Riciclo del calcestruzzo

Il riciclo del calcestruzzo, nell'ambito del riciclaggio dei materiali edili, è l'insieme di processi che consentono il riutilizzo del materiale derivato dalla demolizione di edifici costruiti in cemento o calcestruzzo. Il riciclo costituisce un'alternativa più ecosostenibile ed economica al riversamento di questo materiale in discarica, anche per il risparmio nell'utilizzo del suolo che questo comporta.

Introduzione

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Diagramma che riporta la produzione di calcestruzzo in Giappone dal 1950, proiettato al 2050, con l'incremento di materiale di scarto derivato dalle demolizioni. Il quadro è in realtà variabile a seconda del contesto locale, ma il diagramma riportato è esemplificativo del rapporto tra produzione di materiale per l'edilizia e materiale derivato dallo smantellamento delle strutture per deterioramento o mutate esigenze.[1]

Il cemento, impiegato sia come tale che come legante del calcestruzzo, è uno dei materiali in assoluto più utilizzati nelle costruzioni, per le sue caratteristiche meccaniche (incrementate ulteriormente nel calcestruzzo armato mediante l'uso di armature d'acciaio) e per la sua estrema adattabilità alle più diverse esigenze dei progetti architettonici, sia residenziali che industriali e militari, e nella realizzazione di pavimentazioni stradali. La sua ampia diffusione, dalla Seconda Rivoluzione Industriale (dalla metà del XIX secolo in poi), e l'espansione dell'edilizia nel secolo scorso, soprattutto nel secondo dopoguerra, con la rapida sostituzione degli edifici per degrado, distruzione o mutate esigenze, ha portato al problema fondamentale dello smaltimento del materiale derivato dalla demolizione. Il materiale risultante dalla demolizione (CDW, ovvero Construction and Demolition Waste) arriva a costituire fino all'80% del volume prodotto in origine e, su scala mondiale, fino al 30%-40% del rifiuto solido rinvenibile in discarica; tutto questo pone dei seri problemi di smaltimento, sia per lo spazio necessario, sia per i costi di trasporto e le problematiche di inquinamento correlate.[2]. In sintesi, il riciclaggio di questo materiale offre tre vantaggi principali:[3]

  • minimizzare la domanda di nuove risorse per le costruzioni, con minore consumo di risorse naturali mediante cave e miniere;
  • diminuire la spesa e l'impiego di energia per la produzione e per il trasporto dei materiali (sia per quanto riguarda la fabbricazione che lo smaltimento);
  • promuovere il riutilizzo di materiali di risulta che altrimenti finirebbero in discarica, con consumo di suolo.

Trattamento e utilizzo

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Schema di flusso del riciclo del calcestruzzo in un quadro di economia circolare.[4]

Mentre il riciclo delle armature del calcestruzzo, opportunamente separate dalla matrice, è relativamente semplice trattandosi di acciaio (che può essere reimpiegato nell'industria metallurgica), la matrice stessa non è facilmente riciclabile in quanto il processo di idratazione del legante, che porta alla presa e all'indurimento, è irreversibile. Quindi il materiale di risulta può essere utilizzato soprattutto sotto forma di aggregati (inerti) per il confezionamento di nuovo calcestruzzo. Inoltre, la pezzatura del materiale da demolizione è fortemente irregolare. La qualità degli aggregati derivati all'origine, direttamente dalla demolizione, è quindi bassa e deve essere migliorata mediante opportuni trattamenti. La demolizione selettiva, con la separazione all'origine delle diverse categorie di materiali, permette un processo di riciclo più efficiente e veloce.[5] Inoltre, la qualità degli aggregati risulta migliore se provenienti da impianti di trattamento presenti sul sito di demolizione, in cui la scelta del materiale è più agevole, controllata e omogenea, piuttosto che da impianti non in loco che accettino materiale da diversi siti di demolizione; la localizzazione degli impianti consente inoltre di eliminare le spese di trasporto.[6]

Il materiale innanzitutto, dopo l'eliminazione dei contaminanti, deve essere ridotto alla granulometria opportuna mediante frantoi a mascelle o a urto. La qualità del materiale migliora progressivamente con il numero di trattamenti, che dipende dalla tipologia di utilizzo; tuttavia diminuisce il recupero per la progressiva polverizzazione.[7] Inoltre, l'osservazione della microstruttura degli aggregati da demolizione evidenzia rispetto agli aggregati di origine primaria la presenza all'interfaccia malta-aggregati di micro-fratturazione e porosità che ne riducono la resistenza e aumentano l'assorbimento d'acqua, peggiorandone le proprietà meccaniche[8] La durabilità degli aggregati può essere ulteriormente migliorata mediante trattamenti addizionali volti a incrementare densità, elasticità e resistenza e nel contempo a diminuirne il contenuto di acqua, mediante tecniche di "rubbing and heating",[N 1] che sostanzialmente risultano nella deidratazione della malta di cemento aderente agli aggregati e nella sua rimozione meccanica.[9]. Ulteriori miglioramenti nel prodotto finito, si possono ottenere mediante additivi specifici come cenere di carbone da centrali termoelettriche (fly ash),[10] che potenzialmente può sostituire il cemento tipo Portland, oppure miscele di sabbia,[11] o ancora di vetro, quest'ultimo come sostituto degli aggregati fini nel calcestruzzo autocompattante (SCC).[12] In generale, questa tipologia di trattamenti consente di migliorare la microstruttura degli aggregati sigillando pori e microfratture, diminuire l'assorbimento dell'acqua, aumentare la resistenza ai cicli gelo-disgelo e all'attacco dei solfati e migliorare infine l'aderenza tra matrice cementizia e aggregati.[13]

Il riutilizzo di cemento o calcestruzzo derivato da demolizione può avvenire nei seguenti modi:

  • Utilizzo diretto come materiale inerte. L'area di maggiore utilizzo per questo tipo di materiale è la costruzione di massicciate di fondazione per pavimentazione stradale, in sostituzione di materiali lapidei di cava. Si tratta quindi di materiale allo stato granulare, con o senza un legante cementizio. La scelta della granulometria dipende dal tipo di progetto e dalle caratteristiche del substrato stradale. La qualità richiesta per gli aggregati è generalmente non elevata.[14][15]
  • Riciclo effettivo come aggregati per calcestruzzo. Poiché la domanda di inerti per fondo stradale non esaurisce la disponibilità di cemento/calcestruzzo da demolizione, gioca un ruolo fondamentale il riutilizzo degli aggregati nel confezionamento di nuovo calcestruzzo.[16] Per questo tipo di uso si rende necessario l'impiego di aggregati di qualità elevata, sottoposti ai processi di selezione e miglioramento descritti.[17]
  • La polvere e i frammenti non utilizzabili come aggregati, derivati dai processi di trattamento, possono ancora essere utilizzati per la stabilizzazione dei terreni, e in particolare la polvere come componente grezzo per la fabbricazione di cemento.[18]

In Italia

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Mentre in diversi altri paesi dell'Unione Europea il riciclo di aggregati è una realtà consolidata, l'Italia risulta essere molto indietro,[19] penalizzata soprattutto dalle norme di legge, che limitano fortemente l'utilizzo di aggregati riciclati da demolizione nei calcestruzzi ordinari, permettendone l'uso al 100% solamente per i calcestruzzi non strutturali (classe C8/10).[N 2][20] Questo campo di attività in Italia si può considerare agli inizi.

Il settore degli aggregati nei principali Paesi europei al 2018
Fonte: Legambiente[21]
Paese Sabbia e ghiaia estratte
Mm3
Aggregati riciclati e riutilizzati
Mm3
Aggregati artificiali
Mm3
Germania 157 43,6 26,4
Polonia 121,2 11,5 6
Francia 72,1 67,8 2,4
Italia 38,7 0 3,6
Austria 38,2 2,4 1,8
Romania 35,8 0,6 0
Regno Unito 32,1 39,3 4,5
Paesi Bassi 29,6 12,6 0
Spagna 21,3 1,6 0,4
Utilizzo consentito di aggregati da riciclo in Italia
Fonte: Supplemento ordinario alla “Gazzetta Ufficiale„ n. 42 del 20 febbraio 2018 - Serie generale; pp. 311-312, Tab. 11.2.III.
Origine del materiale da riciclo Classe del calcestruzzo percentuale di impiego
demolizioni di edifici (macerie) = C 8/10 fino al 100%
demolizioni di solo calcestruzzo e c.a.
(frammenti di calcestruzzo ≥ 90%,
UNI EN 933-11:2009)
≤ C 20/25
≤ C 30/37
≤ C 45/55
fino al 60%
≤ 30%
≤ 20%
Riutilizzo di calcestruzzo interno
negli stabilimenti di prefabbricazione
qualificati - da qualsiasi classe
Classe minore del
calcestruzzo di origine

Stessa classe del
calcestruzzo di origine
fino al 15%


fino al 10%

Esplicative

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  1. ^ fresatura e riscaldamento
  2. ^ Il calcestruzzo non strutturale non deve essere impiegato per la costruzione di elementi portanti, ma viene utilizzato solo per livellamenti e riempimenti o per isolamento termico; ha quindi caratteristiche di durabilità e di resistenza meccanica inferiori a quelli dei calcestruzzi ordinari.

Bibliografiche

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  1. ^ Shomal Zadeh et al. (2023), p. 787, fig. 2
  2. ^ Shomal Zadeh et al. (2023), pp. 784-789
  3. ^ Shomal Zadeh et al. (2023), p. 785
  4. ^ Shima et al. (2005), p. 53, fig.1, modificata
  5. ^ Zanchini e Nanni (2021)
  6. ^ Tomosawa et al. (2004), p. 6
  7. ^ Tomosawa et al. (2004), p. 6
  8. ^ Al-Waked et al. (2022), pp. 8-10
  9. ^ Shima et al. (2005), pp. 53-55
  10. ^ Al-Waked et al. (2022), pp. 12-13
  11. ^ Al-Waked et al. (2022), p. 13
  12. ^ Shomal Zadeh et al. (2023), p. 788
  13. ^ Al-Waked et al. (2022), pp. 12-13
  14. ^ Tomosawa et al. (2004), p. 4
  15. ^ Shima et al. (2005), pp. 53-54
  16. ^ Tomosawa et al. (2004), p. 4
  17. ^ Tomosawa et al. (2004), p. 5
  18. ^ Shima et al. (2005), p. 55
  19. ^ Zanchini e Nanni (2021), p. 16
  20. ^ Supplemento ordinario alla “Gazzetta Ufficiale„ n. 42 del 20 febbraio 2018 - Serie generale; pp. 311-312, Tab. 11.2.III.[1]
  21. ^ Zanchini e Nanni (2021), p. 16

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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