Puabi
Pu-Abi (in lingua accadica: "Parola di mio Padre", conosciuta in lingua sumera come "Shubad"; fl. XXVII-XXVI secolo a.C.) è stata una personalità della città sumera di Ur.
Sebbene si sappia ben poco sulla vita di Puabi, la sua tomba, scoperta nel 1922 dall'archeologo inglese Leonard Woolley, è la più grande mai rinvenuta in Mesopotamia, e ha permesso di ricavare informazioni importanti riguardo alla società e alla cultura sumera.[1]
Biografia
modificaLa sua esistenza si colloca fra il 2600 e il 2500 a.C., e viene elencata fra i sovrani della fase finale del periodo protodinastico.[2]
Non si conosce con certezza se si trattasse di una sovrana o della sacerdotessa di maggiore status: infatti, all'interno del Cimitero reale di Ur, è stato rinvenuto un sigillo cilindrico in lapislazzuli, nel quale Puabi viene chiamata "Nin", che può essere tradotto sia come "signora" (nome attribuito alle sacerdotesse) che come "Eresh" (appellativo con cui i Sumeri chiamavano le regine).[3][4][5] Come emerge dalle iscrizioni, fu la sposa di A-bar-gi, e alcuni studiosi hanno supposto che fosse stata anche la seconda moglie del re di Ur Meskalamdug.
Tomba di Puabi
modificaLa sepoltura di Puabi fu ritrovata da Leonard Woolley nel 1922, nel cimitero reale di Ur, insieme a quella del consorte A-bar-gi e al seguito reale di guardie e musicisti, per un totale di 74 persone (68 donne e 6 uomini). Queste ultime, però, furono rinvenute solo diversi anni dopo, al termine degli scavi, nel 1934. I resti di Puabi e del suo corredo funerario sono oggi divisi tra il British Museum e il Museo nazionale iracheno, a Baghdad.[6]
La tomba di Puabi si distinse subito tra le altre, oltre che per lo sfarzo e le dimensioni, anche per il fatto che era l'unica rimasta completamente intatta anche dopo i diversi saccheggi succedutisi nei secoli.
Tra tutti i resti, quello di Puabi era il più notevole, soprattutto per sfarzo dell'acconciatura [7]. Questa dimostrava il suo status elevato, ed era stata realizzato con foglie d'oro e ornamenti in argento, lapislazzuli e corniola che ne coprivano la fronte.[8] Il resto dell'abito era anch'esso di pari magnificenza: la donna indossava infatti un'abbondanza di anelli e braccialetti d'argento, lapislazzuli e oro, così come una cintura fatta di anelli d'oro, perle e lapislazzuli e un coprispalle realizzato con gli stessi materiali.
Il resto del tesoro contenuto nella tomba di Puabi era ugualmente sontuoso: vennero ritrovati una lira sumera decorata con una testa di toro scolpita ed intarsiata in oro e lapislazzuli, vasellame d'oro, collane e cinture decorate con perle, corniola e lapislazzuli ed un carro adornato con teste argentee di leonessa.[9]
Un aspetto dibattuto della tomba di Puabi è costituito dalle cosiddette "fosse della morte", trovate intorno alla camera funeraria di Puabi, elemento che sollevò non pochi dubbi tra gli archeologi. La fossa della morte più grande e conosciuta conteneva 74 cadaveri, 6 uomini e 68 donne, tutti adornati con varie decorazioni in oro, argento e lapislazzuli. Come scoprì Wooley e venne appurato più tardi, erano morti avvelenati e, forse, si erano suicidati in massa per servire la propria padrona nell'aldilà. Tuttavia, a causa della posizione delle fosse e della generale mancanza di prove, non è chiaro se le fosse della morte possano essere direttamente collegate a Puabi. Vi è anche una tesi che suggerisce un sacrificio umano collettivo.
Cronologia
modificapredecessore: Mesannepada |
I Dinastia di Ur 2525 a.C. - 2500 a.C. |
successore: Lugal-Anne-Mundu di Adab |
Note
modifica- ^ (EN) Sarah Durn, The Most Lavish Mesopotamian Tomb Ever Found Belongs to a Woman, su Atlas Obscura, 10 febbraio 2022. URL consultato il 28 giugno 2024.
- ^ (EN) Metropolitan Museum of Art (New York N.Y.), Art of the First Cities: The Third Millennium B.C. from the Mediterranean to the Indus, Metropolitan Museum of Art, 2003, ISBN 978-1-58839-043-1. URL consultato il 28 giugno 2024.
- ^ Cit. ePSD: lady; mistress, owner; lord" Akk. bēltu; bēlu.
- ^ Nic McPhee, British Museum with Cory and Mary, 6 Sep 2007 - 186, 6 settembre 2007. URL consultato il 28 giugno 2024.
- ^ (EN) Sharon L. James e Sheila Dillon, A Companion to Women in the Ancient World, John Wiley & Sons, 15 giugno 2015, ISBN 978-1-119-02554-2. URL consultato il 28 giugno 2024.
- ^ Matthew Bogdanos, The Casualities of War: The Truth about the Iraq Museum, in American Journal of Archaeology, vol. 109, n. 3, 2005, pp. 477–526. URL consultato il 28 giugno 2024.
- ^ Scheda dell'acconciatura conservata al British Museum
- ^ Queen Puabi's Headdress from the Royal Cemetery at Ur - Penn Museum, su www.penn.museum. URL consultato il 28 giugno 2024.
- ^ (EN) University of Pennsylvania Museum of Archaeology and Anthropology, Treasures from the Royal Tombs of Ur, UPenn Museum of Archaeology, 1998, ISBN 978-0-924171-55-0. URL consultato il 28 giugno 2024.
Bibliografia
modifica- Cronologia universale.Torino, UTET, 1979. ISBN 88-02-03435-4
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Puabi
Collegamenti esterni
modifica- (EN) Pu-abi, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.