Cleopatra (Balzico)
Cleopatra è una scultura in marmo dell'artista italiano Alfonso Balzico, realizzata nel 1874 e conservata alla Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma.[1]
Cleopatra | |
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Autore | Alfonso Balzico |
Data | 1874 |
Materiale | marmo |
Dimensioni | 125×205×75 cm |
Ubicazione | Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea, Roma |
Storia
modificaL'orientalismo fu una costante dell'arte europea del diciannovesimo secolo che, tra le sue declinazioni, includeva l'egittomania, l'interesse per l'antica civiltà egizia dovuto ai ritrovamenti archeologici di quel periodo.[2] Quando Balzico iniziò a lavorare a quest'opera erano passati pochi anni dalla prima assoluta dell'Aida di Giuseppe Verdi, un'opera lirica che aveva rinnovato l'interesse degli italiani per la cultura degli antichi egizi.[1]
La scultura venne sbozzata a Napoli e venne terminata a Torino,[3] dopodiché, nel 1875, l'autore la portò con sé quando si trasferì a Roma.[1] Nel 1878, la statua venne inviata a Parigi per essere esposta all'esposizione universale, assieme all'Epaminonda morente di Giuseppe Dini.[4] Balzico avrebbe voluto inviare l'opera anche all'esposizione universale di Parigi del 1900, ma la commissione preferì scegliere una sua statua ritraente il navigatore italiano Flavio Gioia.[5]
Descrizione
modificaL'opera ritrae Cleopatra VII, l'ultima sovrana della dinastia tolemaica, mentre si appresta a suicidarsi dopo la sconfitta nella battaglia di Azio e la morte del suo amante Marco Antonio. La regina d'Egitto è distesa su un letto ricoperto dalla pelle di un felino (probabilmente un leone) e che presenta un fregio decorativo con dei geroglifici. Cleopatra è a petto nudo e porta sul capo una "cuffia sfingea" (decorata con un uccello sopra la fronte) dalla quale fuoriesce una cascata di treccine.[6] Con una mano sostiene una canestra di frutta nella quale emerge tra i fichi l'aspide che, secondo la leggenda, l'avrebbe uccisa con il suo veleno. Balzico scolpì con una minuziosità impressionante i vari dettagli dell'opera, molto fedeli all'arte egizia: il fregio del letto, gli orecchini dalla forma ofidica, il copricapo, i bracciali, il pendente della collana... Per scolpire questi particolari, Balzico si ispirò ai reperti egizi che poté vedere esposti nei musei.[6]
Secondo una recensione dell'epoca, Cleopatra non è una vedova che si uccide perché non può più vivere senza il suo compagno, bensì una donna che teme di essere portata in trionfo a Roma e pertanto sceglie di morire pur di non diventare prigioniera.[6] Il suo sguardo corrucciato racchiude dentro di sé tutte "le ire e le passioni" che l'attraversano, mentre il corpo semicoperto sembra abbandonarsi mollemente sul letto a causa della stanchezza.[6]
Note
modifica- ^ a b c (EN) Cleopatra scultura, ca 1874 - ca 1874, su catalogo.beniculturali.it. URL consultato il 6 dicembre 2024.
- ^ Luca Giordani, Francesco Fabj Altini - Il modello della Susanna di Villa Maruffi nel catalogo delle sue opere, Roma TrE-Press, 1º settembre 2018, p. 54, ISBN 978-88-32136-08-1. URL consultato il 6 dicembre 2024.
- ^ (FR) Jean Arnaud, L'academie de Saint-Luc à Rome: considérations historique depuis son origine jusqu'à nos jours, H. Loescher, 1886, p. 327. URL consultato il 6 dicembre 2024.
- ^ Gazzetta letteraria, Roux e Favale, 1878, p. 119. URL consultato il 6 dicembre 2024.
- ^ BALZICO, Alfonso - Enciclopedia, su Treccani. URL consultato il 6 dicembre 2024.
- ^ a b c d Il Raffaello, Accademia Raffaello, 1876, p. 34. URL consultato il 6 dicembre 2024.
Bibliografia
modifica- Anna Coliva, Fernando Mazzocca (a cura di), Canova e la Venere vincitrice, Milano, Electa, 2007, p. 119.
Altri progetti
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