Katër i Radës
La motovedetta A451 soprannominata Katër i Radës (ovvero, in italiano: Quattro in Rada) fu una delle 11 unità di costruzione sovietica della classe PO 2, (progetto R376 Yaroslavets) cedute alla Marina militare albanese tra il 1957 e il 1960. È tristemente nota per il suo naufragio del 1997.
Katër i Radës (A451) | |
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il relitto della motovedetta albanese A451, soprannominata Katër i Radës, recuperato dal fondo del mare il 23 ottobre 1997 | |
Descrizione generale | |
Tipo | motovedetta |
Classe | PO 2 (designazione NATO) |
Destino finale | esposto come memoriale L'Approdo. Opera all'Umanità Migrante ad Otranto per opera dello scultore greco Costas Varotsos |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | 35,7 t |
Lunghezza | (fuori tutto) 21 m |
Larghezza | 3,8 m |
Pescaggio | 1,4 m |
Propulsione | 1 motore Diesel 3D6S 150 hp |
Velocità | 10,5 nodi (19,45 km/h) |
Equipaggio | 10 marinai |
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Storia
modificaLa Katër i Radës, realizzata in Unione Sovietica negli anni cinquanta come motosilurante, era stata trasformata in pattugliatore costiero negli anni settanta.[1]
Naufragio del 1997
modificaL’approdo Opera all’umanità migrante | |
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Autore | Costas Varotsos |
Data | 29 gennaio 2012 |
Materiale | acciaio, vetro, cemento |
Ubicazione | Area Fabbriche del porto, Otranto |
La Katër i Radës fu rubata al porto di Santi Quaranta da gruppi criminali che gestivano il traffico di immigrati clandestini[2]. Il naufragio dell'imbarcazione avvenne nel Canale d'Otranto durante un inseguimento da parte della corvetta italiana Sibilla, il Venerdì Santo, 28 marzo 1997, incidente nel quale morirono 81 persone di cui furono ritrovati soltanto 57 corpi e ne risultarono dispersi 24.
Le operazioni di recupero del relitto, adagiatosi sul fondale a una profondità di circa 800 metri, iniziarono il 19 ottobre e si conclusero la sera del 23 ottobre 1997.[3][4][5][6]
In Cassazione le condanne definitive per i comandanti delle due unità furono parzialmente modificate: 2 anni al comandante del Sibilla, Fabrizio Laudadio; 3 anni e 6 mesi a Namik Xhaferi che era al comando della Katër i Radës.[7] Dopo esser stata salvata dalla demolizione, dall'estate del 2011 l’imbarcazione è stata monumentalizzata ed esposta nel comune di Otranto.[8]
Note
modifica- ^ Il Kater I Rades aveva 40 anni di servizio, su ricerca.repubblica.it, La Repubblica, 30-03-1997. URL consultato il 30-01-2012.
- ^ 14 anni dopo: la sentenza d’appello per lo speronamento della carretta del mare, su acmos.net, 15-07-2011. URL consultato il 30-01-2011 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2012).
- ^ Parte il recupero del relitto albanese, in la Repubblica, 19 ottobre 1997.
- ^ Claudio Gerino, Il relitto della tragedia, in la Repubblica, 20 ottobre 1997.
- ^ Piero Ottone, A che serve quella nave?, in la Repubblica, 23 ottobre 1997.
- ^ Claudio Gerino, La nave restituisce 52 corpi, in la Repubblica, 24 ottobre 1997.
- ^ Strage del Venerdì Santo, i due comandanti condannati anche in Cassazione, in BrindisiReport.it, 24 maggio 2014.
- ^ Katër i Radës, la nave della tragedia, è salva, su shqiptariiitalise.com. URL consultato il 13-01-2015 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2016).
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- Città di Otranto. "L'Approdo. Opera all'Umanità Migrante".
- Scheda tecnica, profili e fotografie di dragamine classe PO-2 in servizio con la Marina bulgara. Archiviato il 12 marzo 2016 in Internet Archive.
- Dati sulle navi costruite del progetto 376.
- Tragedia della Kater i Rades raccontata da Leogrande. Motovedetta albanese finita a picco il 28 marzo 1997.
- Raccolta di notizie
- https://sites.google.com/site/katerirades/home[collegamento interrotto] con molte risorse dedicate a questo naufragio.
- Il "Katër i Radës" al Festival Internazionale di Musica Contemporanea, su labiennale.org. URL consultato l'11 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).