Gaio Calpetano Ranzio Sedato
Gaio Calpetano Ranzio Sedato (in latino: Gaius Calpetanus Rantius Sedatus; 5 circa – dopo il 60) è stato un magistrato e senatore romano, console dell'Impero romano.
Gaio Calpetano Ranzio Sedato | |
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Console dell'Impero romano | |
Nome originale | Gaius Calpetanus Rantius Sedatus |
Nascita | 5 circa |
Morte | dopo il 60 |
Figli | Gaio Calpetano Ranzio Quirinale Valerio Festo (adottivo) |
Gens | Calpetana (adottiva?); Rantia |
Padre | Gaio Calpetano Stazio Rufo (adottivo?) |
Consolato | marzo-giugno 47 (suffetto) |
Legatus Augusti pro praetore | Dalmazia, ca. 56-60 |
Curatore | curator tabulariorum publicorum, 45 |
Biografia
modificaAppartenente alle probabilmente etrusche famiglie dei Calpetani e dei Rantii[1][2], Sedato è stato ricostruito come figlio, forse adottivo, del senatore di rango pretorio Gaio Calpetano Stazio Rufo[2][3], attestato sotto Tiberio[4] come curator locorum publicorum[5] e curator riparum et alvei Tiberis[6][7]. Il suo nome è saldamente definito come Gaius Calpetanus Rantius Sedatus[2]: l'agnomen Metronius, attestato in un'epigrafe[8] e talvolta a lui attribuito[9], è stato chiarito come frutto di una dittografia dovuta alla successione di più persone diverse[2][9][10].
Il primo incarico attestato di Sedato lo vede come curator tabulariorum publicorum pretorio[2] accanto a Marco Petronio Lurcone e Tito Satrio Deciano[8]: la data dell'incarico, definita dalla titolatura imperiale di Claudio[8], è definita al 45[2][9].
Il secondo incarico lo vede poi al vertice dello stato romano: Sedato fu infatti console suffetto al fianco di Marco Ordeonio Flacco[11] per i mesi tra marzo e giugno del 47[2][12], in sostituzione dello stesso princeps Claudio e del potentissimo Lucio Vitellio[2][12]. Tale consolato è stato letto come un segno di grande onore, in quanto primi suffetti dell'anno della celebrazione dei ludi saeculares e dell'inizio della censura degli stessi Claudio e Vitellio[12].
L'ultimo incarico noto di Sedato fu invece quello di legatus Augusti pro praetore della provincia di Dalmazia[13][14] nei primi anni di Nerone[15][16][17], all'incirca tra 56 e 60[2].
Di Sedato è stato riconosciuto un figlio: egli infatti adottò per testamento quello che poi, assumendo i suoi nomi, sarebbe diventato Gaio Calpetano Ranzio Quirinale Valerio Festo[2][18][19], aretino[1], che fu di grande utilità alla fazione flavia nel 69/70 come legato della legio III Augusta in Africa[20] e assassino del proconsole Lucio Calpurnio Pisone[21], e che fu ricompensato con un consolato suffetto nel 71[22].
Note
modifica- ^ a b M. Torelli in Epigrafia e ordine senatorio, II, Roma 1982, pp. 275-299, in particolare 289.
- ^ a b c d e f g h i j A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 474-476.
- ^ O. Salomies, Adoptive and polyonymous nomenclature in the Roman Empire, Helsinki 1992, pp. 105-106.
- ^ PIR2 C 236 (Groag).
- ^ CIL VI, 1266.
- ^ CIL VI, 1237.
- ^ CIL VI, 31544.
- ^ a b c CIL VI, 31201.
- ^ a b c PIR2 C 235 (Groag).
- ^ T. Mommsen, commento a CIL VI, 31201.
- ^ AE 1999, 450.
- ^ a b c G. Camodeca, Novità sui fasti consolari dalle tavolette cerate della Campania, in Epigrafia. Actes Coll. intern. épigr. lat. mém. A. Degrassi, Rome 1991, pp. 45-74, in particolare 50-51.
- ^ ILJug. 2064.
- ^ Cfr. SEG II 362.
- ^ A. Jagenteufel, Die Statthalter der Römischen Provinz Dalmatia von Augustus bis Diokletian, Wien 1958, pp. 27-28.
- ^ J.J. Wilkes, Dalmatia, London 1969, pp. 83 e 444.
- ^ B.E. Thomasson, Laterculi praesidum, I, Göteborg 1984, col. 91.
- ^ O. Salomies, Adoptive and polyonymous nomenclature in the Roman Empire, Helsinki 1992, pp. 40 e 105-106.
- ^ PIR2 V 73 (Heinrichs).
- ^ Tacito, Historiae, II, 98, 1.
- ^ Tacito, Historiae, IV, 48-51.
- ^ W. Eck, Vespasian und die senatorische Führungsschicht des Reiches, in Luigi Capogrossi Colognesi, Elena Tassi Scandone (ed), La Lex de imperio Vespasiani e la Roma dei Flavi, Roma 2009, pp. 231-257.
Bibliografia
modifica- PIR2 C 235 (Groag).
- A. Jagenteufel, Die Statthalter der Römischen Provinz Dalmatia von Augustus bis Diokletian, Wien 1958, pp. 27-28.
- A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 474-476.