Dercolo
Dercolo (dercòl[1] in noneso) è una frazione del comune di Campodenno in provincia autonoma di Trento.
Dercolo frazione | |
---|---|
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Trentino-Alto Adige |
Provincia | Trento |
Comune | Campodenno |
Territorio | |
Coordinate | 46°14′54.35″N 11°02′51.47″E |
Abitanti | |
Altre informazioni | |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 022837 |
Cod. catastale | D274 |
Patrono | santo Stefano |
Giorno festivo | 26 dicembre |
Cartografia | |
Geografia fisica
modificaTerritorio
modificaDercolo si trova a 455 metri di quota nella bassa Val di Non, sulla sponda destra del torrente Noce in cima ad una collina compresa tra il Rio Belasio e il ruscello che scorre tra le selve della località Bosche.
Storia
modificaOrigine del nome
modificaIl toponimo Dercolo deriva dalla figura mitologica romana di Ercole, si tratta dunque di un toponimo cultuale, la cui forma attuale è dovuta all'agglutinazione della preposizione latina de (Hercule).[1] Tra il IV secolo a.C. e il III d.C. la figura dell'eroe era venerata in val di Non.[2]
Ritrovamenti archeologici
modificaA Dercolo nel 1883 avvenne uno dei più importanti ritrovamenti riferibili alla cultura retica. Furono rinvenuti i resti di antiche costruzioni in pietra e una situla di rame contenente un gran numero di oggetti in ceramica, vetro, bronzo: fibule, bottoni spirali, utensili, monili finemente lavorati e recanti anche una rara iscrizione in lingua retica. Il tutto risalente alla seconda metà del V secolo a.C. [3]
La Carta di regola
modificaNonostante dal punto di vista ecclesiastico facesse parte fin dal Medioevo della Pieve di Denno e nonostante la sua vicinanza a Castel Belasi, la comunità di Dercolo godeva di una certa autonomia. La Carta di Regola di Dercolo, il testo con cui i suoi abitanti ratificavano le norme che regolavano la vita e i ritmi del lavoro agricolo all'interno della comunità, nonché l'uso e il rispetto dei beni collettivi, è datata al 1725.[4] I signori Khuen di Castel Belasi detenevano tuttavia il diritto di Regolanato maggiore, che dava loro modo di intervenire nella vita della comunità, nel caso di trasgressioni delle norme contenute nella Carta e nel caso di liti con i villaggi vicini. Essi detenevano inoltre il diritto di esigere le decime.[5]
Età contemporanea
modificaIl curato della Chiesa di Santo Stefano, Cristoforo Dalpiaz, celebrò il 14 marzo del 1797 una messa solenne per l'esercito austriaco inviato dal generale Johann Ludwig Alexander von Laudon tra il Maso Vast (a Sporminore) e la Rocchetta, pronto a combattere contro le truppe napoleoniche scese da Cavedago verso Mezzolombardo.[6]
Dopo l'abolizione delle antiche regole all'inizio del XIX secolo, Dercolo con la vicina località di Cressino divenne un comune autonomo. Rimase tale anche dopo la fine della Prima guerra mondiale, quando divenne parte della neo-annessa Venezia Tridentina. Nel 1928 con la riforma fascista degli enti locali venne aggregato al comune di Denno. A seguito di un referendum, nel 1951 i paesi di Dercolo, Campodenno, Lover, Quetta e Termon si staccarono dal comune di Denno per riunirsi in un comune a sé stante facente capo a Campodenno, come previsto dalla Legge Regionale 23 agosto 1952, n. 31.[7]
Monumenti e luoghi d'interesse
modifica- Chiesa di Santo Stefano, attestata nel 1479.[8]
Note
modifica- ^ a b G. Mastrelli Anzilotti, 2003, p. 333.
- ^ A. Buonopane, 2000, p. 176.
- ^ M. Turrini, p. 12.
- ^ M. Turrini, p. 12.
- ^ M. Turrini, pp. 59-80
- ^ S. Weber, 1992, p. 131 "in ecclesia S. Stephani juxta mentem D.mis Heggi ex Ungaria, qui hodie suo cum exercitu Austriae, jubente generale Laudon ivit apud Rochetam in mansu al Vast, pugnaturus contra Gallos venientes ex Cavedacii villa et ex pago Medii S. Petri per fauces Rochetae".
- ^ M. Zeni, 1993, p. 30.
- ^ Chiesa di Santo Stefano - Dercolo, su comune.campodenno.tn.it. URL consultato il 23 aprile 2024.
Bibliografia
modifica- Alfredo Buonopane, "Società, economia, religione", in: Storia del Trentino. Vol. II. L'età romana (a cura di Ezio Buchi), Bologna, Il Mulino, 2000 (pp. 133-239). (online)
- Eleonora Callovi & Luca Siracusano (a cura di), Guide del Trentino. Val di Non: storia, arte, paesaggio, Trento, TEMI, 2005.
- Fabio Giacomoni (a cura di), Carte di regola e statuti delle comunità rurali trentine. Vol. I, Milano, Jaca Book, 1991.
- Reimo Lunz, Studien zur End-Bronzezeit und älteren Eisenzeit im Südalpenraum, Firenze, Sansoni. Origines: studi e materiali pubblicati a cura dell'Istituto italiano di Preistoria e Protostoria, 1974.
- Mariano Maines, Una piccola comunità si racconta. Dercolo e Cressino (1725-1993): dalla Regola al Brasile ai nostri giorni, Trento, Saturnia, 2014.
- Giulia Mastrelli Anzilotti, Toponomastica trentina: i nomi delle località abitate, Trento, Provincia autonoma di Trento. Servizio Beni librari e archivistici, 2003.
- Giovanni Amennone Oberziner, Un deposito mortuario dell'età del Ferro trovato a Dercolo nel Trentino, con 4 tavole illustrative, in «Archivio Trentino», II, 1883 (pp. 165-201). (online)
- Mariano Turrini, Castel Belasi e i conti Khuen, Cles (TN), Comune di Campodenno, 2005.
- Mariano Turrini, Il castello e le regole. Castel Belasi e i comuni rurali, Cles (TN), Comune di Campodenno, 2009.
- Simone Weber, Le chiese della Val di Non nella storia e nell'arte. Vol. III: i Decanati di Taio, Denno e Mezzolombardo, Mori (TN), La Grafica Anastatica, 1992 [1938].
- Marco Zeni, Fame d'acqua, Calliano (TN), Manfrini (Consorzio irriguo di miglioramento fondiario Campodenno), 1993.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Dercolo