Felice Lioy

avvocato e politico italiano

Felice Lioy (Terlizzi, 1743Vicenza, 1826) è stato un avvocato e politico italiano.[1][2]

Felice Lioy era un avvocato di Terlizzi che aveva difeso alcuni massoni colti in flagrante il 2 marzo 1776 durante una sorta di trappola delle forze di polizia del Regno di Napoli, organizzata da Bernardo Tanucci attraverso il fidato Gennaro Pallante. La trappola consisteva nel convocare una loggia massonica in una villa nei pressi della Reggia di Capodimonte e arrestare i suoi membri punendoli in modo esemplare.[3][4] La difesa di Lioy fu, secondo le fonti, tanto efficace che finì col rovesciare i ruoli di accusatore e accusato con Gennaro Pallante che fu incriminato l'11 marzo 1777 di "messa in scena". Lioy è l'autore della Difesa dei Liberi Muratori e, avvisato da Giuseppe de Gemmis che Bernardo Tanucci voleva arrestarlo, scappò a Venezia; successivamente riparò a Parigi e a Londra.[1]

Tornato in Italia, si stabilì a Vicenza, dove divenne amico di Francesco Modena. Nonostante gli fosse stato consentito di ritornare, preferì restare a Vicenza, dove sposò Cecilia Modena, figlia di Francesco. Un giorno il re di Prussia passò per Vicenza e lo stesso re, una volta giunto anche a Napoli, parlò bene di Felice Lioy con la regina Carolina. La regina era all'epoca aperta alle nuove idee illuministe e progressiste anche perché non era ancora scoppiata la Rivoluzione francese.[5] Grazie all'intervento del re di Prussia, Lioy fu richiamato a Napoli, dove fu nominato Cavaliere Costantiniano e gli fu chiesto di fare dei sopralluoghi nelle varie province della Puglia al fine di trovare delle soluzioni che migliorassero la loro situazione economica.[6]

Giunto ad Altamura, Lioy incaricò Luca de Samuele Cagnazzi di fare un riassunto delle sue osservazioni raccolte in Puglia, che altro non erano che una raccolta di testimonianze di persone del posto quali ad esempio medici, preti, ecc. Cagnazzi risistemò il materiale raccolto da Lioy servendosene pochissimo e scrivendolo sulla base delle sue personali cognizioni piuttosto che su quello che gli veniva detto da Lioy. Alberto Fortis, l'amico di Cagnazzi che in quel periodo si trovava in Altamura, rimproverò Cagnazzi per aver aiutato Lioy il quale dimostrava molta superficialità nelle materie economiche. Cagnazzi giunse a Napoli pochi giorni dopo lo stesso Lioy e ricevette da questo molti compiti che gravarono sul Cagnazzi, tanto che Giuseppe de Gemmis gli consigliò di lasciarlo perdere. Grazie a Cagnazzi, Lioy poté fare un'ottima figura, presentando una relazione ben scritta alla Regia Segreteria delle Finanze del Regno di Napoli. Inoltre Cagnazzi ebbe l'occasione di controbattere con maggior ardore a Troiano Odazi che Cagnazzi considerava molto impreparato e che "parlava sempre male di Lioy".[7]

Nel 1789, Lioy fu nominato Intendente della grande Commenda della Magione in Sicilia e doveva nominare due suoi aiutanti di cui un Fiscale col grado di Uditore di Provincia e un Segretario Generale. Lioy scelse Cagnazzi come Segretario Generale, ma quest'ultimo preferì non accettare, essendosi consultato col marchese Carlo de Marco in quanto lo avrebbe distolto dalla carriera ecclesiastica. Lioy nominò allora Donato Tommasi, essendo Lioy in debito nei confronti del padre di Tommasi. Tommasi era all'epoca Marchese, Consigliere e Segretario di Stato ed era già noto per la sua opera su Gaetano Filangieri.[8]

Col grado di intendente generale della real Commenda il cavaliere Lioy ebbe modo e facoltà di sperimentare le sue nuove idee sulla “manipolazione dei vini” a Partinico, Prizzi e a Palazzo Adriano, in quanto beni appartenenti alla Magione L'abbazia della Magione, fondata da Matteo d’Ajello nel 1150, e da principio riguardante i beni della chiesa della SS. Trinità di Palermo, fu affidata ai monaci cistercensi che ne mantennero il possesso solo per pochi anni. Successivamente nel 1197, fu assegnata dall’imperatore Enrico VI (Hohenstaufen) all’Ordine militare dei cavalieri Teutonici a cui egli apparteneva. Nel 1492 la Magione fu eretta in commenda, ovvero affidata amministrativamente agli Abati commendatari. Col passare degli anni la Commenda si arricchì di nuovi beni dati in elargizione e di nuovi privilegi. Ad esempio, diveniva proprietaria dei beni appartenente al Gran Priorato di Messina, della Baronia di Prizzi e Palazzo Adriano, delle terre della Ficuzza e di quelle vicino la città di Palermo di Boccadifalco e Terrerosse, le commende gerosolimitane, le terre di Sàgana e Godrano, la baronia di Bisacquino, Alia, nonché le terre appartenenti all’Abbazia del Parco (Altofonte) e di Partinico. Infine nel 1787, il re Ferdinando III aggregò la chiesa con tutti i suoi beni all’ordine Costantiniano di San Giorgio.

Al Lioy viene affidato successivamente con l'arrivo del re Ferdinando III in Sicilia, con provvedimento del 23 giugno 1802, la soprintendenza e giurisdizione sui siti reali dei feudi nei territori di Badia, di Santa Maria, di Palazzo Adriano, di Partinico, di Prizzi e dei feudi Lupo e Ficuzza (quest’ultimi poi accorpati nell’unico sito del Real Bosco della Ficuzza).

ll sovrano verosimilmente scoraggiato dallo scenario politico internazionale, si fece carico di una vasta operazione finalizzata alla fondazione di cospicui siti reali, destinati a specifiche attività di diletto o utilitaristiche, quali le battute di caccia e di pesca, l’itticoltura, la zootecnia e le sperimentazioni agrarie.

Per l’acquisto delle proprietà fondiarie, il re ebbe modo di consultare il Lioy, per provata esperienza. Il cavalier Felice Lioy “uomo di somma probità e nelle materie agricole espertissimo”, operando come intendente della Commenda della Magione, conscio della fertilità del terreno della città della Sala di Partinico, della ricchezza delle acque, dal clima temperato, suggerì al sovrano gli acquisti della Casina di Ballo a ridosso della montagna della Baronessa. Successivamente, con l’aiuto del cavalier Felice Lioy, il paese di Partinico ottenne il riconoscimento di Comune autonomo il 19 aprile 1800, ed il titolo di città il 25 successivo.

«Di statura giusta, delicata corporatura, faccia bianca, calvo nella fronte, tiene le ossa del pomo della faccia un po’ uscite in fuori, affettato nel parlare»; così viene descritto il giovane pugliese Felice Lioy.

Incarichi

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  • Intendente della grande Commenda della Magione in Sicilia (1789)

Onorificenze

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Bibliografia

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Voci correlate

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