Lucio Nonio Asprenate (console 29)

Lucio Nonio Asprenate (in latino: Lucius Nonius Asprenas; 5 a.C. circa – dopo il 48) è stato un magistrato e senatore romano, console dell'Impero romano.

Lucio Nonio Asprenate
Console dell'Impero romano
Nome originaleLucius Nonius Asprenas
Nascita5 a.C. circa
Mortedopo il 48
ConsorteCalpurnia??
FigliLucio Nonio Calpurnio Asprenate; Asprenate Calpurnio Serrano??; Asprenate Calpurnio Torquato??
GensNonia
PadreLucio Nonio Asprenate
MadreCalpurnia??
Questura20/21 (quaestor urbanus)
Pretura26?
Consolatoluglio-dicembre 29 (suffetto)
Sacerdozioaugur

Biografia

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Origini e legami familiari

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Discendente della gens Nonia, famiglia del Piceno[1][2] salita alla ribalta negli anni del triumvirato e poi sotto Augusto[2], bisnonno di Lucio fu l'omonimo Lucio Nonio Asprenate[1], proconsole cesariano d'Africa nel 46 a.C. posto al comando della città di Tapso[3], comandante della cavalleria cesariana, forse come legato, in Spagna nel 45 a.C.[4], e console suffetto nel 36 a.C.[5]

I legami formati da quest'ultimo furono davvero notevoli[6]. Da un lato, la figlia Nonia Polla[7] sposò Lucio Volusio Saturnino[8], ricco console suffetto del 12 a.C. e probabilmente cugino di Tiberio e Druso maggiore: loro figli furono il console suffetto del 3, Lucio Volusio Saturnino[8][9], e una figlia che, sposata con Marco Lollio[10] figlio dell'omonimo console ordinario del 21 a.C.[11], generò Lollia Paolina[12], terza moglie di Caligola, e Lollia Saturnina[13], moglie di Decimo Valerio Asiatico console suffetto nel 35 e ordinario per la seconda volta nel 46[14]. Dall'altro lato, il figlio Lucio Nonio Asprenate[15], nonno di Lucio, sposò Quintilia[2], sorella dello sfortunato console del 13 a.C. (e marito della pronipote di Augusto Claudia Pulcra[16]) Publio Quintilio Varo[17] e della Quintilia che sposò il nipote di Augusto e console ordinario del 29 a.C. Sesto Appuleio[16]: i due ebbero come figli Lucio Nonio Asprenate[18], console suffetto del 6, e Sesto Nonio Quintiliano[19], console ordinario dell'8 che sposò la figlia del console del 32 a.C., Gaio Sosio[20], ed ebbe due figli, tra cui il console suffetto del 38 Sesto Nonio Quintiliano[21].

Più problematica è invece l'ascendenza diretta di Lucio: suo padre fu chiaramente l'omonimo console del 6[18][22], ma è la madre ad essere oggetto di speculazioni. Tradizionalmente[1][2][6][18][22], la donna era ritenuta una Calpurnia, figlia di Lucio Calpurnio Pisone il Pontefice, console ordinario del 15 a.C. e grande amico di Tiberio, dalla quale, secondo un'iscrizione ben conservata[23], il console del 6 avrebbe avuto come figli Lucio, Asprenate Calpurnio Serrano[24] (ritenuto identico al console ordinario del 38 Publio Nonio Asprenate[6][24]) e Asprenate Calpurnio Torquato[25]; tuttavia, la recente scoperta del senatus consultum de Cn. Pisone patre[26], che menziona una Calpurnia prima ignota[27], ha portato gli editori dell'iscrizione Werner Eck, Antonio Caballos e Fernando Fernández[1] a ipotizzare che la donna fosse nipote di Gneo Calpurnio Pisone padre e figlia di Gneo (poi divenuto Lucio) Calpurnio Pisone, console ordinario del 27, e che avesse quindi sposato non il console del 6 - che avrebbe quindi avuto Lucio e il console del 38 Publio da una donna ignota -, ma lo stesso Lucio. La critica è ancora incerta sulla questione[28], ma l'ipotesi degli editori del senatus consultum di identificare in Calpurnia la nipote e non la figlia di Gneo Calpurnio Pisone padre non sembra aver incontrato l'approvazione diffusa degli studiosi[28].

A seconda delle ricostruzioni proposte, Lucio, in ogni caso padre di Lucio Nonio Calpurnio Asprenate[1][6][29] console suffetto nel 71 o nel 72, sarebbe rispettivamente fratello[6][18][22] o padre[1] di Asprenate Calpurnio Serrano e Asprenate Calpurnio Torquato. Non è chiaro però il posto che avrebbero, nella ricostruzione di Eck, Caballos e Fernández, Publio Nonio Asprenate Cesio Cassiano[30], console suffetto nel 74 o 75, e di Asprenate (Torquato?)[31], console attorno al 78 e padre di Lucio Nonio Calpurnio Torquato Asprenate[32], console ordinario del 94 e per la seconda volta nel 128: essi, secondo lo stemma tradizionale, sarebbero figli dei fratelli di Lucio[6].

Carriera

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La carriera di Lucio è stata chiarita dal recente ritrovamento del senatus consultum de Cn. Pisone patre, datato al 20[1]: in esso[33], infatti, Lucio è nominato per sesto tra i senatori presenti alla stesura del senatus consultum come questore, evidentemente questore urbano, al fianco di Marco Vinicio[1][34]. Non fu, però, con ogni probabilità lui, ma l'eminente padre a supportare e ottenere l'inserimento, nella lista dei membri della famiglia imperiale da ringraziare per aver vendicato Germanico, anche il fratello di quest'ultimo Claudio, all'inizio dimenticato[1][34][35].

Probabilmente Lucio ricoprì poi la pretura nel 26[1], anche se evidentemente non come pretore urbano né come pretore peregrino, i cui nomi sono noti dai fasti fratrum Arvalium[1][36]. Insieme poi al suo probabile collega pretore Aulo Plauzio[36][37][38][39], Lucio arrivò nel più breve tempo[1] consentito al consolato, ricoperto nel secondo semestre del 29 come suffetto[36][37][38][39]; i due sostituirono a luglio gli ordinari Gaio Fufio Gemino e Lucio Rubellio Gemino[36], e all'inizio dell'anno successivo, il 30, furono sostituiti dal collega questore urbano di Lucio, Marco Vinicio, e dall'illustre Lucio Cassio Longino[36][37].

In un momento imprecisato della sua carriera, Lucio entrò nel collegio sacerdotale degli auguri[40].

Poi, dal momento che l'unico figlio sicuro di Lucio, Lucio Nonio Calpurnio Asprenate, fu cooptato tra i Salii Palatini[29][41], collegio sacerdotale riservato ai giovani patrizi con padre e madre viventi[42][43], intorno probabilmente alla metà del principato di Claudio, mentre il cugino di Lucio, Sesto Nonio Quintiliano, aveva ancora ricoperto il tribunato della plebe[21], riservato ai non patrizi, è pressoché certo che fu proprio Lucio ad essere adlectus inter patricios, evidentemente al momento della censura ricoperta da Claudio insieme a Lucio Vitellio nel 47/48[1].

Infine, è invece incerto se ad essere patrono di Velia secondo un'iscrizione[44] sia il bisnonno, il padre o Lucio[18][22], così come non è chiaro se tra i membri fratelli della casa consolare dei Asprenati che guarirono in modi diversi e fantasiosi da una colica secondo Plinio il Vecchio sia da includere anche Lucio[22][45].

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m W. Eck-A. Caballos-F. Fernández, Das senatus consultum de Cn. Pisone patre, München 1996, pp. 83-97 e 95-97.
  2. ^ a b c d R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, p. 331.
  3. ^ Bellum Africum, LXXX, 4.
  4. ^ Bellum Hispaniense, X, 2.
  5. ^ T. R. S. Broughton, The Magistrates of the Roman Republic, II, New York 1952, p. 399; cfr. Lucio Nonio Asprenate (console 36 a.C.) sulla Digital Prosopography of the Roman Republic, su romanrepublic.ac.uk.
  6. ^ a b c d e f Cfr. lo stemma dei Nonii Asprenates in PIR2 V.3 (1987), p. 367
  7. ^ PIR2 N 160 (Vidman).
  8. ^ a b PIR2 V 978 (Heinrichs).
  9. ^ PIR2 V 979 (Heinrichs).
  10. ^ PIR2 L 312 (Petersen).
  11. ^ PIR2 L 311 (Petersen).
  12. ^ PIR2 L 328 (Petersen).
  13. ^ PIR2 L 329 (Petersen).
  14. ^ PIR2 V 44 (Heinrichs).
  15. ^ PIR2 N 117 (Vidman).
  16. ^ a b U. Vogel-Weidemann, Die Statthalter von Africa und Asia in den Jahren 14-68 n. Chr., Bonn 1982, pp. 50-57.
  17. ^ PIR2 Q 30 (Wachtel).
  18. ^ a b c d e PIR2 N 118 (Vidman).
  19. ^ PIR2 N 152 (Vidman).
  20. ^ Cfr. Gaio Sosio (console 32 a.C.) sulla Digital Prosopography of the Roman Republic, su romanrepublic.ac.uk.
  21. ^ a b PIR2 N 153 (Vidman).
  22. ^ a b c d e PIR2 N 119 (Vidman).
  23. ^ CIL VI, 1371.
  24. ^ a b PIR2 N 125 (Vidman).
  25. ^ PIR2 N 126 (Vidman).
  26. ^ AE 1996, 885.
  27. ^ AE 1996, 885, ll. 104-105.
  28. ^ a b Cfr. l'utilissimo status quaestionis in A. Cooley, The senatus consultum de Cn. Pisone patre. Text, translation, commentary, Cambridge 2023, pp. 205-206.
  29. ^ a b PIR2 N 132 (Vidman).
  30. ^ PIR2 N 124 (Vidman).
  31. ^ PIR2 N 127 (Vidman).
  32. ^ PIR2 N 133 (Vidman).
  33. ^ AE 1996, 885, ll. 3-4.
  34. ^ a b A. Cooley, The senatus consultum de Cn. Pisone patre. Text, translation, commentary, Cambridge 2023, pp. 148-149.
  35. ^ Tacito, Annales, III, 18, 3.
  36. ^ a b c d e Inscr. It. 13, 1, 24 = AE 1987, 163.
  37. ^ a b c Fasti Nolani (Inscr. It. 13, 1, 12 = CIL X, 1233).
  38. ^ a b CIL IV, 1555.
  39. ^ a b AE 1978, 128.
  40. ^ CIL VI, 31689.
  41. ^ IRT 346 = AE 1952, 232.
  42. ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, II, 27, 4.
  43. ^ RE I A,2 (1920), s.v. Salii, coll. 1874-1899 (Rappaport).
  44. ^ CIL X, 8342.
  45. ^ Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XXX, 63.

Bibliografia

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  • PIR2 N 119 (Vidman).
  • W. Eck-A. Caballos-F. Fernández, Das senatus consultum de Cn. Pisone patre, München 1996, pp. 83-97 e 95-97.