Epistola XIII a Cangrande della Scala
«Libri titulus est: "Incipit Comedia Dantis Alagherii, Florentini natione, non moribus".»
«Il titolo del libro è: "Incomincia la Commedia di Dante Degli Alighieri, fiorentino di nascita, non di costumi".»
L'Epistola XIII a Cangrande della Scala è un'epistola in lingua latina, ultima delle tredici Epistole attribuite a Dante Alighieri.

Datazione e attribuzione
modificaLa datazione, non certa, è evinta da segnali interni all'epistola: così si è stabilito che il termine post quem è il 1316, data di inizio della stesura del Paradiso, il termine ante quem è invece il 1320, data della sconfitta di Cangrande (nell'epistola definito "victorioso") a Padova[1].
Problematica e non ancora del tutto risolta è la questione dell'attribuzione dell'epistola a Dante. Tra gli altri elementi, il problema scaturisce da un grande divario tra lo stile dei primi tredici capitoli e quello dei successivi; così, la prima parte dell'Epistola XIII è spesso attribuita a Dante, mentre la seconda è stata fonte di accese dispute. Sulla base dello studio di indizi testuali e del confronto con altri passi dell'opera dantesca, alcuni critici, come Augusto Mancini, Bruno Nardi, Giorgio Brugnoli e Alberto Casadei, negano l'autenticità dell'epistola; mentre altri, come Giuseppe Vandelli, Giorgio Padoan, Robert Hollander, Enzo Cecchini, Luca Azzetta, Patrizia Di Patre (quest'ultima sulla base dello studio del cursus)[2][3], la confermano[4].
Contenuto
modificaL'Epistola XIII si divide in due parti: la prima (1-13) nella quale è contenuta la dedica del Paradiso, la seconda (14-90) nella quale è introdotto un commento della Commedia (un'articolata spiegazione della struttura dell'Epistola XIII è nell'introduzione all'edizione commentata a cura di Luca Azzetta)
1-13
modificaDante dedica al suo protettore, il signore di Verona Cangrande della Scala, la terza cantica della sua opera maggiore:
14-90
modificaNella seconda parte, l'autore riprende un concetto che trova il suo più diretto precedente nel Convivio: la differenza tra senso letterale e senso allegorico (tripartito in propriamente detto, morale, anagogico), fondamentale nella lettura della Commedia (20-22).
Riprendendo il "Convivio", Dante distingue fra l'allegoria dei poeti e quella dei teologi: mentre nella prima il senso letterale è inventato, nella seconda è realmente accaduto. Paragona la sua opera all'allegoria dei teologi, sostenendo quindi che si trattò di un'esperienza realmente vissuta. Dante sostiene di aver scritto l'opera per rimuovere i viventi in questa vita terrena da uno stato di miseria e condurli a uno stato di felicità. La scelta del volgare e non del latino deriva dall'intento di raggiungere con questo messaggio un pubblico il più vasto possibile.[6]
Spiega poi alcuni aspetti dell'opera in generale e relativamente al Paradiso: il soggetto (23-25), la forma (35-36), il titolo (28-32), l'agente (38), il fine (39), il genere di filosofia (40-41).
Nei capitoli successivi al 42, l'autore si focalizzerà sulla terza cantica e sui suoi contenuti, introducendone un commento e un'esposizione che resta interrotta a causa della situazione economica di Dante, che chiede a Cangrande un aiuto economico così da potersi dedicare anche ad altre attività letterarie di interesse pubblico[7].
Note
modifica- ^ Bellomo, p. 118.
- ^ Patrizia Di Patre, Un ordine irrefutabile : Dante e il cursus, in Dante, XIV, 2017, DOI:10.19272/201705401002. URL consultato l'8 gennaio 2020.
- ^ Patrizia Di Patre, Un cursus geometrico? L’impalcatura nascosta della prosa ritmica dantesca nelle Epistole (I-XIII) (XML), in Deutsches Dante-Jahrbuch, vol. 85-86, n. 1, 1º gennaio 2011, DOI:10.1515/dante-2011-0115. URL consultato l'8 gennaio 2020.
- ^ Bellomo, pp. 120-21. Per i problemi posti dall'Epistola, la loro analisi e la loro soluzione, nonché per l'interpretazione della lettera, anche in relazione al Paradiso di Dante, si veda l'edizione commentata: Dante Alighieri, Epistola a Cangrande, a cura di L. Azzetta, Roma-Padova, Antenore, 2023; L. Azzetta, Dante alle soglie dell’eterno: visioni bibliche e poesia tra l’Epistola a Cangrande e la Commedia, in «Letture classensi», 48, Ravenna, Longo, 2020, pp. 103-27.
- ^ Fonte: Scheda in liceomericianum.it[collegamento interrotto]
- ^ Roberto Carnero, La Lettera a Cangrande: insieme a Dante nell'officina della Commedia, su avvenire.it, 25 marzo 2024.
- ^ Bellomo, p. 119.
Bibliografia
modifica- Saverio Bellomo, Filologia e critica dantesca, Brescia, La scuola, 2008, pp. 117–2
Altri progetti
modifica- Wikisource contiene il testo completo dell'epistola di Dante a Cangrande
Collegamenti esterni
modifica- Scheda dell'Epistola XIII su "Rai International" [collegamento interrotto], su italica.rai.it.