Giuseppe Valguarnera

principe di Niscemi e politico italiano

Giuseppe Valguarnera Favara, VIII principe di Niscemi (Palermo, 25 luglio 1868 – ...), è stato un nobile e politico italiano.

Giuseppe Valguarnera Favara
Principe di Niscemi
Duca dell'Arenella
Stemma
Stemma
In carica1903 –
?
PredecessoreCorrado Valguarnera Tomasi
SuccessoreCorrado Valguarnera Mantegna
TrattamentoDon
Altri titoliPrincipe di Castelnuovo
NascitaPalermo, 25 luglio 1868
Morte?
DinastiaValguarnera
PadreCorrado Valguarnera Tomasi
MadreMaria Antonietta Favara Camminneci
ConsorteBeatrice Mantegna Mastrogiovanni
Figli
  • Corrado
  • Benedetto
  • Raimondo
ReligioneCattolicesimo
Giuseppe Valguarnera

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXXII, XXIII
Gruppo
parlamentare
Ministeriale
CoalizioneCentro
CollegioPalermo IV
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoSinistra storica
ProfessionePossidente

Biografia

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Nato a Palermo nel 1868, fu l'unico figlio maschio di Corrado, VII principe di Niscemi, e della di lui consorte Maria Antonietta Favara Camminneci. Il padre, fu patriota risorgimentale e prese parte alla Spedizione dei Mille, così come patriota fu anche il nonno materno Vincenzo Favara, ed entrambi i suoi avi dopo l'Unità d'Italia fecero parte del Parlamento nazionale, rispettivamente come senatore e come deputato.

Alla morte del padre, ereditò i titoli di Principe di Niscemi e di Duca dell'Arenella, che gli furono riconosciuti con D.M. del 27 maggio 1903[1], e successivamente fu deputato del Regno d'Italia nella XXII (1905-1909) e XXIII legislatura (1909-1913), eletto nel collegio elettorale di Palermo IV.[2]

Ignota è la data della sua morte, avvenuta presumibilmente a inizio XX secolo. Fu sposato con la nobildonna Beatrice Mantegna Mastrogiovanni, figlia di Benedetto, principe di Gangi, che lo rese padre di tre figli maschi, Corrado (1901-1966), Benedetto (1902-1950) e Raimondo (1904-1941).

  1. ^ V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, vol. 6, Forni, 1981, p. 789.
  2. ^ G. Salvemini, Carteggio 1907-1909, a cura di S. Bucchi, Lacaita, 2001, nota 3, p. 319.

Collegamenti esterni

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