Qairat (film)

film del 1992 diretto da Därejan Ömırbaev

Qairat (in kazako Қайрат?, pron. AFI: [qɑj.ˈɾɑt]), anche noto come Kajrat (in russo Кайрат?), è un film del 1992 diretto da Därejan Ömırbaev, al suo esordio alla regia di un lungometraggio.

Qairat
Titolo originaleҚайрат
Lingua originalekazako, russo
Paese di produzioneKazakistan
Anno1992
Durata72 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,33:1
Generedrammatico
RegiaDärejan Ömırbaev
SceneggiaturaDärejan Ömırbaev
ProduttoreDärejan Ömırbaev
Casa di produzioneQazaqfilm
FotografiaÄubäkır Süleev
MontaggioRimma Beljakova
ScenografiaMarat Imanbergenov
CostumiRustem Rahimjanov
Interpreti e personaggi
  • Qairat Mahmetov: Qairat
  • Indira Jeksembaeva: Indira
  • Baljan Bisembekova:
  • Samat Beisenbin:
  • Talğat Äsetov: Jan
  • Marat Mūhamedjanov:

Produzione

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Il film è stato interamente finanziato dalla RSS Kazaka tramite la Qazaqfilm, avendo apprezzato il primo cortometraggio del regista, Şılde (1988),[1][2] garantendo comunque a quest'ultimo totale libertà creativa, per via degli effetti della perestrojka.[1]

Per quanto sul set non pensasse ad altro oltre al "trasmettere le emozioni che volevo condividere",[2] in fase di sceneggiatura Ömırbaev ha preso ispirazione al Woyzeck di Georg Büchner.[1] In una scena, un personaggio ne cita la massima «ogni uomo è un abisso, a uno gira la testa se ci guarda dentro»,[N 1][3] mentre in un'altra il protagonista va al cinema a vederne l'adattamento del '79 di Werner Herzog. Qairat Mahmetov è stato scelto come protagonista dopo essere stato notato dal regista su un autobus.[4]

Le riprese del film sono cominciate ad Almaty il 19 agosto 1991, lo stesso giorno dell'inizio del putsch di agosto a Mosca.[3] Si sono svolte anche in località del distretto di Balqaş e nella regione di Qyzylorda.[4] Per facilitare gli spostamenti tra location, di attrezzatura e personale, lo Stato ha fornito una locomotiva diesel con quattro carrozze alla produzione per tutta la durata delle riprese.[4][5] Essendo un esordiente, Ömırbaev era affiancato da professionisti dell'industria cinematografica sovietica come il direttore della fotografia Äubäkır Süleev,[4] la montatrice Rimma Beljakova[6] e lo scenografo Marat Imanbergenov.[4]

Distribuzione

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Per quanto completato nel 1991, il film è brevemente rimasto bloccato a causa della dissoluzione dell'Unione Sovietica avvenuta alla fine di quell'anno, che l'ha trasformato da film sovietico qual'era stato realizzato a kazako. È stato infine presentato in anteprima nell'agosto 1992 al Festival di Locarno.[7]

Accoglienza

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Riconoscimenti

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  1. ^ Traduzione di Giorgio Dolfini; in tedesco «Jeder Mensch ist ein Abgrund, es schwindelt einem, wenn man hinabsieht» o «Der Mensch ist ein Abgrund, es schwindelt Einem, wenn man hinunterschaut».
  1. ^ a b c (FR) Olivier De Bruyn e Yann Tobin, Darejan Omirbaev: “L'art contemporain est comme une partie d'échecs.”, in Positif, n. 491, gennaio 2002, pp. 28–31.
  2. ^ a b (FR) Jean-Michel Frodon, Darejan Omirbaev, réalisateur de «Tueur à gages», in Le Monde, 7 gennaio 1999. URL consultato il 12 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2021).
  3. ^ a b (FR) Michèle Levieux, Darejan Omirbaev: "L'homme est un gouffre, le regarder donne le vertige", in L'Humanité, 6 gennaio 1999. URL consultato il 12 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2024).
  4. ^ a b c d e (KK) Gülım Köpbaiqyzy, Дәрежан Өмірбаев - 60 жас. ретроспектива - Қайрат / видео, su Oner.kz, 1º febbraio 2023. URL consultato il 12 ottobre 2023.
  5. ^ (KK) Дарежан ОМИРБАЕВ: …Кризис мимо меня прошёл, in Delovoy Kazakhstan, 17 febbraio 2023. URL consultato il 12 ottobre 2023.
  6. ^ (FR) Jean-Pierre Thibaudat, Le cinéma kazakh brise la glace. Avec foi et peu de moyens, les studios d'Almaty produisent quelques films. Reportage., in Libération, 3 gennaio 1998. URL consultato il 12 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2021).
  7. ^ Paolo D'Agostini, Rap, violenza e povertà nel cinema del mondo, in La Repubblica, 11 agosto 1992, p. 31. URL consultato il 3 ottobre 2023.
  8. ^ Paolo D'Agostini, A Locarno la Cina è più vicina, in La Repubblica, 18 agosto 1992, p. 26. URL consultato il 3 ottobre 2023.
  9. ^ Michele Anselmi, Le due Cine sbancano Locarno (PDF), in l'Unità, 17 agosto 1992, p. 19. URL consultato il 12 ottobre 2023.

Collegamenti esterni

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