Sirena (sommergibile)
Il Sirena è stato un sommergibile della Regia Marina.
Sirena | |
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Sommergibile Sirena ripreso durante il transito sotto il ponte girevole di Taranto | |
Descrizione generale | |
Tipo | Sommergibile di piccola crociera |
Classe | Sirena |
Proprietà | Regia Marina |
Cantiere | CRDA, Monfalcone |
Impostazione | 1º maggio 1931 |
Varo | 26 gennaio 1933 |
Entrata in servizio | 2 ottobre 1933 |
Destino finale | autoaffondato il 9 settembre 1943 in seguito all'armistizio |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento in immersione | 842,2 t |
Dislocamento in emersione | 678,95 t |
Lunghezza | fuori tutto 60,18 m |
Larghezza | 6,45 m |
Pescaggio | 4,66 m |
Profondità operativa | 80 m |
Propulsione | 2 motori diesel Tosi da 1350 CV totali 2 motori elettrici Magneti Marelli da 800 CV totali |
Velocità in immersione | 7,5 nodi |
Velocità in emersione | 14 nodi |
Autonomia | in emersione: 2200 mn a 12 nodi o 5000 mn a 8 nodi in immersione:8 mn alla velocità di 8 nodi o 72 mn a 4 nodi |
Equipaggio | 4 ufficiali, 32 sottufficiali e marinai |
Armamento | |
Armamento |
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Note | |
Motto | E gurgite dominans[1] |
informazioni prese da [1] e[2] | |
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Storia
modificaDopo l'ultimazione fu dislocato a Brindisi, inquadrato nella X Squadriglia Sommergibili[2].
Nel 1934 compì un viaggio di addestramento nel bacino orientale del Mediterraneo; nei due anni successivi fu ancora impiegato per l'addestramento, in acque italiane[2].
Partecipò alla guerra di Spagna con una singola missione di 16 giorni, nel gennaio 1937; non avvistò alcuna nave sospetta[2].
All'ingresso dell'Italia nel secondo conflitto mondiale aveva base a Tobruk[2][3].
Il 18 giugno 1940 lasciò la base libica al comando del tenente di vascello Raul Galletti, diretto nelle acque prospicienti Sollum[2][3]. Il 20 individuò un cacciatorpediniere britannico e si portò all'attacco, ma fu rilevato dalla nave prima di poter attaccare e quindi pesantemente bombardato con cariche di profondità[2][3]. Con gravi danni ed infiltrazioni d'acqua, dovette fare anticipatamente ritorno a Tobruk, il 22 giugno[2][3].
Dato che la base libica non era attrezzata per riparare danni di vasta entità, il 25 giugno il sommergibile, compiute le prime riparazioni indispensabili, ripartì per trasferirsi a Taranto, dove avrebbe ricevuto lavori più approfonditi[2][3]. Quattro giorni dopo, mentre transitava nei pressi di Capo Colonna, fu oggetto dell'attacco di un idrovolante Short Sunderland, ma reagì aprendo il fuoco con la contraerea e abbattendolo[2][3].
Dopo le riparazioni prese base a Lero, da dove operò nel Mediterraneo Orientale[2]. Fu inoltre impiegato nel Golfo di Taranto e nel Canale d'Otranto[3].
Nella notte del giorno 4 aprile 1941, mentre procedeva in superficie, avvistò un cacciatorpediniere inglese classe Tribal e lo attaccò da meno di 2000 metri lanciando una coppiola di siluri, restando emerso per verificare i risultati: fu avvertito un violento scoppio, ma non risultano danneggiamenti di unità nemiche in quella zona ed in quel momento[2][3].
Il 10 aprile 1943 era a La Maddalena quando un violento bombardamento aereo statunitense colpì la base (affondando l'incrociatore Trieste e danneggiando gravemente il Gorizia): il Sirena non fu colpito ma ebbe, fra l'equipaggio sceso a terra, 3 morti e 10 feriti gravi, tanto da essere virtualmente immobilizzato per mancanza di personale, benché fosse uscito indenne dall'attacco[4]. L'equipaggio fu rapidamente ricostituito e il battello fu trasferito a Lero dove rimase fino all'agosto 1943, effettuando missioni di agguato nel Dodecanneso e davanti Haifa.Insieme ad altri battelli fu richiamato da Supermarina a metà agosto 1943 in previsione dell'armistizio imminente. Subite avarie a causa di caccia avversaria e attraversando campi minati italiani,con la radio in avaria emerse a poche centinaia di metri da Punta Carena (Capri) facendosi riconoscere con mezzi ottici dalla locale batteria.
Riparato a Napoli riprese il mare diretto a La Spezia dove attraccò il 7 settembre 1943. Alla proclamazione dell'armistizio, nell'impossibilità di riprendere il mare, si autoaffondò nel porto della Spezia[2][3]. Ultimo comandante fu il Tenente di Vascello Vittorio Savarese.
Complessivamente, il Sirena aveva svolto 19 missioni offensivo-esplorative e 14 di trasferimento, per un totale di 19.659 miglia di navigazione in superficie e 3.052 miglia in immersione[2].
Il relitto, recuperato nel 1946, fu avviato alla demolizione[2].