Dall'8 dicembre 1859 alla fine di marzo del 1860 fecero poi parte di quella più vasta unità politica che comprese anche le Province parmensi e le Romagne e che il 1º gennaio 1860, sempre sotto il Farini e in attesa del plebiscito di annessione, prese il nome di Regie province dell'Emilia. Di tale unificazione, maturata a livello politico già ai primi di novembre, quando Farini aveva assunto a titolo personale la qualifica di dittatore di tutte e tre le compagini preunitarie, la città di Modena si trovò ad essere il centro coordinatore e sede dei dicasteri centrali del nuovo organismo, fatta eccezione per quello della guerra che risiedette a Bologna. Fu durante questa fase che, con decreto del 27 dicembre 1859,[2] venne dato alla regione Emilia-Romagna il suo primo assetto, mediante la suddivisione in province con un'intendenza generale, circondari con un'intendenza e mandamenti.
Dopo l'annessione al Piemonte, infine, seguita al pronunciamento popolare del 12 marzo 1860, proclamata il 18 marzo successivo e messa in pratica il 31 marzo, il governo delle Province dell'Emilia fu naturalmente sciolto, ma, per quanto riguarda il tessuto amministrativo di base, bisognò attendere la proclamazione del Regno d'Italia o, meglio, i decreti dell'ottobre 1861 prima di poter parlare di vera e propria definitiva integrazione.
Giovanni Maioli, Il plebiscito dell'Emilia e delle Romagne (11-12 marzo 1860), collana Atti e Memorie della R. Deputazione di storia patria per l'Emilia e la Romagna, vol. 8, Bologna, presso la Regia Deputazione di storia patria, 1943, SBNUBO2566599.
Unione popolare monarchica (a cura di), Plebiscito dell'Emilia: 11-12 marzo 1860, Bologna, Tip. A. Garagnani, 1910, SBNUBO3340353.