Palazzo Tempi-Mazzei
Palazzo Tempi-Mazzei è un edificio storico del centro di Firenze, situato in via Santa Monaca 2 angolo via dei Serragli 22 e via dell'Ardiglione, zona Oltrarno.
Palazzo Tempi-Mazzei | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Località | Firenze |
Indirizzo | via Santa Monaca 2 |
Coordinate | 43°46′04.22″N 11°14′44.44″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Storia
modificaL'edificio ha subito nel corso del tempo innumerevoli passaggi di proprietà, che si riflettono nel complesso sovrapporsi di modifiche e ampliamenti della struttura. Erano qui nel Quattrocento alcune case dei Serragli e dei Bonsi che, passate di proprietà ai Tempi, vennero unificate attorno alla metà del Cinquecento.
Nei secoli successivi il palazzo passò ai Venerosi Pesciolini da San Gimignano, ai Pandolfini di Prato e, nel 1734, ai Gaetani, nella persona del senatore Francesco. Acquistato nel 1773 dal medico e cerusico Giuseppe Vespa, vide nel corso dell'Ottocento la presenza di due significativi artisti del tempo: il pittore François-Xavier Fabre (proprietario dell'immobile dal 1817 al 1830 circa[1]) e lo scultore e collezionista Emilio Santarelli (dal 1837 al 1870, il quale aveva ricomprato l'immobile dai Damiani proprio grazie all'eredità lasciatagli da Fabre). Lo stesso Santarelli vendette il palazzo all'Ordine Mauriziano che, nel 1885, lo cedette ai Mazzei di Prato.
Descrizione
modificaLa facciata principale su via Santa Monica, organizzata su sette assi, presenta caratteri sei/settecenteschi ma ostenta, sul portone, uno scudo con l'arme dei Mazzei (d'argento, alla banda di rosso caricata di tre mazze d'arme del campo, poste nel senso della pezza). Sul cantone con via d'Ardiglione è invece, in alto, uno scudo con l'arme dei Pandolfini (d'azzurro, a tre delfini d'oro nuotanti l'uno sull'altro, con il capo cucito d'Angiò poggiante a destra, e il quarto franco sinistro d'argento, caricato di una pianta di verde fiorita di tre pezzi di rosso e nodrita in un vaso d'oro).
Il fronte secondario, su via de' Serragli, mostra invece più chiaramente le origini cinquecentesche del palazzo. Ancor più complessa la situazione degli interni[2]. L'ingresso e le scale sono di stile unitario, neoclassico, con nicchie e statue che dovrebbero essere ricondotte agli anni in cui qui abitò François-Xavier Fabre, ma, al primo piano, si succedono ambienti con pitture del tardo Cinquecento, del Seicento e quindi del Settecento e dell'Ottocento (soffitto con medaglioni e putti di Francesco Mensi). Anche il Novecento è ben rappresentato, per la presenza di un grande e luminoso ambiente, realizzato verso il 1930 su progetto dell'architetto Giuseppe Castellucci.
Verso l'angolo con via de' Serragli è presente il tabernacolo del Canto alla Cuculia, di Bicci di Lorenzo, con la Madonna col Bambino, tra i santi Paolo e Girolamo che regge in mano un cuculo, certo da mettere in relazione con l'antica denominazione del luogo, a lungo noto come canto alla Cuculia.
Note
modifica- ^ Il Fabre fu protagonista di una vicenda d'amore chiacchierata con la Contessa d'Albany, vedova del pretendente al trono inglese Carlo Edoardo Stuart e già amante di Vittorio Alfieri.
- ^ in parte descritti da Leonardo Ginori Lisci.
Bibliografia
modifica- Marco Lastri, Canto alla Cuculia e conversazione di letterati, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, XII, pp. 76-79;
- Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, p. 263, n. 661;
- L’illustratore fiorentino. Calendario storico per l’anno ..., a cura di Guido Carocci, Firenze, Tipografia Domenicana, 1880, pp. 60-61;
- Iscrizioni e memorie della città di Firenze, raccolte ed illustrate da M.ro Francesco Bigazzi, Firenze, Tip. dell’Arte della Stampa, 1886, pp. 283-284;
- Arnaldo Cocchi, Nostra Donna col Divin Figlio. Tabernacolo al canto alla Cuculia, in Notizie storiche intorno antiche immagini di Nostra Donna che hanno culto in Firenze, Firenze, Giuseppe Pellas Editore, 1894, p. 124;
- Guido Carocci, I Tabernacoli di Firenze, in "Arte e Storia", XXIV, 1905, 11/12, pp. 87-89.
- Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 649;
- Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, p. 298, n. XXI;
- Luigi Vittorio Bertarelli, Firenze e dintorni, Milano, Touring Club Italiano, 1937, p. 286;
- Leonardo Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell’arte, Firenze, Giunti & Barbèra, 1972, II, pp. 783-786;
- Touring Club Italiano, Firenze e dintorni, Milano, Touring Editore, 1974, p. 312;
- Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, II, 1977, p. 290;
- Roberto Ciabani, I Canti: Storia di Firenze attraverso i suoi angoli, Firenze, Cantini, 1984, pp. 40-41;
- Marcello Vannucci, Splendidi palazzi di Firenze, con scritti di Janet Ross e Antonio Fredianelli, Firenze, Le Lettere, 1995, pp. 212-214;
- Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, p. 458.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
modifica- Claudio Paolini, schede nel Repertorio delle architetture civili di Firenze di Palazzo Spinelli (testi concessi in GFDL).