Statuti del mare
Gli Statuti del Mare, o più precisamente, Statuti anconitani del mare, del terzenale e della dogana, sono le leggi marittime della Repubblica di Ancona; sono giunti a noi nella redazione del 1387, ma si sono formati gradualmente nel corso del XII secolo[1]. Essi sono un vero e proprio Corpus iuris maritimi e rendono un'idea del grado di organizzazione cui era giunta l'attività di navigazione anconitana nel XIV secolo.
Gli Statuti del mare sono divisi in ottantasei rubriche e trattano dei vari tipi di navi, del loro armamento, degli ufficiali di bordo, delle norme per il trasporto di passeggeri, del carico e dello scarico delle merci; stabilivano inoltre pene per i trasgressori. Gli Statuti del Terzenale riguardano invece le attività del cantiere navale (terzenale significa infatti "arsenale). Sono divisi in ventuno rubriche e trattano il noleggio, l'acquisto, l'ormeggio dei navigli, oltre che le norme che regolavano la costruzione di piccoli e grandi velieri. Gli Statuti della Dogana normavano invece l'attività di importazione ed esportazione delle merci e sono divisi in centosessanta rubriche. Gli statuti stabilivano che tutte le vertenze relative alla navigazione dovevano essere discusse in un tribunale apposito, chiamato "Consolato del mare"[1].
Origine
modificaNegli Statuti marittimi di Ancona si riconosce l'influenza della legislazione marittima bizantina, cosa comune anche ai codici marittimi medievali degli altri porti adriatici, come Venezia e Ragusa. Inoltre nella loro redazione si tenne presente anche il Consolato del mare, il principale testo di diritto marittimo medievale, nato a Barcellona a metà del XIV secolo; ciò si spiega anche con gli stretti rapporti commerciali che Ancona ebbe con i porti catalani, nei quali aveva propri fondaci. Infine gli Statuti anconitani tennero presenti anche la legislazione marittima veneziana (specie lo Statuto del doge Zeno) e di Ragusa (il Liber statutorum) e di Trani (gli Ordinamenta maris)[2][3][4]. Per questi numerosi riferimenti, a loro volta basati sull'antica "Legge marittima di Rodi" (Νόμος Ροδίον Ναυτικός), gli Statuti anconitani del mare sono la compilazione più completa del diritto marittimo adriatico[5].
Note
modifica- ^ a b Mario Natalucci Ancona attraverso i secoli
- ^ Manfroni Le leggi marittime di Ancona, in "Rivista Marittima", XXX, pag. 508 e seguenti
- ^ Bonolis, Il diritto marittimo medievale nell'Adriatico, Pisa 1921
- ^ Alfonso Mignone, Diritto e storia delle repubbliche marinare di Ancona, Gaeta, Noli e Ragusa.
- ^ Mariano d'Amelio, Caratteri unitari del diritto marittimo dell'Adriatico, riportato alla pagina [1]
Bibliografia
modifica- Carisio Ciavarini, Statuti Anconitani del mare, del terzenale e della dogana e patti con diverse nazioni, BiblioBazaar, 2010 (ristampa anastatica dell'edizione critica del 1896)
- M. Lausdei, Gli Statuti del mare di Ancona, in Memorie XXXVII (1998-1999), edito dall'Accademia Marchigiana di Scienze, Lettere ed Arti.