Discussione:Zecca di Brescia
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Incipit
modificaLa zecca di Brescia produsse monete in vari tagli dal 1184 fino al 1421. Dopo questa data la città zecca venne chiusa ed a partire dal 1426 entrò a far parte della Repubblica di Venezia, della quale acquisì il corso.[1]
La zecca
modificaL'ubicazione della zecca, non ben precisata, dovrebbe essersi trovata all'interno della cinta muraria antica, probabilmente lungo l'antico decumano maximo della Brixia romana, oggi chiamata "via Musei".[2]
Primo periodo: 1164-1257
modificaBrescia, ricca di metalli, concordò con Cremona, che aveva già una zecca attiva, l'apprendistato dei propri lavoranti.[2]
Le prime monete che uscirono dalla zecca furono il denaro scodellato e l' obolo. In seguito fu coniato il grosso . Nel dritto si legge la dedica a FREDRICVS IPR (Federico Barbarossa Imperatore).[1]
Nei documenti d'epoca è nominato come "mezzano", in quanto possedeva metà del valore del denaro imperiale circolante.[1]
Secondo periodo: 1257-1311
modificaÈ il periodo dell'autonomia del Comune, viene emesso il grosso, il denaro e l'obolo.[1]
Il grosso viene coniato con una buona lega d'argento, e al posto della dedica all'imperatore compaiono dei trifogli, a manifestazione dell'autonomia comunale. Compaiono anche le figure dei santi Faustino e Giovita, e Sant'Apollonio, protettori della città.[1]
Essendo questo grosso molto simile (ma di minor valore) di quello contemporaneo veneziano, il doge, per evitare confusioni, ordinò di tagliare in due tutti i grossi bresciani circolanti nel territorio in data 24 giugno 1291.[1]
Il denaro, non più scodellato, ma "appiattito", ottiene il nome comune di planetta (anche pianet, pianetto etc.)[3], che manterrà a lungo nei documenti ufficiali, fino ai primi del settecento.[1]
Nel 1311 Enrico VII di Lussemburgo conquista Brescia ed impone la chiusura della zecca.
Terzo periodo: 1406-1408/21
modificaCorrisponde al periodo della conquista della città da parte di Pandolfo III Malatesta, ex generale dei Visconti.[1]
- Nota: le due fonti citate potrebbero anche essere fonti attendibili, benché di non primissimo piano ([1]), ma vanno veririfcate puntualmente, stante la comprovata tendenza di LH a referenziare falsamente affermazioni