Bruno Dilley
Bruno Dilley (Gumbinnen, 29 agosto 1913 – Landsberg am Lech, 31 agosto 1968) è stato un militare e aviatore tedesco, decorato con la Croce di Cavaliere della Croce di Ferro con fronde di quercia nel corso della seconda guerra mondiale.
Bruno Dilley | |
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Nascita | Gumbinnen, 29 agosto 1913 |
Morte | Landsberg am Lech, 31 agosto 1968 |
Dati militari | |
Paese servito | Germania Germania Ovest |
Forza armata | Luftwaffe Luftwaffe (Bundeswehr) |
Specialità | Bombardamento in picchiata |
Grado | tenente colonnello |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Campagne | Fronte occidentale (1939-1945) Fronte orientale (1941-1945) |
Battaglie | Battaglia di Francia Battaglia d'Inghilterra Operazione Marita Operazione Merkur Operazione Barbarossa |
Decorazioni | vedi qui |
dati tratti da Dilley, Bruno[1][2] | |
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Biografia
modificaNacque a Gumbinnen, Regno di Prussia, il 29 agosto 1913.[3][4] Dopo aver conseguito il diploma di scuola media superiore ottenne il brevetto di ufficiale presso la Scuola superiore di polizia di Potsdam-Eiche.[1][5] Nel 1935 transitò in servizio presso la Luftwaffe con il grado di tenente.[1] Nell'agosto 1938 fu nominato comandante del gruppo aereo d'attacco 3./Sch.Gr.10, equipaggiato con i biplani Henschel Hs 123A-1 ed al comando dell'hauptmann Graf von Pfeil und Klein-Ellguth.[2] Nel novembre 1938 fu nominato comandante del 3./St.G.160 e iniziò a pilotare il bombardiere in picchiata Junkers Ju 87B, insieme all'operatore di volo-mitragliere oberfeldwebel Ernst Katcher, con il quale fece coppia per tutta la seconda guerra mondiale.[1][5]
In forza alla 3./St.G.1 effettuò la sua prima missione bellica nella seconda guerra mondiale alle 04:26 del 1 settembre 1939.[2][4] L'obiettivo dei tre bombardieri in picchiata Ju 87B erano i punti di controllo polacchi situati presso la stazione ferroviaria di Dirschau.[1] I piloti avevano il compito di distruggere i cavi di accensione delle cariche tesi dai polacchi da Dirschau al ponte strategicamente importante sulla Vistola, che collegava la Prussia orientale con il resto del Reich.[1] Secondo il piano del comando tedesco, l'improvviso attacco avrebbe dovuto impedire ai polacchi di far saltare in aria il ponte nei primi minuti di guerra.[5] Quindi un gruppo d'assalto via terra avrebbe dovuto arrivare al ponte e assumerne il controllo.[5] Otto minuti dopo il decollo, gli Ju 87B Stuka raggiunsero Dirschau e sganciarono bombe sui loro obiettivi.[5] La prima bomba da lui sganciata colpì i cavi elettrici che vennero danneggiati ma i genieri polacchi riuscirono a riparare rapidamente il danno e a far saltare in aria il ponte.[1] Lui, Gerhard Grenzel e Horst Schiller divennero i primi piloti della Luftwaffe ad effettuare una missione di combattimento durante la seconda guerra mondiale.[2] In totale durante la campagna di Polonia effettuò 24 missioni di combattimento.[1][5] Dopo la capitolazione della Polonia il suo reparto venne impegnato nell'operazione Weserübung, che portò all'occupazione di Danimarca e Norvegia nell'aprile 1940.[1] Prese parte a missioni su Oslo, Namsos, e all'attacco a Narvik e il 1 maggio 1940 il suo aereo fu gravemente danneggiato e riuscì a malapena a far ritorno alla propria base.[1][5] Partecipò poi alla battaglia di Francia e quindi a quella d'Inghilterra.[1] Il 13 agosto prese parte all'attacco ad alcune navi nel canale della Manica, ed il suo aereo fu gravemente danneggiato.[2][5] Dopo essere atterrato i meccanico contarono 55 buchi di proiettile sul velivolo.[2][5] Nel dicembre 1940 il suo I./StG1 fu trasferito sull'aeroporto di Trapani-Birgi in Sicilia, e nel gennaio 1941 effettuò la sua prima missione su Malta.[1][5]
Il 26 marzo 1941 il suo reparto fu trasferito nei Balcani, e nell'aprile-maggio dello stesso anno partecipò all'operazione Marita.[1] Il 7 aprile venne abbattuto sopra la Macedonia.[5] Dopo aver effettuato un atterraggio di emergenza in territorio nemico, lui e Katcher riuscirono a raggiungere le posizioni delle truppe tedesche pochi giorni dopo, sfuggendo alla cattura.[1][5]
Dal 19 maggio 1941 prestò servizio in Libia, di base sull'aeroporto di Derna.[5] Promosso capitano, il 16 ottobre 1941 fu nominato comandante della Fliegerschule di stanza a Wertheim, un reparto da addestramento, sostituendo il maggiore Paul Werner Hozzel.[1][2][5] Nel gennaio 1942 fu trasferito sul fronte orientale, il 12 febbraio il suo aereo fu danneggiato e dovette effettuare un atterraggio di emergenza dietro la linea del fronte nella zona di Staraja Russa.[5] Durante il tentativo di un atterraggio di emergenza, il suo aereo si ribaltò ed egli venne estratto vivo, privo di sensi, dai rottami dell'aereo dal suo operatore radio di bordo.[5] Solo tre giorni dopo, con un freddo gelido a -25°, raggiunsero le proprie linee nella sacca di Demjansk.[1][5]
Il 4 giugno 1942, dopo 325 missioni di combattimento, fu insignito della Croce di Cavaliere della Croce di Ferro.[3][5] Durante le battaglie in URSS nell'inverno 1942-1943 venne abbattuto altre tre volte, ma ritornò sempre in servizio con Kather.[1] Dopo 600 missioni di combattimento, il 12 gennaio 1943 ricevette le fronde di quercia sulla Croce di Cavaliere della Croce di Ferro.[3][4][6] Il 23 aprile 1943 il suo Ju-87D fu nuovamente abbattuto sulla Penisola di Kerč'. Lui e Kather si lanciarono con il paracadute, raggiungendo successivamente le truppe tedesche.[1][6] Il 1 settembre 1943, promosso maggiore, fu nominato comandante dello St.G.101.[1] Nell'ottobre 1943[N 1] fu nominato comandante della scuola di volo di Metz, dopodiché non partecipò più direttamente alle operazioni belliche.[1][6] Dopo la fine della guerra nel 1956 rientrò in servizio nella Luftwaffe appena ricostituita.[1][6] Fu comandante della Scuola di pilotaggio A a Landsberg am Lech, e poi comandante del distretto militare di Reutlingen.[1][6] Congedatosi con il grado di tenente colonnello, si spense a Landsberg am Lech il 31 agosto 1968.[3][6]
Onorificenze
modifica— 8 gennaio 1943.
— 14 giugno 1941.
Onorificenze estere
modificaNote
modificaAnnotazioni
modifica- ^ Lui e Kather effettuarono la loro ultima missione bellica il 16 ottobre.
Fonti
modificaBibliografia
modifica- (DE) Georg Brütting, Das Waren die Deutschen Stuka-Asse 1939-1945, Stuttgard, Motorburch Verlag, 1976, ISBN 3-87943-433-6.
- (DE) Walther-Peer Fellgiebel, Die Träger des Ritterkreuzes des Eisernen Kreuzes 1939-1945, Friedburg, Podzun-Pallas, 2000, ISBN 3-7909-0284-5.
- (EN) Manfred Griehl, Junker Ju 87 Stuka, London, Airlife Publishing, 2001, ISBN 1-84037-198-6.
- (DE) Klaus D. Patzwall e Veit Scherzer, Das Deutsche Kreuz 1941 – 1945 Geschichte und Inhaber Band I, Norderstedt, Verlag Klaus D. Patzwall, 2001, ISBN 978-3-931533-45-8.
- (DE) Klaus D. Patzwall, Der Ehrenpokal für besondere Leistung im Luftkrieg, Norderstedt, Verlag Klaus D. Patzwall, 2008, ISBN 978-3-931533-08-3.
- (DE) Veit Scherzer, Die Ritterkreuzträger 1939–1945 Die Inhaber des Ritterkreuzes des Eisernen Kreuzes 1939 von Heer, Luftwaffe, Kriegsmarine, Waffen-SS, Volkssturm sowie mit Deutschland verbündeter Streitkräfte nach den Unterlagen des Bundesarchives, Jena, Scherzers Militaer-Verlag, 2007, ISBN 978-3-938845-17-2.
- (DE) John Weal, Junkers Ju 87 Stukageschwader of the Russian Front, Botley, Osprey Publishing, 2008, ISBN 978-1-84603-308-7.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- (EN) Dilley, Bruno, su Lexikon der Wehrmacht. URL consultato il 21 febbraio 2024.
- (EN) Dilley, Bruno, su Traces of War. URL consultato il 21 febbraio 2024.
- (EN) Bruno Dilley, su Allaces. URL consultato il 21 febbraio 2024.