De Mari (famiglia)

famiglia nobile genovese

i Mari (o de' Mari) sono una delle più antiche e cospicue famiglie della nobiltà ligure. Fondata nel XII secolo dal console Ogerio de' Mari dei visconti di Carmandino, diversi esponenti della stirpe si distinsero alla flotta imperiale dall'epoca delle crociate. Insieme ai loro parenti, gli Usodimare, formarono il 5º albergho nobiliare della Serenissima Repubblica di Genova. Furono dei più prolifici donatori di dogi, cardinali e ammiragli di Genova, e anche al servizio d'altre monarchie europee.

de' Mari
Ab Undis Ad Astra
Stato Sacro Romano Impero

Repubblica di Genova
Regno di Napoli
Regno di Spagna

Casata di derivazionevisconti di Carmandino
Titoli visconti di Carmandino

patrizi di Genova
signori di Colombano
signori di Capocorso
marchesi di Assigliano
marchesi di Scandiano
principi di Acquaviva

FondatoreOgerio de' Mari
Data di fondazione1130
Etniaitaliana
Rami cadetti
Rappresentazione della flotta di Ansaldo de Mari nella Battaglia del Giglio secondo la Chronica Majora di Matteo da Parigi (1259 circa), Biblioteca Parker, Cambridge.
Palazzo de Mari, principi d'Acquaviva
il doge Stefano de Mari, re di Corsica
il doge Domenico Maria de Mari, re di Corsica
il doge Girolamo de' Mari, re di Corsica
Stefano de' Mari, ammiraglio di Filippo V di Spagna, cavaliere del Toson d'Oro
Palazzo di Carlo de' Mari, principe di Acquaviva

Tardivi genealogisti affermano che traessero il nome dal conte Ademaro (o Aldemaro), loro antenato in età carolingia, consanguineo di Pipino il Breve re d'Italia e figlio di Carlomagno.[1] Altri hanno supposto che il nome derivasse, invece, dal palazzo posseduto a Genova a ridosso del porto, l'attuale Palazzo San Giorgio[2][3].

L'origine attestata si fa risalire al visconte Ido di Carmandino, in comune origine con i grandi famiglie della nobiltà genovese all'epoca dell'Impero (tra cui i Spinola e i Malocelli), appartenenti alla consorteria dei Carmandino. L'origine comune con gli Usodimare risale ai fratelli Oberto e Ogerio, nipoti del visconte Ido, ciascuno capostipite dei rispettivi rami ritrovate insieme dall'epoca dei Carmandini e secoli dopo nell'albergo capeggiato dagli Usodimare[4].

Erano "uomini d'arme e di mare", notevoli per la sua attività navale nel bando ghibellino[5]. Nel XIII si legarono in affari con i Boccanegra.[6] Tra i più celebri era Ansaldo de' Mari, ammiraglio della flotta dell'imperatore Federico II, e vincitore insieme al figlio Andreolo della flotta pontificia, guidata dall'ammiraglio Iacopo Malocello, nella Battaglia del Giglio.[7] Questo Ansaldo fu anche capostipite del ramo dei Mari (anche trovati come "da Mare") stabiliti nell'isola di Corsica, acquistandovi alcuni castelli, col titolo di signori di Colombano e di Capo Corso.[1] Da questo ramo nacque, tra gli altri, Teodorina de' Mari, madre di papa Innocenzo VIII (1480).[1]

A Genova i Mari ricoprirono il ruolo di consoli della Repubblica ed ebbero quattro dogi biennali: Stefano (1663-1665); Girolamo (1669-1701); Domenico Maria (1707-1709) e Lorenzo (1744-1476). Secondo Giulio Pallavicino, erano divisi in tre rami, quelli residenti a Luccoli, a Piazza Marmorea (anche detta Piazza de' Mari)[8] e la terza a Piazza Banchi.[1] Dal 600' un ramo si stabilisi al Palazzo del Melograno, ereditato dai Sauli.[9]

Regno di Napoli

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I fratelli Nicolò, Raffaele e Giovanni Battista Usodimare de' Mari di Giuliano risiedettero a Napoli stabilmente, senza mai interrompere i legami con Genova, già sin dalla prima metà del ‘500 occupandosi di finanza e prestiti alla corona spagnola.[6] Gli eredi di Battista (Bernardo, Andrea, Agostino e Stefano) continuano l'attività del padre, e armano anche due galee che prendono parte alla Battaglia di Lepanto sotto il comando del loro parente Fabio de Mari.[1] Stefano si sposa a Veronica Grimaldi, cognata di Onorato I, di Monaco, con discendenza femminile nei duchi di Tursi e principi di Massa-Carrara, mentre il figlio naturale Cesare li succede nella signoria di Capo Corso (con discendenza maschile inserita nel patriziato genovese).[1] Il fratello Andrea, invece, gestisce insieme a Geronimo Grimaldi diversi prestami a Giovanni d'Austria, sposando Maria Grillo, con discendenza maschile in Camillo de Mari, vescovo di Aleria, e femminile nei marchesi di Cabella.[1] Un altro fratello, Agostino, sposato a Violante Dagoret, con ampia discendenza maschile. Questa linea entrerà in possesso di vari feudi e titoli nel Regno di Napoli fra i quali quello di Marchese di Assigliano nel 1641 e Principe d’Acquaviva nel 1665.[1]

Da quest'ultima linea furono discendenti i quattro dogi della stirpe (Stefano, Girolamo, Domenico Maria e Lorenzo), l'ammiraglio Stefano (detto Esteban), generale di mare di Filippo V nella Guerra di Successione Spagnola, i vescovi Ottavio ed Agostino di Savona, ed altri.[1]

La famiglia è iscritta nel Liber Primus Nobilitatis[10], il Libro d'Oro della Nobiltà Genovese[11] e l'Elenco ufficiale Nobiliare Italiano (con i titoli di principe di Acquaviva, marchese d'Assigliano o Torrepiana predicato di Castellaneta e Gioia del Colle). La linea secondogenita vi è iscritta con il titolo di patrizio napoletano e predicato dei principi di Acquaviva.

Stemma: "ondato, bandato, innestato di oro e di nero, con il numero di bande timbrato dalla corona marchionale"

Nello stemma del ramo di Messina: "sirena coronata d'argento che esce dal mare d'argento ombrato di nero sormontata da tre stelle d'oro sul capo".

Personalità

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Palazzi e Residenze

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Bibliografia

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  • Istituto dell'Enciclopedia Italiana “Treccani”.
  • Vittorio Spreti. Enciclopedia Storico-Nobiliare Italiana. Vol. IV.
  • Berardo Candido Gonzaga. Famiglie Nobili d'Italia Vol. IV
  • Chiara Dalfino Spinelli. Il caso dei de Mari ad Acquaviva delle Fonti. Cassarmonica.it
  • Aurelio Musi. Mercanti genovesi nel Regno di Napoli. Edizioni ESI 1996. Napoli.
  • Alessia Ceccarelli, Notai, togati e nobili di provincia. I percorsi sociali, economici e politici di una famiglia genovese nel Regno di Napoli, secc. XV-XVII, Lacaita, 2007.
  • Martino Mastrorocco. Cronistoria della Città di Acquaviva. Tratto da “La nostra storia “. Acquaviva delle Fonti. Ed. 2002.
  1. ^ a b c d e f g h i Giovanni Assereto, Giovanni Assereto-Andrea Lercari, Agostino Maria De Mari (1794-1840). La vita, la famiglia, in Savona, Marco Sabatelli Editore, 1º gennaio 2022. URL consultato il 12 dicembre 2024.
  2. ^ Federici, Federico. "Scrutinio della Nobiltà Ligustica" (pg. 138). Archivio Storico del Comune di Genova. Società Ligure di Storia Patria., su storiapatriagenova.it.
  3. ^ DE MARI in "Enciclopedia Italiana", su www.treccani.it. URL consultato il 20 luglio 2023.
  4. ^ Collegio araldico, Rivista, Presso il Collegio araldico., 1933. URL consultato il 20 luglio 2023.
  5. ^ Giovanni Andrea Ascheri, Notizie storiche intorno alla riunione delle famiglie in alberghi in Genova coll'aggiunta dei nomi de' casati nobili e popolari che seguirono le fazioni Guelfa e Ghibellina dei tribuni della plebe, della cronologia dei dogi liguri e delle famiglie ascritte al libro d'oro, Tipografia Faziola, 1846. URL consultato il 20 luglio 2023.
  6. ^ a b Liana Saginati. "La famiglia de Mari". Archivio Doria. Genova. 2004 (PDF), su economia.unige.it.
  7. ^ DE MARI, Ansaldo - Enciclopedia, su Treccani. URL consultato il 12 dicembre 2024.
  8. ^ Genova rivista municipale, 1938. URL consultato il 12 dicembre 2024.
  9. ^ Palazzo del Gigante, su www.palazzodelgigante.com. URL consultato il 12 dicembre 2024.
  10. ^ "Liber Primus Nobilitatis" (pg. 40). s. XVI. Archivio Storico del Comune di Genova. Società Ligure di Storia Patria., su storiapatriagenova.it.
  11. ^ (EN) Liber Aureus ascriptionum nobilitati Reipublicae Genuensis [Manuscrito] - Manuscrito - entre 1701 y 1800?, su bdh.bne.es. URL consultato il 20 luglio 2023.

Voci correlate

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