Bozza:Giovanni Masiero
MASIERO GIOVANNI
(1771-1859)
Amministratore pubblico
GIOVANNI MASIERO , l'uomo straordinario.
Durante tutta la prima metà dell'Ottocento alla guida del comune di Trissino rimase in pratica sempre la stessa persona.
Si trattava di un uomo che, incredibilmente, riuscì a passare indenne non soltanto attraverso i rivolgimenti politici legati al passaggio del potere dai francesi agli asburgici e che misero a repentaglio la sua stessa vita, ma anche nel mezzo delle turbolenze risorgimentali che intorno al 1848, generando in molti l'effimera illusione di un'indipendenza italiana e di un'unità nazionale ormai prossime al compimento, finirono suo malgrado con il coinvolgerlo personalmente. Il suo biografo Francesco Trissino si spinse perfino a computare esattamente la durata di questa lunghissima investitura politica, che non risulta avere uguali almeno per quanto riguarda la storia dei comuni vicentini nell'Ottocento: 42 anni, 5 mesi e 16 giorni.
(GiorgioTrivelli)
Giovanbattista Masiero nacque a Trissino il 10 febbraio 1771 , chiamato poi col solo nome di Giovanni; figlio di Tommaso Masiero di Girolamo, e Giuseppina Mugna di Nicolò, domiciliati in Trissino in una casa posta in contrada Pontara, poco distante dalla Chiesa Parrocchiale detta l'Ospizio ( la Chiesetta del Motto), patrimonio eclesiastico di Giovanni Masiero Sacerdote fratello di Tommaso. Fin dalla tenera età fu educato presso la famiglia dell'avolo materno Nicolò Mugna ( della dinastia medici letterati), dove ricevette di continuo amoreroli dimostrazioni di premura, e di uno sviscerato attaccamento.
Il 27 Aprile 1778 morì Girolamo Masiero nonno di Giovanni, e la famiglia traslocó nella casa paterna posta nella contrada dei Masieri. All'età di anni dieci, Giovanni Masiero dimostrando un qualche talento, e buona volontà di studiare, venne consegnato al Sacerdote Gio. Batt, Mugna zio materno, che si trovava nella città di Vicenza in qualità di Confessore di Monache, per ricevere dal medesimo una cristiana educazione, e dalle scuole un'istitruzione civile. A Vicenza intraprese un corso elementare di scuola sotto la direzione dei Signori Maestri Don Carlo Pozza di Brogliano, Don Valentino Frizzo di Recoaro. L' amore per lo studio, lo fece continuare nell' incominciata carriera, studiando Retorica presso il Maestro Don Girolamo Grinfante di Sovizzo. Compiuto plausibilmente il corso elementare i suoi genitori volendo assecondare l'inclinazione dimostrata da Giovanni per lo studio, lo collocarono sotto la direzione dei celebri professori di Matematica e Filosofia Don Alberto Pieropan, e Don Gio. Balt. Trecco; a quel tempo i soli Maestri che tenessero pubblica scuola di tali scienze in Vicenza nella casa del Nobil Conte Francesco Trissino situata in contrà Proti.
Giovanni prese gusto allo studio, e alle scienze, e con soddisfazione dei propri genitori, e dei professori, compí in tre anni il corso di matematica. Il padre volle che Giovanni avesse non solo un' educazione scientifica, ma anche che fosse istruito nelle cose civili e famigliari. Amico del Dottor Giuseppe Disconzi Avvocato in Vicenza, lo affidò al medesimo e per due anni Giovanni si applicò nello studio delle materie forensi.
Dopo il matrimonio della sorella Domenica col signor Benedetto Paoli di Valdagno, prese interessamento alle faccende domestiche, vivendo in un invidiabile armonia e pace con la propria famiglia, composta del padre, della madre, dello zio Don Giovanni. Ma questa pace e questa contentezza non ebbero lunga durata, poichè il 5 del mese di Ottobre 1801, una sciagura lo privò degli amati suoi genitori, rimanendo orfano in famiglia, con l'unico zio Don Giovanni. Da quell'istante Giovanni prese a conoscere quanto sia differente la vita privata di figlio, da quella di Capo di casa, non volendo lo zio impicciarsi nelle cose del mondo.
Frattanto successe la Rivoluzione Francese, e le armate, superate le Alpi, invasero la Lombardia e lo Stato della Repubblica Veneta, si accese una sanguinosa guerra tra le armate Francesi e l'Impero . La guerra si concluse si con una pace , ma con l'annientamento della Repubblica Veneta. Si costruirono nuovi Governi, si pubblicarono nuove leggi, nuove Rappresentanze Comunali, e nell'anno 1808 Giovanni fu eletto anziano della Comune di Trissino. Sarebbe difficile descrivere i danni causati da quella guerra , in un paese come Trissino fu devastante : case incendiate e demolite, campi devastati, animali e masserie derubate, imposizioni gravosissime ...
Che poteva fare un giovane senza esperienza, nuovo negli affari del mondo? Con l'assistenza dei suoi colleghi animoso intraprese la dificile carica di Capo del Comune.
Intanto in paese cresceva il malcontento opresso dalle continue replicate gravezze, nel 1809 tutto ad un tratto la gente si sollevó contro le Autorità costituite, col pretesto di vendicare i loro diritti, alcuni esaltati radunarono al suono delle campane i pacifici Trissinesi aizzandoli , e armati di facili, di forche e scuri di nottetempo si presentarono alla casa del novello Rappresentante, e lo costrinsero a seguirli. Cosa doveva fare in simili circostanze? I fuorusciti incalzavano di continuo non lasciando tempo per discutere, e preso il Masiero lo condussero con loro verso la città di Vicenza a rivendicare i loro diritti .
Giunti in prossimità dell' Olmo (Creazzo), poco distante dalla Città dappertutto regnava il silenzio, ovunque manifestavasi la tristezza; le case erano abbandonate e chiuse .Allora gli esaltati cominciarono a dubitare se dovessero proseguire il cammino, o retrocedere; alla fine venne deciso, che una Commissione di tre individui si portasse a Vicenza per reclamare i propri diritti.
Allora Giovanni ed altri due de' suoi colleghi si avviarono verso In città dove regnava la confusione: chi andava, chi veniva, le porte delle case e delle botteghe erano chiuse, la piazza deserta, un cupo un bisbiglio ovunque. Le Autorità erano o fuggite, o nascoste, trovano solo qualche impiegato preparato alla difesa; il palazzo prefettizio era deserto; a chi rivolgersi per presentare l'istanza del popolo?
I presenti risposero che" tutto era provveduto, e che la popolazione doveva restare contenta" , e con tali promesse furono licenziati, consegnando degli ordini a ciò relativi. Ritornato Giovanni coi due colleghi alla stazione dell'Olmo, la rappresaglia si era quasi del tutto dispersa; comunicati gli ordini , ritornarono alle proprie abitazioni. Nessun disastro successe da parte della popolazione di Trissino, ma tra gli esaltati nacquero delle baruffe , dei furti, delle rapine, dei saccheggi ci scappó qualche morto .
Terminata tale pericolosa spedizione, il Governo usò la forza per sopprimere le rivolte. Sembrava che dopo tanta convulsione dovesse tornare la tranquillità, ma avvenne l'opposto. Il pericolo di un'imminente guerra riteneva gli abitanti in continuo timore; frequenti e numerose costrizioni desolarono le famiglie, e pesantissime ed incessanti tasse ponevano il Governo in discredito riducendo in miseria le intere famiglie, che per i mancati pagamenti si vedevano scoperchiate le case, strappate perfino dalle imposte delle fenestre le inferriate per venderle e far cassa.
E Giovanni con occhio compassionevole doveva guardare tante miserabili calamità e tacere, impotente . Intanto le Potenze si preparavano ad una nuova lotta, e difatti nell'anno 1812 Napoleone I imperatore dei Francesi, radunata una poderosissima armata, la diresse contro la Russia, lusingandosi di soggingarla, ma giunto a Mosca, fu costretto precipitosamente a retrocedere, lasciando in quelle fredde regioni quasi tutto il suo esercito, fuggendo in fretta per non restare prigioniero. Ritornato a Parigi fece l'estremo tentativo, radunando novelle truppe, ma vani furono i suoi tentativi; vinto
a Waterloo, fu costretto di darsi prigioniero, e condotto sopra lo scoglio di S. Elena terminò le sue gesta.
Nel seguente anno 1815 seguí la pace generale con le Potenze di Europa, e lo Stato Veneto venne concesso all' Imperatore d'Austria. S'in stallarono nuovi Governi, e Giovanni di nuovo scelto a Deputato Comunale e anche a Deputato Politico. Questa nomina formetó l'invidia dei suoi compatriotti, per cui lo malignarono sempre più, mal sofferendo di vederlo confermato a dirigere gli affari del Comune. Venne minacciato di morte dai suoi impiegati, ma protetto dal Monarca tranquillo continuò nel diffcile impegno del suo Governo. Più e più volte domandò di essere esonerato da quel peso, ma sempre inutilmente.
Nell'anno 1816 sopravvenne una terribile carestia, per cui molte persone morirono di fame essendo il prezzo delle derrate carissimo: per esempio il frumento a Veneti Ducati 50, da L. 6 e soldi 4, al sacco, ed il grano turco a Ducati 26. I bisognosi erano moltissimi, e la gente era costretta a cibarsi d' erba per non morire.
Il Nobil Conte Panisacco Giuseppe Maria Trissino di Francesco faceva a proprie spese asciugare un vastissimo serbatoio d'acqua a Trissino e costruirvi sopra delle stalle per uso degli animali, spendendovi l'ingente somma di Austriache Lire 12000, e ciò per dar lavoro e pane all' affamata popolazione, oltre le consuete e crescenti donazioni. Giovanni non fu di meno zelo, spogliandosi di quanto poteva disporre, mosso da compassione di tanta miseria, vuotava i granai di ogni sorte di biada, e facendosi padre dei poverelli.
In breve tempo si videro le famiglie ritornate in uno stato di floridezza.
Ma il 1848 era in agguato ,Milano fu la prima città che diede il segnale della rivolta; i Milanesi tentarono di disarmare le truppe Imperiali, che vi si trovavano là, facendo barbara carneficina di chi si opponeva; Venezia ne segui l'esempio, sagrificando gran parte della truppa ivi stazionata, ergendosi forsennata in Repubblica.
Per una tale inattesa catastrofe impazzirono molti degli abitanti delle Provincie Lombardo-Venete, e spiegato lo stendardo della Rivolta, si dichiararono indipendenti; grande fu l'entusiasmo generale per conservare la libertà; perciò i nuovi Governi, armate nuove milizie costringevano le genti facinorose all'obbedienza in onta alla Religione
Vicenza si distinse sopra tutte le altre città erigendosi in fortezza ed in Comitato, costruendo forti e barricate per opporsi a qualunque attacco del supposto nemico.
Gli abitanti della valle di Trissino pazzamente ed ignorantemente ingannati si crearono una milizia cittadina formata da individui di ogni colore, arditi, presuntuosi; chi fu innalzato al grado di capitano, chi di tenente, qual d' ufficiale; si stabili un corpo di guardia, un quartiere dal quale si dettero supremi ordini governativi militari; Le Autorità Comunali esistenti venivano vilippese, avvilite, ed ingiustamente accusate.
Giovanni fu citato innanzi al Comitato Centrale di Governo in Vicenza come uomo negletto e contrario alle viste governative, e come tale indegno di sostenere una pubblica rappresentanza: si giustificò il Giovanni, e riconosciuta la sua innocenza, venne confermato quale Rappresentante della Comune di Trissino. Nullameno il rancore e l'invidia de' suoi compaesani ebbri del fittizio potere da essi usurpato, non mancarono di tentare ogni mezzo di calunnia per sacrificarlo.
Intanto il Generale in capo delle armate Imperiali Radetzky ritiratosi col restante della sua armata a Verona, stava aspettando dei rinforzi dal centro dell' Impero; ma si dovvette scontrare con l'esercito del Piemonte comandato da Re Carlo Alberto , rinforzato si pose sull' offensiva, ed attacó per la seconda volta Vicenza il 10 Giugno 1848 dopo un terribile cannonamento, s'impadroni del Monte Berico e della Città. La decisione poi della campagna dopo la sanguinosa battaglia presso Novarra determinò Carlo Alberto ad abdicare il trono del Piemonte a favore di suo figlio Vittorio Emmanuele Duca di Savoia. Venezia, dopo di aver sostenuto inutilmente un lungo ed ostinato assedio li 23 Luglio 1849 si sottomise a Francesco Giuseppe I.
Giovanni Masiero insistette allora per avere la sua dimissione dall' incarico di Amministratore Comunale, e finalmente nel Consiglio tenuto il 31 Ottobre 1830 fu sostituito da altro soggetto; ma per varie vicende sopraggiunte, con suo rincrescimento dovette continuare nell'impegno delle faccende politiche quale Amministratore della Comune. Alla fine però nel giorno 16 Giugno 1851 ha ceduto il posto al nuovo Deputato Signor Pietro Sacchiero possidente domiciliato a Trissino.
Per quarantadue anni, mesi cinque, giorni sedici Giovanni Masiero di Tommaso ha sostenuto il politico impiego di Amministratore Comunale; in esso non ha risparmiato nè fatiche nè dispiaceri . Quante furono le traversie sofferte, e gli incomodi che con somma pazienza e dignità tolleró per lungo tempo. Fu in pericolo di vita, fu invidiato, calunniato, vilmente accusato da persone ' suoi compatrioti, che gli dovevano invece riconoscenza. La massa generale della popolazione lo ha sempre amato e rispettato, e serberà la memoria delle tante premure prodigate, e degli innumerevoli benefici ricevuti.
Ritirato a vita privata si dilettò di farmacia, diventando un punto di riferimento per la popolazione abbiente .
Nel 1857 il Conte Francesco Trissino scrisse la sua biografia
Morì nel 1859 accudito dai nipoti della moglie Rottigni di Valdagno , non ebbe discendenza diretta .