Nell'estate 1939 la squadra — reduce da un biennio nel quale si era aggiudicata uno Scudetto e una Coppa Italia —[3] dovette rinunciare a Giuseppe Meazza, colpito da un embolo al piede sinistro che ne interruppe momentaneamente la carriera agonistica.[4] L'erede del Balilla venne individuato in casa, col prodotto del vivaio Umberto Guarnieri chiamato a prenderne il posto dopo aver esordito nella stagione precedente[3]; il giovane attaccante s'inserì in una compagine ancora imperniata sugli artefici dei recenti successi, tra i quali Frossi e Ferrari.[5][6]
In campionato i nerazzurri contrastarono il Bologna detentore[3], chiudendo la fase d'andata dietro agli stessi felsinei[7][8][9][10]: a determinare il ritardo dai petroniani concorsero una pesante battuta d'arresto nel derby del 17 dicembre 1939 nonché il successivo pareggio sul campo degli emiliani.[11] Durante la tornata conclusiva l'Ambrosiana-Inter riuscì a colmare il ritardo dai rossoblu[12], grazie anche ad una striscia di 8 affermazioni consecutive — realizzate tra la fine dell'inverno e il pieno della primavera —[13] che comportò il sorpasso sui rivali[14][15]; benché caduta a Novara nel penultimo turno, la formazione di Tony Cargnelli mantenne un punto di vantaggio sui bolognesi con lo scontro diretto — decisivo per l'assegnazione del titolo — in programma per la domenica finale.[3]
Nella cornice di un San Siro scelto in sostituzione dell'Arena Civica — fatto ascrivibile alla maggior capienza — e in cui si riversarono oltre 35 000 spettatori[3], una rete di Ferraris in avvio di partita stroncò le speranze di rimonta dei felsinei[16]: il trionfo di misura consegnò ai meneghini il quinto titolo della propria storia[3], con un'Italia ormai prossima a fare il suo ingresso in uno scenario bellico che prese a delinearsi nel corso dell'estate 1940.[17]