Pseudoryx nghetinhensis
Il saola (Pseudoryx nghetinhensis) chiamato anche unicorno asiatico o raramente bue di Vu Quang, è uno dei mammiferi più rari al mondo, un bovino originario delle foreste della catena montuosa dell'Annam in Vietnam e Laos. L'animale venne descritto solo nel 1993 in seguito alla scoperta dei suoi resti nel Parco nazionale di Vũ Quang da parte di un'indagine congiunta del Ministero delle foreste vietnamita e del World Wide Fund for Nature (WWF).[2][3][4] Da allora, è stato tentato più volte di mantenere i saola in cattività, ma questi tentativi furono di breve durata poiché molti degli esemplari morivano nel giro di settimane o mesi.[5] La specie è stata segnalata per la prima volta nel 1992 da Do Tuoc, un ecologo forestale, e dai suoi soci.[5] La prima fotografia di un saola vivente è stata scattata in cattività nel 1993. La più recente è stata scattata nel 2013 da una macchina fotografica attivata a movimento nella foresta del Vietnam centrale.[6][7] Si tratta dell'unica specie del genere Pseudoryx.
Saola | |
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Stato di conservazione | |
Critico[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Artiodactyla |
Famiglia | Bovidae |
Sottofamiglia | Bovinae |
Tribù | Bovini |
Genere | Pseudoryx Dung, Giao, Chinh, Tuoc, Arctander & MacKinnon, 1993 |
Specie | P. nghetinhensis |
Nomenclatura binomiale | |
Pseudoryx nghetinhensis Dung, Giao, Chinh, Tuoc, Arctander, MacKinnon, 1993 | |
Areale | |
Distribuzione del saola nel 2012 secondo i dati dell'IUCN. |
Tassonomia
modificaNel maggio 1992, il Ministero delle Foreste del Vietnam inviò una squadra di indagine per esaminare la biodiversità del Parco nazionale di Vu Quang, di recente istituzione. In questa squadra c'erano Do Tuoc, Le Van Cham e Vu Van Dung (del Forest Inventory and Planning Institute); Nguyen Van Sang (dell'Institute of Ecological and Biological Resources); Nguyen Thai Tu (della Vinh University ); e John MacKinnon (del World Wildlife Fund). Il 21 maggio, la squadra si procurò un cranio con un paio di strane, lunghe corna appuntite da un cacciatore locale. Il giorno seguente ne incontrarono un paio simili nella catena montuosa Annamite nella regione nord-orientale della riserva. La squadra attribuì queste caratteristiche a una nuova specie di bovide, chiamandola "saola" o "bue Vu Quang" per evitare confusione con il simpatrico serow. Il WWF annunciò ufficialmente la scoperta della nuova specie il 17 luglio 1992.[8]
Secondo lo specialista della biodiversità Tony Whitten, sebbene il Vietnam vanti una varietà di flora e fauna, molte delle quali sono state descritte solo recentemente, la scoperta di un animale grande come il saola fu piuttosto inaspettata. Il saola è stato il primo grande mammifero ad essere scoperto nella zona da 50 anni.[9] Gli avvistamenti di un saola vivo sono state poche e distanti tra loro, limitate alla catena montuosa dell'Annam.[10]
Il nome scientifico del saola è Pseudoryx nghetinhensis. È l'unico membro del genere Pseudoryx ed è classificato nella famiglia Bovidae. La specie venne descritta per la prima volta nel 1993 da Vu Van Dung, Do Tuoc, dai biologi Pham Mong Giao e Nguyen Ngoc Chinh, Peter Arctander, dell'Università di Copenaghen, e John MacKinnon.[2] La scoperta dei resti di saola nel 1992 ha generato un enorme interesse scientifico a causa delle inusuali caratteristiche fisiche dell'animale. La saola differisce significativamente da tutti gli altri generi di bovidi nell'aspetto e nella morfologia, abbastanza da collocarla in un genere a sé stante.
Un recente studio sul sequenziamento del DNA mitocondriale ribosomiale di un ampio campione di taxon divide la famiglia dei bovidi in due principali cladi subfamiliari. Il primo clade è la sottofamiglia Bovinae composta da tre tribù: Bovini (bovini e bufali, tra cui la saola), Tragelaphini (bovidi africani con corna a spirale) e Boselaphini (il nilgai e l'antilope quadricorne). Il secondo clade è la sottofamiglia Antilopinae, che include tutti gli altri bovidi. Antilopinae è composta da tre tribù: Caprini (capre, pecore e buoi muschiati), Hippotragini (antilopi simili a cavalli) e Antilopini (gazzelle).
Poiché i suoi tratti fisici sono così complessi da classificare, Pseudoryx è stato classificato in vari modi, sia come membro della sottofamiglia Caprinae che come appartenente a una qualsiasi delle tre tribù della sottofamiglia Bovinae: Boselaphini, Bovini e Tragelaphini. Tuttavia, l'analisi del DNA ha portato gli scienziati a collocare il saola come membro della tribù Bovini.[11] La morfologia delle sue corna, dei denti e di alcune altre caratteristiche indicano che dovrebbe essere raggruppato con bovidi meno derivati o più ancestrali.[12] Il consenso scientifico potrebbe portare a classificare il saola come unico membro di una nuova tribù proposta, i Pseudorygini.
Etimologia
modificaIl nome "saola" è stato tradotto come "dalle corna a fuso", derivato da una lingua Tai del Vietnam.[13] Il significato è lo stesso nella lingua Lao (ເສົາຫລາ, scritto anche ເສົາຫຼາ/sǎo-lǎː/ in Lao). Il nome della specie, nghetinhensis, fa riferimento alle due province vietnamite di Nghệ An e Hà Tĩnh, mentre il nome del genere Pseudoryx significa "simile ad Oryx", in riferimento alla somiglianza dell'animale con l'orice arabo. Il popolo Hmong del Laos si riferisce all'animale come saht-supahp, un termine derivato dal laotiano (ສັດສຸພາບ /sàt supʰáːp/) che significa "l'animale educato", poiché si dice si muova silenziosamente nella foresta. Altri nomi usati dai gruppi minoritari nell'areale del saola sono lagiang (Van Kieu), a ngao (Ta Oi) e xoong xor (Katu).[9] Nella stampa, i saola sono stati definiti "unicorni asiatici"[10], un appellativo apparentemente dovuto alla sua rarità e alla natura gentile dell'animale, e forse perché sia il saola che l'orice sono stati spesso collegati al mito dell'unicorno. Tuttavia, non esiste alcun collegamento noto con il mito dell'unicorno occidentale o con l'"unicorno cinese", il qilin.
Descrizione
modificaIn una pubblicazione del 1998, William G. Robichaud, il coordinatore del Saola Working Group, registrò le misure fisiche di una femmina di saola in cattività, che soprannominò "Martha", in un serraglio laotiano. L'esemplare venne osservato per circa 15 giorni fino alla sua morte per cause sconosciute. Robichaud ha notato che l'altezza della femmina era di 84 centimetri al garrese; la schiena era leggermente arcuata, quasi 12 centimetri più alta dell'altezza al garrese. La lunghezza complessiva dell'animale era di 150 centimetri.[14] Le caratteristiche generali del saola, come mostrato dagli studi del 1993-5 e dallo studio del 1998, includono un mantello marrone cioccolato con macchie bianche sul viso, sulla gola e sui lati del collo, una tonalità di marrone più chiara sul collo e sul ventre, una striscia dorsale nera e un paio di corna quasi parallele, presenti in entrambi i sessi.[2][14][15]
Robichaud notò che il pelo, dritto e lungo 1,5-2,5 centimetri, era morbido e sottile, una caratteristica insolita per un animale associato ad habitat montani, in almeno alcune parti del suo areale. Mentre il pelo risultava corto sulla testa e sul collo, si ispessiva fino a diventare lanoso nella parte interna delle zampe anteriori e sul ventre. Studi precedenti al 1998 riportavano un accenno di rosso nelle pelli ispezionate. Il collo e il ventre sono di una tonalità di marrone più chiara rispetto al resto del corpo. Un'osservazione comune in tutti e tre gli studi sopra menzionati è una striscia spessa 0,5 centimetri che si estende dalle spalle alla coda lungo la parte centrale del dorso. La coda, che misurava 23 centimetri nell'esemplare di Robichaud, era suddivisa da tre bande di colore orizzontali: marrone alla base, nera sulla punta e bianca al centro.[2][14][15] La pelle del saola è spessa 1–2 millimetri sulla maggior parte del corpo, ispessendosi fino a 5 millimetri vicino alla nuca e nella parte superiore delle spalle. Si pensa che questo adattamento protegga l'animale sia dai predatori che dalle corna dei rivali durante i combattimenti intraspecifici.[16] Si stima che i saola pesino tra i gli 80 e i 100 kg.[17]
Il saola possiede pupille rotonde con iridi marrone scuro che appaiono arancioni quando vengono illuminate; un gruppo di baffi bianchi lunghi circa 2 centimetri con una presunta funzione tattile sporge dall'estremità del mento. L'esemplare osservato da Robichaud poteva estendere la lingua fino a 16 centimetri e raggiungere gli occhi e le parti superiori del viso con essa; la superficie superiore della lingua è ricoperta da sottili barbigli rivolti all'indietro. Robichaud osservò che una delle due ghiandole mascellari presentava una cavità quasi rettangolare con dimensioni di 9×3,5×1,5 centimetri, coperta da un lembo spesso 0,8 centimetri. Le ghiandole mascellari del saola sono probabilmente le più grandi tra quelle di tutti gli altri animali conosciuti. Le ghiandole sono ricoperte da una secrezione densa, pungente, grigio-verde, semisolida sotto la quale si trova una guaina di pochi peli piatti. Robichaud osservò diversi pori, usati probabilmente per la secrezione, sulla superficie superiore della palpebra. Ogni macchia bianca sul viso ospitava uno o più noduli da cui si originano peli bianchi o neri lunghi 2-2,5 centimetri. Queste secrezioni vengono solitamente strofinate contro la parte inferiore della vegetazione, lasciando una pasta muschiata e pungente. Le impronte delle zampe anteriori misuravano 5-6 centimetri di lunghezza per 5,3-6,4 centimetri di larghezza, mentre quelle lasciate dalle zampe posteriori misuravano 6 centimetri di lunghezza per 5,7-6 centimetri di larghezza.[14]
Entrambi i sessi possiedono corna leggermente divergenti simili nell'aspetto e che formano quasi lo stesso angolo con il cranio, ma differiscono nella loro lunghezza.[4] Le corna sono generalmente marrone scuro o nere e lunghe circa 35-50 centimetri; il doppio della lunghezza della testa.[14] Studi del 1993 e del 1995 hanno fornito la distanza massima tra le punte delle corna di esemplari selvatici a 20 centimetri,[2][15] ma la femmina osservata da Robichaud mostrava una divergenza di 25 centimetri tra le punte. Robichaud, inoltre, notò che le corna erano distanti 7,5 centimetri alla base. Mentre studi precedenti all'affermazione di Robichaud sostenevano che le corna fossero uniformemente circolari in sezione trasversale, Robichaud osservò che il suo esemplare aveva corna con una sezione trasversale quasi ovale. I lati della base delle corna sono ruvidi e dentellati.[14]
Distribuzione e habitat
modificaIl saola ha uno degli areali più piccoli di qualsiasi grande mammifero.[18] Abita foreste umide sempreverdi o decidue nell'Asia sud-orientale, preferendo le valli fluviali. Sono stati segnalati avvistamenti da ripide valli fluviali a 300-1.800 metri sul livello del mare. In Vietnam e Laos, l'areale della specie sembra coprire circa 5.000 km2, comprese quattro riserve naturali. Durante gli inverni, migra verso le pianure.[19] Nella catena Annamita settentrionale, è stato avvistato principalmente vicino a corsi d'acqua ad altitudini di 592-1.112 metri (1.942-3.648 piedi).[20]
Biologia
modificaLa gente del posto riferisce che il saola è attivo sia durante il giorno che di notte, ma preferisce riposare durante le ore calde del mezzogiorno. Robichaud notò che la femmina in cattività era attiva principalmente durante il giorno, ma ha sottolineato che l'osservazione potrebbe essere stata influenzata dall'ambiente non familiare in cui si trovava l'animale. Quando riposava, l'animale ritirava le zampe anteriori verso l'interno, sotto il ventre, estendeva il collo in modo che il mento toccasse il terreno e chiudeva gli occhi.[14] Sebbene apparentemente solitario, le popolazioni locali affermano che il saola viva in gruppi di due o tre[2] fino a sei o sette individui. I comportamenti sociali del saola assomigliano a quelli del tragelafo meridionale, dell'anoa e del sitatunga.[15]
Robichaud osservò che la femmina in cattività era calma in presenza di persone, ma aveva paura dei cani. Quando un cane si avvicinava, l'animale cominciava a sbuffare, piegando la testa in avanti e puntando le corna verso l'aggressore. In questa posizione difensiva le orecchie puntavano all'indietro e rimaneva rigida con la schiena inarcata. Nel frattempo, non prestava quasi attenzione a ciò che la circondava. La femmina osservata da Robichaud urinava e defecava separatamente, abbassando le zampe posteriori e la parte inferiore del corpo, un'osservazione comune tra i bovidi. L'esemplare trascorreva molto tempo a pulirsi con la sua lunga lingua. Il comportamento di marcatura nella femmina comportava l'apertura del lembo della ghiandola mascellare e il rilascio di una secrezione pungente su rocce e vegetazione. Di tanto in tanto emetteva brevi belati.[14]
Dieta
modificaRobichaud offrì all'esemplare in cattività Asplenium, Homalomena e varie specie di arbusti o alberi a foglia larga della famiglia Sterculiaceae. L'esemplare si nutrì di tutte le piante offertegli, mostrando preferenza per le specie di Sterculiaceae. Non strappava le foglie dai rami, preferendo masticarle o tirarle verso la bocca usando la sua lunga lingua. Si nutriva principalmente durante il giorno e raramente al buio.[14] Si dice che il saola si nutra anche di Schismatoglottis, a differenza di altri erbivori nel suo areale.[14]
Riproduzione
modificaSono disponibili pochissime informazioni sul ciclo riproduttivo del saola. È probabile che la saola abbia una stagione dell'accoppiamento fissa, da fine agosto a metà novembre; sono state documentate solo nascite di singoli vitelli, principalmente durante l'estate tra metà aprile e fine giugno.[14][16] In assenza di dati più specifici, il periodo di gestazione è stato stimato come simile a quello delle varie specie di Tragelaphus, circa 33 settimane.[14] In tre occasioni documentate da parte di abitanti di villaggi locali, tre femmine accompagnate da cuccioli vennero uccise da cacciatori locali. Nei cuccioli uccisi, uno possedeva corna lunghe 9,5 centimetri, un altro di 15 centimetri e il terzo 18,8 centimetri; queste diverse lunghezze delle corna suggeriscono una stagione delle nascite che si estende per almeno due o tre mesi.[15]
Conservazione
modificaIl saola è attualmente considerata una specie in Pericolo Critico per la Lista Rossa IUCN.[1] I suoi requisiti specifici per gli habitat in cui vive e l'avversione alla vicinanza umana, lo mettono in pericolo attraverso la perdita e la frammentazione dell'habitat. Il saola subisce perdite anche attraverso la caccia locale e il commercio illegale di pellicce, parti del corpo per le medicine tradizionali e per l'uso della carne nei ristoranti e nei mercati alimentari.[21] A volte vengono anche catturati in trappole che sono state posizionate per catturare animali che razziano i raccolti, come cinghiali, sambar e muntjac. Finora più di 26.651 trappole sono state rimosse dagli habitat del saola da gruppi di conservazione.[22]
La caratteristica principale dell'area occupata dalla saola è la sua lontananza dalla presenza umana.[23] I saola vengono cacciati per la carne, ma i cacciatori che uccidono questi animali guadagnano stima nel loro villaggio anche solo per l'uccisione in se di una preda così rara. A causa della rarità dell'animale, la gente del posto attribuisce molto più valore al saola rispetto alle specie più comuni. Poiché le persone in questa zona sono cacciatori tradizionali, il loro atteggiamento riguardo all'uccisione del saola è difficile da cambiare; questo rende difficile la loro conservazione. L'intenso interesse della comunità scientifica ha effettivamente motivato i cacciatori a catturare esemplari vivi. L'abbattimento commerciale è stato interrotto nell'area della riserva naturale di Bu Huong, ed è stato ufficialmente vietato il disboscamento entro i confini della riserva.[23]
Le specie di interesse per la conservazione sono spesso difficili da studiare; ci sono spesso ritardi nell'implementazione o nell'identificazione delle esigenze di conservazione necessarie a causa della mancanza di dati,[24] e poiché la specie è così rara, c'è una continua mancanza di dati adeguati; questo è uno dei maggiori problemi che la conservazione del saola deve affrontare. Gli scienziati qualificati non hanno mai osservato il saola in natura. Sfortunatamente, poiché è improbabile che esistano popolazioni di saola intatte, le indagini sul campo per scoprire queste popolazioni non sono una priorità di conservazione.[24]
Il Saola Working Group è stato formato dall'Asian Wild Cattle Specialist Group della IUCN Species Survival Commission nel 2006[25] per proteggere i saola e il loro habitat. Questa coalizione comprende circa 40 esperti dei dipartimenti forestali del Laos e del Vietnam, l'Istituto di ecologia e risorse biologiche del Vietnam, la Vinh University, biologi e ambientalisti della Wildlife Conservation Society e il World Wide Fund for Nature.[26]
Un gruppo di scienziati dell'Accademia vietnamita di scienza e tecnologia nel centro di Hanoi, all'interno dell'Istituto di biotecnologia, ha studiato un tentativo di ultima istanza di conservazione della specie attraverso la clonazione, un approccio estremamente difficile anche nel caso di specie ben comprese.[4] Tuttavia, la mancanza di donatrici di ovociti enucleati e di femmine recettive di saola, così come le barriere interspecifiche, compromettono notevolmente il potenziale successo della tecnica di clonazione.[27]
I ricercatori si sono stabiliti nei villaggi attorno alla Phou Sithon Endangered Species Conservation Area (PST) dove sono stati avvistati i saola. Sulla base di interviste condotte tra gli abitanti del villaggio, hanno affermato che i bracconieri entrano anche nelle aree protette, cacciando illegalmente gli ultimi saola. Il gruppo ha sottolineato la necessità di una maggiore regolamentazione umana per tenere sotto controllo la sostenibilità della fauna selvatica.[28]
Nella cultura
modificaLa mascotte dei Giochi del Sud-Est asiatico del 2021 fu Sao La. Questa mascotte di Ngô Xuân Khôi ha sconfitto altre 557 mascotte proposte, emergendo come vincitore del concorso di ricerca del 2019.[29]
Vedi anche
modifica- Muntjak di Putao (Muntiacus putaoensis)
- Muntjak dell'Annam (Muntiacus truongsonensis)
- Muntjak gigante (Muntiacus vuquangensis)
- Coniglio striato annamita (Nesolagus timminsi)
Note
modifica- ^ a b Timmins, R. J., Hedges, S. e Robichaud, W., Pseudoryx nghetinhensis, 2016, pp. e.T18597A166485696.
- ^ a b c d e f V. V. Dung, P. M. Giao, N. N. Chinh, D. Tuoc, P. Arctander e J. MacKinnon, A new species of living bovid from Vietnam, in Nature, vol. 363, n. 6428, 1993, pp. 443–445, DOI:10.1038/363443a0.
- ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Species Pseudoryx nghetinhensis, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
- ^ a b c R. Stone, The Saola's Last Stand, in Science, vol. 314, n. 5804, 2006, pp. 1380–1383, DOI:10.1126/science.314.5804.1380.
- ^ a b Richard Stone, Mystery in Vietnam, in Smithsonian, Agosto 2008, pp. 18–20.
- ^ Saola sighting in Vietnam raises hopes for rare mammal's recovery: Long-horned ox photographed in forest in central Vietnam, 15 years after last sighting of threatened species in wild, in The Guardian, 2013.
- ^ Saola Rediscovered: Rare Photos of Elusive Species from Vietnam, su worldwildlife.org, World Wildlife Federation, 2013.
- ^ Saola still a mystery 20 years after its spectacular debut, in World Wildlife Fund, 21 maggio 2012. URL consultato il 12 aprile 2016.
- ^ a b S. Cox, N.T. Dao, A.G. Johns e K. Seward, Proceedings of the "Rediscovering the saola – a status review and conservation planning workshop", Pu Mat National Park, Con Cuong District, Nghe An Province Vietnam, 27-28 February 2004 (PDF), a cura di J. Hardcastle, Hanoi, Vietnam, WWF Indochina Programme, SFNC Project, Pu Mat National Park, 2004, pp. 1–115.
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- ^ Saola. WWF. (n.d.). accesso March 18, 2022, from https://wwf.panda.org/discover/our_focus/wildlife_practice/profiles/mammals/saola/
- ^ Neil Burgess, The Saola (Pseudoryx Nghetinhensis) in Vietnam - New Information on Distribution and Habitat Preferences, and Conservation Needs, in GreenFile, 1997.
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- ^ a b Neville Kemp, Michael Dilger, Neil Burgess e Chu Van Dung, The saola (Pseudoryx nghetinhensis) in Vietnam - new information on distribution and habitat preferences, and conservation needs, in Oryx, vol. 31, n. 1, 2003, pp. 37–44, DOI:10.1046/j.1365-3008.1997.d01-86.x.
- ^ a b Samuel T. Turvey, Cao Tien Trung, Vo Dai Quyet, Hoang Van Nhu, Do Van Thoai, Vo Cong Anh Tuan, Dang Thi Hoa, Kouvang Kacha e Thongsay Sysomphone, Interview-based sighting histories can inform regional conservation prioritization for highly threatened cryptic species, in Journal of Applied Ecology, vol. 52, n. 2, 1º Aprile 2015, pp. 422–433, DOI:10.1111/1365-2664.12382.
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- ^ Mariana Rojas, Felipe Venegas, Enrique Montiel, Jean Luc Servely, Xavier Vignon e Michel Guillomot, Attempts at Applying Cloning to the Conservation of Species in Danger of Extinction, in International Journal of Morphology, vol. 23, n. 4, 2005, pp. 329–336, DOI:10.4067/S0717-95022005000400008.
- ^ Chanthasone Phommachanh, Dusit Ngoprasert, Robert Steinmetz, Tommaso Savini e George A. Gale, Habitat Use of the Saola Pseudoryx nghetinhensis (Mammalia; Bovidae) Based on Local Sightings in the Northern Annamite Mountains of Lao PDR, in Tropical Conservation Science, vol. 10, 2017, DOI:10.1177/1940082917713014.
- ^ (VI) Công bố và trao giải cuộc thi sáng tác biểu trưng, biểu tượng vui SEA Games 31 và ASEAN Para Games 11 năm 2021, tại Việt Nam, su Vietnam Sports Administration. URL consultato il 20 Novembre 2020.
Bibliografia
modifica- William DeBuys, The Last Unicorn: A Search for One of Earth's Rarest Creatures, Back Bay Books, 2015, ISBN 978-0-316-23287-6.
- Shuker, Karl P.N. The New Zoo: New and Rediscovered Animals of the Twentieth Century, House of Stratus, 2002 ISBN 978-1842325612
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pseudoryx nghetinhensis
- Wikispecies contiene informazioni su Pseudoryx nghetinhensis
Collegamenti esterni
modifica- Il nuovo «unicorno» che nessuno ha visto, Corriere della Sera, marzo 2010.
- Saola factsheet. su Ultimate Ungulate.
- The Vu Quang Bovid (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2005). su BrainBox (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2004).
- Vu Quang Ox - Pseudoryx nghetinhensis (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2009). su United Nations Environment Programme World Conservation Monitoring Centre.
- " A new species of living bovid from Vietnam.", in Nature, giugno 1993.
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