1931 con il film Figaro e la sua gran giornata; il suo maggior successo in assoluto è forse Siamo tutti milanesi (1952) che ha avuto più di 600 repliche in tre anni.[3]

Negli anni 1920 e 1930, Fraka (così veniva chiamato) gira il mondo come inviato speciale nelle maggiori capitali europee, negli Stati Uniti, in particolare a Hollywood e a New York, in Argentina, in Paraguay, in Estremo Oriente, nel Siam e a Ceylon. È stato inviato del Corriere della Sera per 40 anni, durante i quali si è fatto apprezzare non solo per le doti e il talento professionale, oltre che per la sua instancabile attività, ma anche per le qualità umane, bontà d'animo e generosità. Amava definirsi «commesso viaggiatore della curiosità altrui» e la sua produzione gli ha dato fama e lauti guadagni.[2] Alcuni volumi dei suoi viaggi, a cui affianca raccolte di novelle, sono: New York ciclone di genti (1928), Hollywood paese d'avventura (1929), Donne d'America (1930), La porta dell'Estremo Oriente (1934), Il Budda di smeraldo (1935) e Sette donne intorno al mondo (1938). Amante della musica, era amico di Giacomo Puccini ed ha pubblicato vari volumi dedicati al maestro: Giacomo Puccini in casa e nel teatro (1910), La vita di Giacomo Puccini (1930) e Giacomo Puccini si confida e racconta (1957), oltre alle biografie di Gioacchino Rossini (1941), Vincenzo Bellini (1942) e Gaetano Donizetti (1945). Durante gli anni del fascismo, Fraccaroli rimane al Corriere della Sera e, nel secondo dopoguerra, continua a collaborare alla Terza pagina e dirige per qualche anno La Domenica del Corriere.[3]

Una peculiarità storica sconosciuta al grande pubblico è la seguente: Fraccaroli è l'inventore del termine «dolce vita», ha coniato quest'espressione per dare il titolo alla sua summenzionata commedia del 1912 La dolce vita, titolo che il regista Federico Fellini riutilizzerà e renderà famoso nel 1960 con l'ominomo film interpretato da Anita Ekberg e Marcello Mastroianni .[2][4] La paternità del termine «dolce vita» viene quindi ricondotta a Fraccaroli nonostante l’avesse coniato in un momento in cui il boom economico e la gioia conseguente alla fine della Seconda guerra mondiale fossero ancora inimmaginabili. C’è un aneddoto divertente a riguardo: il critico cinematografico Tullio Kezich, dopo l’uscita del film di Fellini, ha commentato che «Fraccaroli non protestò solo perché era già morto» e si diceva che Fraccaroli fosse un cronista che sapeva «fotografare con le parole».[4]

Arnaldo Fraccaroli muore di tumore a Milano il 16 giugno 1956, all'età di 74 anni. Migliaia di persone partecipano al suo funerale: il Corriere della Sera pubblica i commossi ricordi firmati da Dino Buzzati, Orio Vergani e Indro Montanelli. Quest'ultimo ha scritto:

«Io non c’ero. Ma mi hanno detto che i funerali di Arnaldo Fraccaroli sono stati un’apoteosi. A grappoli vennero per scortarne la bara, spontaneamente, fino al Cimitero, uomini e donne di tutti i ceti e condizioni. Dalle portinerie, dalle botteghe di barbiere, dai tassì, dai conventi, dalle scuole, dagli ospedali, dagli ospizi, dai negozi, dagli uffici uscì e si compose in corteo quel “pubblico“ che noialtri giornalisti non conosciamo, ma per il quale scriviamo: quello che ci legge in tram o dietro il banco, quello che si appassiona all’avvenimento e aspetta l’articolo e lo discute. Se l’occasione si prestasse al motto di spirito, diremmo che Fraccaroli è stato, anche da morto, lo scrittore più “seguito“ di questi ultimi tempi. Certo, per queste cose ci vuole Milano, unica fra tutte le città d’Italia in cui un uomo possa guadagnarsi la popolarità senza sentirla condita di livore, gelosia e invidia.»

 
Biblioteca Comunale di Villa Bartolomea, inaugurata nel 2005 e dedicata alla memoria di Arnaldo Fraccaroli

Il Comune di Villa Bartolomea ha sempre onorato la memoria del suo illustre concittadino attraverso varie iniziative, tra cui la dedicazione di una via (Corso Arnaldo Fraccaroli, dove ha sede il municipio) e della biblioteca comunale mentre una lapide è stata affissa sulla facciata della sua ricostruita casa natale. Il Comune di Verona gli ha dedicato una scuola elementare nel quartiere di Valdonega. Lonigo, suo paese di adozione, gli ha intitolato una via, così come i Comuni di Milano e Roma.[2] Anche a Baveno (dove aveva acquistato una casa) c’è una via dedicata a Fraccaroli e la sua salma è stata tumulata nel Cimitero Monumentale di Milano.[4] La Biblioteca "Livia Simoni" del Museo teatrale alla Scala di Milano raccoglie il lascito di Renato Simoni e le donazioni dei libri di Arnaldo Fraccaroli e di Ruggero Ruggeri.

 
Facciata della Biblioteca Comunale dedicata ad Arnaldo Fraccaroli in Corso Arnaldo Fraccaroli

Biografie

modifica
  • Giacomo Puccini in casa e nel teatro, Milano, S.E.L.G.A-Società Editrice "La Grande Attualità", circa 1910.
  • Celebrità e quasi, Milano, Sonzogno, 1923.
  • La vita di Giacomo Puccini, Milano, G. Ricordi & C., 1925.
  • Passione di Maria Malibran, Milano, "Corriere della Sera", 1939.
  • Rossini, Milano, A. Mondadori, 1941.
  • La donna di Napoleone, Verona, A. Mondadori, 1942.
  • Bellini, Milano, A. Mondadori, 1942.
  • Napoleone si sposa, Verona, A. Mondadori, 1944.
  • Per i tuoi occhi azzurri, Milano, "Il romanzo mensile", 1944.
  • Per i tuoi occhi azzurri, Milano, Mondadori, 1944.
  • Donizetti, Milano, A. Mondadori, 1945.
  • Giacomo Puccini si confida e racconta, Milano, G. Ricordi & C., 1957.
  • In Cirenaica con i soldati, Milano, Fratelli Treves, 1913.
  • La presa di Leopoli e la guerra austro-russa in Galizia, Milano, Fratelli Treves, 1914.
  • La Serbia nella sua terza guerra, Milano, Fratelli Treves, 1915.
  • L'invasione respinta, Milano, Fratelli Treves, 1916.
  • Dalla Serbia invasa alle trincee di Salonicco, Milano, Fratelli Treves, 1916.
  • Alla guerra sui mari, Milano, Fratelli Treves, 1917.
  • Il poema delle siluranti, Milano, Alfieri & Lacroix, 1917.
  • La vittoria del Piave, Milano, Alfieri & Lacroix, 1918.
  • L'Italia ha vinto, Milano, Alfieri & Lacroix, 1919.

Romanzi e novelle

modifica
  • Tomaso Largaspugna, Milano, Libreria Editrice Internazionale, 1902.
  • Biglietto di viaggio, Milano, Vitagliano, 1920.
  • Allegretto, Milano, Sonzogno, circa 1920.
  • Ragazze innamorate, Milano, Vitagliano, 1920.
  • Largaspugna, Roma, A. Mondadori, 1921.
  • Sottovoce zio Matteo, Milano-Roma, A. Mondadori, 1922.
  • Il paradiso delle fanciulle ovvero American girls, Milano, Fratelli Treves, 1929.
  • Donne d'America, Milano, Libreria editrice degli Omenoni, 1930.
  • Nostra vita quotidiana, Milano, Fratelli Treves, 1931.
  • Coriolano vuol esser felice, Verona, A. Mondadori, 1932.
  • L’avventura dell’altro mondo, Servizio Propaganda e Stampa del Gruppo "Italia", "Cosulich", "Lloyd Triestino", "Adria", 1934.
  • 20 novelle matte ma non tanto, Milano, A. Mondadori, 1937.
  • Sette donne intorno al mondo, Milano, A. Mondadori, 1938.
  • Se tu giochi con l'amore, Milano, A. Mondadori, 1939.
  • Matte anche queste ma però, Milano, A. Mondadori, 1940.
  • Vivere a modo mio, Verona. A. Mondadori, 1941.
  • Sempre più matte con pepe e sale, Verona, A. Mondadori, 1942.
  • Le nuove matte con unghie rosa, Verona, A. Mondadori, 1943.
  • I Racconti dei mari del Sud, Verona, Mondadori, 1944.
  • Avventure lontane, Milano, "Corriere della Sera", 1944.
  • La bella delle Galapagos, Milano, "Corriere della Sera", circa 1944.
  • Aorai alle isole felici, Milano, A. Mondadori, 1949.
  • Vivere a modo mio, Milano, A. Mondadori-Biblioteca Economica, 1956.
  • Legge d'onore, Lonigo, 1898.
  • Folletto, Lonigo, 1899.
  • El sistema più belo, Lonigo, 1904.
  • Caffè concerto, Padova, 1905.
  • Ostrega, che sbrego!, Padova, 1907.
  • La piccola diva, Venezia, 1908.
  • La dolce vita, Milano, 1912.
  • La foglia di fico, Napoli, 1913.
  • Bezzi e basi, Torino, 1913.
  • Chiomadoro, Milano, 1914.
  • Non amarmi così, Milano, 1916.
  • Mimì, Torino, 1917.
  • Ma non lo nominare, Torino, 1920.
  • Quello che non t’aspetti, Roma, 1921.
  • La Morosina, Milano, 1921.
  • ll cavallo di battaglia, Verona, 1923.
  • Biraghin, Torino, 1924.
  • Largaspugna, Milano, 1924.
  • Straccinaria, Milano, 1924.
  • Baldoria, Milano, 1925.
  • La gaia scienza, Torino, 1926.
  • Il problema centrale, Milano, 1926.
  • Corallina fanciulla d’ogni tempo, Milano, 1926.
  • Peccato biondo, Milano, 1928.
  • L’intervista, Milano, 1932.
  • Milioni, Milano, 1933.
  • L’osteria della gloria, Milano, 1934.
  • Quando lei non c’è, Venezia, 1939.
  • Siamo tutti milanesi, Milano, 1952.
  • Questa gabbia di matti, Milano, 1953.
  • Ungheria bolscevica, Milano, Sonzogno, circa 1920.
  • La coppa delle Alpi, Milano, Sonzogno, 1924.
  • New York ciclone di genti, Milano, Fratelli Treves, 1928.
  • Hollywood paese d'avventura, Milano, Fratelli Treves, 1929.
  • India, Milano, Fratelli Treves, 1930.
  • Ceylon, la perla dei tropici, Milano, Fratelli Treves, 1930.
  • Spagna encantadora, Milano, Fratelli Treves, 1930.
  • Ecco Parigi, Milano, Fratelli Treves, 1930.
  • Buenos Aires, Milano, Fratelli Treves, 1931.
  • Pampa d'Argentina, Milano, Fratelli Treves, 1931.
  • Splendori e ombre del Paraguay, Milano-Roma, Treves-Treccani-Tumminelli, 1932.
  • La porta dell'Estremo Oriente, Milano, A. Mondadori, 1934.
  • L'isola delle donne belle, Milano, A. Mondadori, 1934.
  • Il budda di smeraldo (Viaggio al Siam), Milano, A. Mondadori, 1935.
  • La Cina che se ne va, Milano, Ulrico Hoepli, 1938.
  • Sumatra e Giava, Milano, A. Mondadori, 1942.

Filmografia

modifica

Programmi radiofonici Rai

modifica
  • Il giro del mondo con Arnaldo Fraccaroli, programma per i ragazzi, regia di Enzo Convalli (1952-1953).
  1. ^ Fraccaròli, Arnaldo, su sapere.it, De Agostini. URL consultato il 23 dicembre 2024.
  2. ^ a b c d Franco Bottacini, Arnaldo Fraccaroli, l’inviato che inventò la «dolce vita», su larena.it, 13 marzo 2016. URL consultato il 23 dicembre 2024.
  3. ^ a b Alessandra Cimmino, FRACCAROLLO, Arnaldo, su treccani.it, Dizionario biografico degli italiani, vol. 49, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1997. URL consultato il 23 dicembre 2024.
  4. ^ a b c Beatrice Archesso, Arnaldo Fraccaroli, l’inventore della “dolce vita” innamorato di Baveno, su lastampa.it, 6 gennaio 2021. URL consultato il 23 dicembre 2024.

Bibliografia

modifica
  • AA.VV., Omaggio ad Arnaldo Fraccaroli, Verona, Associazione Veronese della Stampa, 1986.
  • Gian Renzo Morteo, Arnaldo Fraccaroli, "Il Dramma", n. 238, pp. 61-62, luglio 1956.
  • Gianpietro Olivetto, Arnaldo Fraccaroli, commesso viaggiatore, "Nuova Antologia", fascicolo 2286, pp. 96-103, aprile-giugno 2018.
  • Gianpietro Olivetto, La Dolce Vita di Fraka. Storia di Arnaldo Fraccaroli, cronista del Corriere della Sera, Roma, Edizioni All Around, 2019.
  • Alceo Riosa (curatore), Arnaldo Fraccaroli. Corrispondenze da Caporetto, Milano, Fondazione Corriere della Sera, 2007.

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica
Controllo di autoritàVIAF (EN56708126 · ISNI (EN0000 0001 2134 2454 · SBN RAVV036522 · LCCN (ENn95023664 · GND (DE119409194 · BNE (ESXX931786 (data) · BNF (FRcb124627583 (data) · J9U (ENHE987009828074905171 · NSK (HR000098576 · CONOR.SI (SL52837475