La Piana dei Mazzoni (oppure "i Mazzoni") è una zona della pianura campana a valle del Volturno, in Provincia di Caserta.

Piana dei Mazzoni
La Reggia di Carditello, residenza dei Borbone di Napoli nei Mazzoni
StatiItalia (bandiera) Italia
Regioni  Campania
Province  Caserta
Località principaliCancello ed Arnone, Grazzanise, Santa Maria la Fossa
FiumeVolturno
Superficiecirca 200 km²
Nome abitantimazzonari

È luogo di produzione di pane e della mozzarella di bufala campana e si estende pressappoco tra l'Agro caleno e l'Agro aversano.

Origine del nome

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Gli antichi romani denominavano l'area "campo stellato" per la spontanea vegetazione di erbe e fiori. Tito Livio parla di Campum Stellatem, il campo stellato «per la spontanea vegetazione di erbe aromatiche, di fiori di ogni specie e particolarmente di margherite primaverili, che costellavano la zona a guisa di stelle boccheggianti dal suolo». La denominazione di Mazzone origina dal Medioevo e dai re Aragonesi, che qui avevano Reali Tenute e Casini di Caccia. Il Panormitano parla del Re Alfonso I d’Aragona che andava a caccia nel "Mazzone delle Rose": «Venabatur rex in campis, quos rosarum vocant».[1]. L'origine del nome "Campi stellati" potrebbe venire anche dal fatto che negli acquitrini erano riflesse le stelle del cielo notturno.

Come accennato, i re Aragonesi qui avevano Reali Tenute e Casini di Caccia. Re Ferdinando I, che era assiduo nella caccia nelle selve di Grazzanise e alla Real Tenuta di Carditello, concesse alla città di Capua il diritto di pascolare e di fienare nel Mazzone delle Rose "senza pagare cosa alla Regia Corte". Però, come dagli antichi Romani, il Campo Stellato fu lasciato incolto (fu descritto da Cicerone "basso, paludoso e inarato e solo abbondante di buon pascolo per gli armenti"), il Mazzone delle Rose, tranne una piccola porzione coltivata per i bisogni delle popolazioni locali, fu tenuto allo stato selvaggio in preda all’acquitrino e alla malaria, ingombro di selve e di boschi, dove si custodivano le fiere e la selvaggina per le battute di caccia dei Re e dei nobili del Regno napoletano. Ed è chiaro che il Mazzone era in gran parte una plaga infeconda, malsana e insicura, dove indisturbato pascolava il bufalo selvaggio e nelle inaccessibili tenute, cintate da argini folti, viveva il buttero bufalaio e non arrivava l’eco della civiltà e del lavoro, conferendo a queste contrade uno sfondo tragico, se pur qualche volta esagerato, in cui si annidavano e prepotentemente spadroneggiavano la delinquenza e la teppa, che all’imboscata e alla macchia insidiavano e danneggiavano il prossimo in mille guise, con lettere anonime di minaccia, di ricatto e di vigliaccheria, con incendi di casolari, di porte e di portoni, di fienili, di biche di grano, di foraggio e di paglia, con uccisone sistematica di animali, fucilate alle finestre delle abitazioni, tagli di frutteti, risse cruente e sparatorie nelle campagne e nei paesi, ed anche non rare volte con furti e omicidi terrificanti[2].

Geografia

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La piana è vasta circa 200 km² ed è attraversata dal fiume Volturno, incastonata tra l'Agro caleno e quello aversano.

Più precisamente, si estende dall'Appia al Tirreno e ha come confini la catena aurunca del monte Massico e i Regi Lagni (o meglio l'antico corso del fiume Clanio che un tempo sfociava nel Lago di Patria).

Vi fanno parte all'incirca i comuni di Cancello ed Arnone, Grazzanise, Santa Maria la Fossa e la frazione Carditello. Sono ricoducibili ai Mazzoni anche alcune porzioni di Castel Volturno, Capua e di Villa Literno.

  1. ^ Angelo Florio, La mia terra - I suoi grandi e il mio diario di guerra, 1954
  2. ^ Angelo Florio, La mia terra - I suoi grandi e il mio diario di guerra, 1954
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