Ascanio de' Mori da Ceno
Ascanio Pipino de' Mori da Ceno (Medole, 1533 – Mantova, 26 ottobre 1591) è stato un poeta e militare italiano.
Ascanio de' Mori da Ceno | |
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Nobiluomo | |
Nascita | Medole, 1533 |
Morte | Mantova, 26 ottobre 1591 |
Dinastia | Ceni |
Padre | Agostino de' Mori da Ceno |
Madre | Barbara Bettoni |
Ascanio de' Mori da Ceno | |
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Nascita | Medole, 1533 |
Morte | Mantova, 26 ottobre 1591 |
Dati militari | |
Paese servito | Ducato di Mantova |
Guerre | Guerre turco-veneziane |
Altre cariche | Funzionario di corte Gonzaga |
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Biografia
modificaDiscendente dalla nobile famiglia Da Ceno, fu figlio di Agostino, capitano al servizio del duca di Mantova Federico Gonzaga e di Barbara Bettoni,[1] entrambi dimoranti a Birbesi, dove Ascanio forse nacque.[2]
Ascanio fu militare, funzionario, poeta e letterato al servizio del duca Guglielmo Gonzaga. Allevato a Mantova, studiò letteratura a Bologna e intraprese la vita militare, combattendo nelle Guerre turco-veneziane agli ordini di Orazio Gonzaga,[1] marchese di Solferino, ove sovraintese alla costruzione del castello dopo il rientro in patria.[3]
Nel 1562 divenne membro dell'Accademia degli Invaghiti di Mantova col nome di "Candido".[4]
Dal 1576 al 1583 ricoprì la carica di Commissario di Ceresara e fu governatore di Solferino, dove si trasferì agli ordini di Orazio Gonzaga.[1]
A Medole divenne consigliere letterario di Giovanni Battista Cavallara, medico di corte Gonzaga dal 1578, che si occupò anche della salute del poeta Torquato Tasso, liberato a Ferrara dov'era detenuto nel 1586 per intercessione del duca Guglielmo Gonzaga che lo volle presso la sua corte. Il Tasso conobbe Ascanio de' Mori e ne divenne amico[5]. Nel 1583 Ascanio si trasferì a Mantova, sede del Ducato, alla corte dei Gonzaga.[1]
Nel 1585 pubblicò quindici Novelle, tra le quali si ricorda: Giuoco piacevole, Ragionamento in lode delle donne e Alcune rime. Cenni frequenti alle sue Rime e Novelle si trovano nelle Lettere, in particolare in quelle rivolte al Cavallara, al Tasso e ad un altro letterato mantovano, Antonio Beffa Negrini.[6]
Morì a Mantova nel 1591.[1]
A Medole, suo luogo natale, si conserva ancora il Palazzo Ceni, nobile famiglia discendente da Ascanio de' Mori da Ceno e proveniente dal paese di Ceno, ora Cene, in provincia di Bergamo.
Opere
modifica- Giuoco piacevole, del 1575;
- Ragionamento, del 1580;
- Rime, del 1580;
- Novelle, del 1585;
- Lettere a diversi padroni et amici suoi, del 1589.
Discendenza
modificaAscanio sposò nel 1569 Settima Olivi, figlia di Luigi commissario dei Gonzaga a Medole,[1] dalla quale ebbe i seguenti figli:[1]
- Ottavia Augusta
- Africano
- Amilcare
- Agostino
- Augusto
- Barbara
- Ersilia
- Orazio
- Sulpizia.
Arma
modificaD'argento all'albero di verde, accostato da due teste di moro, affrontate, col capo d'oro, carico di un'aquila di nero, coronata d'oro[7].
Note
modifica- ^ a b c d e f g Daniele Ghirlanda, MORI, Ascanio Pipino de’, su Treccani. Dizionario Biografico degli Italiani. URL consultato il 16 novembre 2021.
- ^ Pietro Pelati, Birbesi, Quistello, 1978.
- ^ Antonino Bertolotti, I comuni e le parrocchie della provincia mantovana, Mantova, Tipografia G. Mondovì, 1893, pagg.112
- ^ Francesco Brigoni, Medole attraverso i tempi, Medole, 1978.
- ^ Sul rapporto epistolare tra i due, cfr. PITTORRU 1982, pp. 312 segg.
- ^ FACCIOLI 1962, pp. 127, 548 n. 2, 551 n. 96.
- ^ CASTAGNA - PREDARI 1991, pp. 202-205.
Bibliografia
modifica- AA. VV., Corti e dimore del contado mantovano, Firenze, 1969. ISBN non esistente.
- Bartolomeo Arrighi, Mantova e la sua provincia, Brescia, 1859.ISBN non esistente
- Francesco Brigoni, Medole attraverso i tempi, Medole, 1978.
- Giovanni Battista Casnighi, Raccolta di memorie e documenti risguardanti i tre paesi di Acquanegra, Barbasso e Medole nel Mantovano, 1860.
- Mario Castagna - Valerio Predari, Stemmario mantovano, vol. I, Montichiari, Zanetti editore, 1991, "Ceni", pp. 202–205.
- Mantova. Le lettere, vol. II, a cura di Emilio Faccioli, Istituto Carlo d'Arco per la storia di Mantova, 1962, Parte III: Autunno del Rinascimento mantovano, Cap. II: "Ascanio de' Mori", pp. 501–552.
- Massimo Marocchi, Storia di Solferino, Castiglione delle Stiviere, 1994.
- Pietro Pelati, Birbesi, Quistello, 1978.
- Fabio Pittorru, Torquato Tasso. L'uomo, il poeta, il cortigiano, Milano, Bompiani, 1982.
- Sergio Russo, Ascanio de' Mori nella Mantova del XVI secolo. Le armi, la corte, la letteratura, Napoli, Dante & Descartes, 2012.
- Leandro Zoppè, Itinerari gonzagheschi, Milano, 1988, ISBN 88-85462-10-3..
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikisource contiene una pagina dedicata a Ascanio de' Mori da Ceno
Collegamenti esterni
modifica- Daniele Ghirlanda, MORI, Ascanio Pipino de’, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 76, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012.
- Opere di Ascanio de' Mori da Ceno, su MLOL, Horizons Unlimited.
- (EN) Opere di Ascanio de' Mori da Ceno, su Open Library, Internet Archive.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 2605606 · ISNI (EN) 0000 0000 8082 259X · SBN CFIV080302 · BAV 495/34102 · CERL cnp01358321 · LCCN (EN) nr90000590 · GND (DE) 118866028 · BNE (ES) XX5459927 (data) · BNF (FR) cb13009135p (data) |
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