Castello di Chignolo Po

edificio di Chignolo Po
Voce principale: Chignolo Po.

Il castello di Chignolo Po[2] è un importante edificio difensivo della provincia di Pavia, sito nel comune di Chignolo Po.[3]

Castello di Chignolo Po
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
CittàChignolo Po
IndirizzoVia Stazione - 27013 Chignolo Po (PV)
Coordinate45°09′30.2″N 9°29′38.95″E
Informazioni generali
Tipocastello
Inizio costruzioneVIII secolo[1]
Condizione attualein uso
Proprietario attualeAvv. Antonio Procaccini
Visitabile
Sito webwww.castellodichignolopo.it
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Storia e descrizione

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La facciata principale del castello durante una visita guidata nel 2024

Transitando sulla Via Francigena nel 990, l'arcivescovo di Canterbury, Sigerico, indica l'abbazia di Santa Cristina, col suo castello[4], come la tappa XL (mansio).[1]

Nel corso del Duecento, il castello venne completamente ricostruito.[4]

 
Una delle torri del castello

Davanti al fortilizio, in direzione nord, sorse il Borgo (Ricetto),[5] che venne riedificato per intero nel 1600. Esso si presenta come un complesso architettonico omogeneo protetto all'ingresso da un fossato, da 2 garitte e da 4 torrioni ai lati.

Dai monaci di Santa Cristina, il castello passò dapprima nelle mani della famiglia Pusterla e poi in quelle dei Visconti.[4]

Dal 1700 al 1730 per volere e finanziamento del Cardinale Agostino Cusani Visconti (1655-1730),[1] ambasciatore del papa presso la Repubblica di Venezia e alla corte di Luigi XIV di Francia, il castello fu ampliato e trasformato da fortezza medievale in vera e propria reggia[4], dove soggiornarono papi, imperatori e re; in questo periodo le sale di rappresentanza furono impreziosite con stucchi e dipinti realizzati da artisti di scuola tiepolesca.

 
La costruzione barocca adiacente al parco denominata "Palazzo del Tè" o "Palazzina della caccia"

Dei lavori venne incaricato l'architetto romano Giovanni Ruggeri[1] che, avvalendosi di maestranze veneziane e francesi, fece eseguire:

  • la costruzione del grande parco di 30 ettari che si estende intorno al castello;
  • l'edificazione al centro del parco di un maestoso edificio barocco, con antistante un laghetto, denominato "Palazzo del Tè" o "Palazzina della caccia";
  • la costruzione di giardini, ninfei, gazebi, fontane e statue a ridosso del castello;
  • l'edificazione del cortile d'onore, ornato dallo stemma vescovile del cardinale sul balcone principale, collegato al giardino da un ponticello che scavalca il fossato;
  • la costruzione di tutta l'ala est che conserva gli appartamenti per gli ospiti, tra i quali il famoso appartamento del papa dedicato a Clemente XI, e la camera da letto che ospitò Napoleone Bonaparte e l'Imperatore d'Austria Francesco I d'Asburgo.[1][6]

In seguito a questi lavori, e al rango degli ospiti, il castello di Chignolo Po venne denominato la Versailles della Lombardia.[1]

Con la scomparsa di Camillo Cusani, il castello divenne proprietà del Sovrano Militare Ordine di Malta.[4]

Il castello si presenta come un edificio composto da quattro corpi di fabbrica, introdotti a nord da un'alta torre d'ingresso. Attorno al mastio, si sviluppa una loggia.[4]

  1. ^ a b c d e f Castello di Chignolo Po, su castellodichignolopo.it. URL consultato il 18 marzo 2019.
  2. ^ Comune di Chignolo Po, Cenni storici Benvenuti a Chignolo Po, su comune.chignolopo.pv.it.
  3. ^ Pavia Free. Castello di Chignolo Po.
  4. ^ a b c d e f Contino, Castello di Chignolo Po.
  5. ^ I castelli.it. Castello di Chignolo Po.
  6. ^ Visit Pavia. Castello di Chignolo Po., su visitpavia.com. URL consultato il 18 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 23 gennaio 2017).

Bibliografia

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  • Carlo Perogalli, Enzo Pifferi e Angelo Contino, Castelli in Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1982.
  • Maurizio Dragoni, La ristrutturazione sei-settecentesca del Castello di Chignolo Po: una traccia per la storia degli interventi, in "Bollettino della Società Pavese di Storia Patria", 1993, pp. 157-170.
  • Maurizio Dragoni, Giovanni Ruggeri architetto dei Cusani a Chignolo Po, in Artisti lombardi e centri di produzione italiani nel Settecento, a cura di Gianni Carlo Sciolla e Valerio Terraroli, Bergamo, Bolis, 1995, pp. 144-149.

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