Sarcofago di Adelfia
Il sarcofago di Adelfia è un sarcofago in marmo di età costantiniana[1], rivenuto il 12 giugno del 1872 nella catacombe di San Giovanni a Siracusa durante la campagna di scavi diretta da Francesco Saverio Cavallari, con lo scopo di accertare l'epoca delle catacombe presenti. È composto da una cassa principale sormontata da un coperchio di dimensioni inferiori (20 x 200 x 81 cm). Il sarcofago è attualmente conservato al Museo Paolo Orsi di Siracusa. Rappresenta uno dei più importanti esempi, col sarcofago di Giunio Basso, di scultura a soggetto cristiano nell'epoca costantiniana.
Sarcofago di Adelfia | |
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Autore | sconosciuto |
Data | 330-355 |
Materiale | marmo |
Dimensioni | 69×207×85 cm |
Ubicazione | Museo Paolo Orsi, Siracusa |
Il sarcofago
modificaIl nome del sarcofago deriva dall'ipotesi che sia stato utilizzato per la sepoltura della nobildonna romana Adelfia[2], moglie del comes Balerius (Valerius): il medaglione centrale rappresenterebbe un ritratto della coppia, menzionata al centro del coperchio da un'epigrafe disposta su tre linee su sfondo rosso:
- (H)IC ADELFIA C(LARISSIMA) F(EMINA)
- POSITA CONPAR
- BALERI COMITIS
- Qui è deposta Adelfia, famosissima donna, moglie del conte Valerio.
Il sarcofago presenta tredici decorazioni di iconografia cristiana disposte su doppio registro sulla cassa: di queste, la maggioranza (otto) sono tratte dal Nuovo Testamento mentre le rimanenti sono citazioni del Vecchio Testamento.
L'identificazione di Adelfia e Valerio
modificaSecondo quanto si apprende dal primo resoconto sugli scavi[3] e dalle fonti[4], il ritrovamento del sarcofago suscitò un certo stupore, non per la presenza dei resti di un solo defunto espressamente dichiarato dall'epigrafe, ma per la disposizione della salma, non consona ad un monumento funerario così ricco di iconografie. Inoltre non si spiegherebbe il doppio ritratto per una sepoltura unica e le incertezze tipografiche. Questo, assieme alle differenti misure del coperchio, portò ad un dibattito sulla datazione dell'opera, sull'identificazione di Adelfia e Valerio come coppia effettivamente vissuta nel IV secolo e sull'integrità del sarcofago attraverso i secoli. Mentre poco si conosce di Adelfia, recenti studi[4] hanno identificato il comes Baleri con Valerio, amico di Sant'Agostino e citato dallo stesso nell'introduzione del De nuptiis et concupiscentiâ (o Le nozze e la concupiscenza), scritto nel 419. Tale tesi è basata sull'integrità religiosa del conte Valerio, sulla cronologia in riferimento alle modifiche strutturali della zona in cui il sarcofago è stato ritrovato e sulla possibilità di aver riutilizzato due pezzi, la cassa e il coperchio, di diversa provenienza.[4]
Le decorazioni
modificaTutte le didascalie devono essere lette da sinistra a destra.
Note
modifica- ^ Museo Archeologico Paolo Orsi, Regione Sicilia [1],
- ^ Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana
- ^ Cavallari, pp. 22-27.
- ^ a b c M. Sgarlata, pp. 15-32.
Bibliografia
modifica- Santi Luigi Agnello, Il sarcofago di Adelfia, Volume 25, Società "Amici delle catacombe", Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, 1956.
- Francesco Saverio Cavallari, Sul sarcofago ritrovato nelle catacombe di Siracusa nel giugno 1872, Bullettino della Commissione di Antichità e Belle Arti di Sicilia 5, 1872.
- Mariarita Sgarlata, Et Lux Fuit, Le catacombe e il sarcofago di Adelfia,, ISBN 88-317-2588-2, Arnaldo Lombardi Editore srl, Palermo - Siracusa,1998.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
modifica- Il presepe più antico del mondo scolpito in un sarcofago di Siracusa, in La Repubblica, 27 dicembre 2015. URL consultato il 30 giugno 2017.