Gülbahar Hatun (madre di Bayezid II)
Emine Gülbahar Mükrime Hatun (turco ottomano : کل بھار نمکرمه خاتون ; "benigna", "rosa di primavera" e "ospitale"; ... – Costantinopoli, 1492) è stata una concubina del sultano ottomano Mehmed II e madre del suo successore Bayezid II.
Gülbahar Hatun | |
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Ritratto idealizzato di Gülbahar Hatun, scuola italiana, 1480 | |
Valide Hatun | |
In carica | 22 maggio 1481 – 1492 |
Predecessore | Mara Hatun |
Successore | Hafsa Sultan (come Valide Sultan) |
Nome completo | Emine Gülbahar Mükrime Hatun |
Morte | Costantinopoli, 1492 |
Sepoltura | Türbe di Gülbahar Hatun |
Luogo di sepoltura | Moschea di Fatih, Istanbul |
Dinastia | Casa di Osman |
Consorte di | Mehmed II |
Figli | Gevherhan Hatun Bayezid II |
Religione | Islam sunnita (per conversione) |
Biografia
modificaOrigini
modificaIndicata nelle vakfiye (iscrizioni) come "Hātun binti Abdullah" (Signora figlia di Abdullah), tipico modo in cui venivano descritte le ragazze di nascita non musulmana, le vengono attribuite origini slave, albanesi o greche. Il suo nome originale è sconosciuto, così come l'esatta data di nascita[1][2][3][4].
Consorte
modificaEntrò nell'harem di Mehmed prima del 1446, quando era ancora Şehzade. Ebbero una figlia, Gevherhan Hatun, e un figlio, Şehzade Bayezid, che succederà al padre come sultano dell'Impero ottomano dopo una lotta contro il fratellastro Şehzade Cem[2][5][6][3][7].
A causa del loro secondo nome in comune, Gülbahar è a volte confusa con Sittişah Mukrime Hatun, un'altra consorte di Mehmed che a causa di questa confusione venne precedente creduta la madre di Bayezid. In realtà, Sittişah non ebbe figli.
Nel 1451 Mehmed divenne sultano e Gülbahar lo seguì a Edirne, capitale dell'Impero, dove rimase fino al 1455, quando Bayezid venne nominato governatore di Amasya. Gülbahar andò con lui e rimasero lì fino al 1481, ad eccezione di una visita a Costantinopoli, nuova capitale, nel 1457, per la circoncisione del figlio. Gevherhan rimase con la madre e il fratello fino al 1474, anno del suo matrimonio[7].
Sembra che Gülbahar fosse preoccupata per il suo futuro e quello di sua figlia e delle sue nipoti nel caso Bayezid non fosse divenuto Sultano (la Legge del Fraticidio imponeva al nuovo sultano di uccidere i suoi fratelli e i loro figli maschi). Per questo motivo trasformò le sue proprietà in fondazioni benefiche le cui rendite sarebbero servite a mantenere lei e le sue discendenti nel caso in cui Bayezid fosse morto piuttosto che salire al trono[8].
Valide Hatun
modificaNel 1481, alla morte di Mehmed II, suo figlio sconfisse il fratellastro Şehzade Cem in una guerra civile per il trono e divenne il nuovo sultano, Bayezid II.
Gülbahar lo raggiunse a Costantinopoli, dove venne insignita del titolo di Valide Hatun (madre del sultano) e si occupò della gestione dell'harem di suo figlio a Palazzo Vecchio[9].
Bayezid rispettava molto sua madre, rendendole omaggio quando la visitava e chiedendole consiglio, come testimonia una lettera in cui lei gli consiglia di promuovere il suo tutore Ayas Pasha e Hizirbeyoğlu Mehmed Pasha piuttosto che Hersekli Ahmed Pascià[7]. Inoltre, Bayezid nel 1485 eresse una moschea a Costantinopoli in onore di sua madre, distrutta nel XX secolo[10]. Ciò nonostante, Gülbahar si sentiva trascurata e scriveva spesso al figlio per invitarlo a farle visita più spesso[11].
Morte
modificaGülbahar Hatun morì a Costantinopoli nel 1492[12] e venne sepolta nel suo mausoleo nella moschea Fatih[13].
La tomba venne danneggiata da un terremoto nel 1766 e riparata nei due anni seguenti[13].
Discendenza
modificaDa Mehmed II, Gülbahar ebbe almeno una figlia e un figlio:
- Gevherhan Hatun (Edirne, c. 1446 - Costantinopoli, c. 1514).
- Bayezid II (Didymoteicho, 3 dicembre 1447 - Edirne, 10 giugno 1512). Successe a suo padre come Sultano.
Cultura di massa
modifica- Nel film del 2012 Fetih 1453, Gülbahar Hatun è interpretata dall'attrice turca Şahika Koldemir.
- Nella serie tv turca del 2013 Fatih, è interpretata dall'attrice turca Seda Akman.
- Nella serie tv turca del 2024, Mehmed Fetihler Sultanı, Gülbahar è interpretata dall'attrice Esila Umut
Note
modifica- ^ (EN) Murat Iyigun, War, peace, and prosperity in the name of God : the Ottoman Role in Europe's socioeconomic evolution, 2015, p. 119, ISBN 978-0-226-23228-7, OCLC 906576835. URL consultato il 13 dicembre 2022.
- ^ a b (EN) Anthony Bryer, Peoples and settlement in Anatolia and the Caucasus, 800-1900, Variorum Reprints, 1988, ISBN 0-86078-222-0, OCLC 73998915. URL consultato il 13 dicembre 2022.
- ^ a b Babinger 1992, p. 51.
- ^ (EN) Heath W. Lowry, The nature of the early Ottoman state, State University of New York Press, 2003, p. 153, ISBN 1-4175-2407-3, OCLC 55896257. URL consultato il 13 dicembre 2022.«Mother of Bayezid II was Gülbahar Hatun (a Pontic Greek from the village of Douvera in Trabzon)»
- ^ (EN) F. Th Dijkema, The Ottoman historical monumental inscriptions in Edirne, E.J. Brill, 1977, ISBN 90-04-05062-0, OCLC 4035379. URL consultato il 13 dicembre 2022.
- ^ (EN) Anna G. Edmonds, Turkey's religious sites, 1st ed, Damko, 1997, p. 1997, ISBN 975-8227-00-9, OCLC 38602978. URL consultato il 13 dicembre 2022.
- ^ a b c "GÜLBAHAR HATUN (ö. 898/1492): II. Bayezid'in annesi". İslam Ansiklopedisi. Retrieved 7 May 2020.
- ^ Karatas 2011, pp. 52-56.
- ^ Peirce 1993, p. 50.
- ^ (TR) Câhid Baltacı, XV-XVI asırlar Osmanlı medreseleri: teşkilât : tarih, Vol. 1, İrfan Matbaası, 1976, p. 134. URL consultato il 13 dicembre 2022.
- ^ Peirce 1993, p. 120.
- ^ (TR) İsmail Hacıfettahoğlu e Halil Edhem, Trabzon'da Osmanlı kitâbeleri, 1. baskı, Trabzon Belediyesi Kültür Yayınları, 2001, p. 81, ISBN 975-95158-3-0, OCLC 48575102. URL consultato il 13 dicembre 2022.
- ^ a b (TR) FERİDUN EMECEN, GÜLBAHAR HATUN, in TDV İslâm Ansiklopedisi, Vol. 14, 1996, pp. 230-231.
Bibliografia
modifica- (EN) Hasan Karatas, The City as a Historical Actor:The Urbanization and Ottomanization of the Halvetiye Sufi Order by the City of Amasya in the Fifteenth and Sixteenth Centuries, Berkeley, University of California, 2011.
- (EN) Franz Babinger, Mehmed the Conqueror and his time, a cura di William C. Hickman, traduzione di Ralph Manheim, Princeton University Press, 1992, ISBN 0-691-09900-6, OCLC 3168859.
- (EN) Leslie P. Peirce, The imperial harem : women and sovereignty in the Ottoman Empire, Oxford University Press, 1993, ISBN 0-19-507673-7, OCLC 27811454.
Altri progetti
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