Susan Sontag

scrittrice, filosofa e storica statunitense

Susan Sontag (nata Rosenblatt) (New York, 16 gennaio 1933New York, 28 dicembre 2004) è stata una scrittrice, filosofa e storica statunitense, attiva nello scrivere e nel viaggiare in aree di conflitto, anche durante la guerra del Vietnam e l'assedio di Sarajevo. Ha scritto molto di letteratura, fotografia e media, cultura, AIDS e malattie, guerra, diritti umani e politica di sinistra. I suoi saggi e discorsi hanno suscitato contraccolpi e polemiche, ed è stata definita "una delle critiche più influenti della sua generazione".

Susan Sontag nel 1979

Biografia

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Susan Sontag nacque a New York da una coppia di ebrei americani. Il padre, Jack Rosenblatt, era un commerciante di pellame di origini polacche, la madre si chiamava Mildred Jacobson ed era di origini lituane.[1] Sette anni dopo la morte per tubercolosi del padre in Cina,[2] avvenuta quando Susan aveva cinque anni, la madre si risposò con Nathan Sontag, capitano dell'esercito americano. Fu così che le figlie Susan e Judith presero il cognome del padre adottivo, benché egli non le avesse mai adottate ufficialmente.[2] Ricordando un'infanzia infelice, con una madre fredda, alcolizzata e distante che era "sempre via", Sontag visse a Long Island, New York, crebbe a Tucson, in Arizona e frequentò le scuole superiori a Los Angeles. Studentessa eccellente, saltò tre anni scolastici diplomandosi a soli quindici anni. Dopo aver cominciato gli studi universitari a Berkeley, si trasferì all'Università di Chicago, dove si laureò all'età di 18 anni. Proseguì gli studi all'Università di Harvard dove ottenne una laurea magistrale in filosofia e cominciò un dottorato di ricerca. Ad Harvard studiò con Jacob Taubes, tra gli altri, e divenne amica intima di sua moglie, Susan Taubes, anche lei molto giovane. Come Sontag, Taubes aveva poco a che fare con l'immagine conservatrice prevalente della società.

A diciassette anni sposò Philip Rieff, docente di sociologia che aveva undici anni più di lei. Dalla coppia nacque un figlio, David Rieff, che divenne in seguito editore della madre e poi anch'egli scrittore. Oltre ai studi, in quel periodo Sontag ha lavorato come assistente di ricerca per il marito. È considerata la coautrice dell'opus magnum di Rieff ,Freud: The Mind of the Moralist, uno studio sull'influenza di Sigmund Freud sulla cultura moderna. Dopo la morte della moglie nel 1954, il filosofo e sociologo tedesco Herbert Marcuse visse per un anno nella casa di Sontag e Rieff. Durante questo periodo, lavorò alla sua opera Triebstruktur und Gesellschaft.

Sontag e Philip Rieff restarono sposati per 8 anni, fino al divorzio avvenuto nel 1958.[3] Proprio quell'anno Sontag, dopo aver lasciato il figlio David ai nonni paterni, si era trasferita in Inghilterra, ad Oxford, per scrivere una dissertazione sui "prerequisiti metafisici dell'etica" grazie ad una borsa di studio ottenuta su raccomandazione di Paul Tillich, al cui seminario sulla filosofia classica tedesca aveva partecipato. Solo pochi mesi dopo, Sontag lasciò Oxford e si trasferì a Parigi in un piccolo attico in rue Jacob nel quartiere di Saint-Germain-des-Prés. E scoprì la vita dei bohémien parigini: frequentava caffè, bar e feste con gli amici, guardava spesso film più volte al giorno alla Cinémathèque française o nei cinema del Quartiere Latino, ebbe anche una relazione turbolenta con l'autrice ed esiliata americana Harriet Sohmers. Sontag si godette la vita anonima nella grande città, ebbe avventure sessuali e conobbe icone intellettuali come Allen Ginsberg e Jean-Paul Sartre. Sviluppò una marcata francofilia e cinefilia che l'avrebbe accompagnata per il resto della sua vita.

Gli inizi come scrittrice

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Nel marzo del 1959 ritornò negli Stati Uniti stabilendosi a New York con il suo giovane figlio David. Sebbene avesse accettato il sostegno finanziario del suo ex marito al figlio David, rinunciò alle proprie richieste di alimenti. Diede anche a Rieff i diritti d'autore unici di Freud: The Mind of the Moralist, a cui aveva collaborato.

A New York, Sontag trovò lavoro come redattrice presso la rivista Commentary e si trasferì con il figlio in un appartamento di due stanze al 350 di West End Avenue nell'Upper West Side. Pochi mesi dopo, lasciò l'impopolare posizione per accettare due incarichi di insegnamento al City College di New York e al Sarah Lawrence College nell'autunno del 1959. Alla fine, Jacob Taubes offrì a Sontag un posto come docente di filosofia della religione alla Columbia University, che le avrebbe permesso di finire la sua tesi. Come dottoranda, si occupò delle opere di Hegel, Marx e Nietzsche. Oltre al suo impiego, Sontag iniziò a scrivere recensioni letterarie per il giornale studentesco The Columbia Daily Spectator. Inoltre, come genitore single, si prendeva cura del suo giovane figlio, che portava con sè alle feste la sera a causa della mancanza di una babysitter.

Sontag entrò presto a far parte della scena artistica e intellettuale di New York. Attraverso Harriet Sohmers conobbe la sua futura amica, la pittrice Maria Irene Fornés, e lo scrittore Alfred Chester. I quattro ebbero relazioni complicate l'uno con l'altro, ma si influenzarono anche a vicenda professionalmente e intellettualmente. Così Fornés e Sontag iniziarono a scrivere seriamente insieme al tavolo della cucina dell'appartamento condiviso. Chester fornì a Sontag importanti contatti nel mondo intellettuale di New York. E a New York, Sontag incontrò anche Hannah Arendt, che ammirava come modello intellettuale. Entrambe hanno scritto per la Partisan Review. Durante questo periodo, Philipp Rieff cercò invano di chiedere la custodia del figlio David: secondo lui la sua ex moglie non era una buona madre a causa delle sue relazioni lesbiche. Il processo e la relativa campagna diffamatoria sulla stampa lasciarono Sontag con uno shock duraturo. Secondo Richard Howard, queste esperienze furono una ragione per cui la Sontag non fece coming out per il resto della sua vita.

Nell'autunno del 1963 uscì il primo romanzo di Sontag, Il benefattore, un testo di difficile comprensione nei contenuti e ricco di allusioni, tra cui Cartesio, Voltaire e l'antico mito di Ippolito. Sontag, che aveva ricevuto solo 500 dollari in anticipo dal suo editore Farrar, Straus & Giroux (FSG), fu promossa dal direttore editoriale Roger Straus e invitata alle sue feste serali. Qui prese contatti con l'alta società newyorkese. Il romanzo di Sontag fu accolto positivamente solo da alcuni scrittori e critici di New York. Per il resto, il libro venne accolto solo moderatamente negli Stati Uniti e non ebbe buone vendite. Tuttavia, l'interesse dei media le dettero l'immagine di una affascinante intellettuale.

Grazie alla mediazione del suo editore, Sontag è stata nominata Writer in Residence presso la Rutgers University nel 1964 e successivamente ha ricevuto una borsa di studio dalla Merrill Foundation. Incoraggiata da ciò, lasciò il suo lavoro alla Columbia University per guadagnarsi da vivere come scrittrice freelance.

Figura di spicco dell'avanguardia

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Susan Sontag, 1966

Nel 1964, il numero autunnale della Partisan Review pubblicò il saggio Notes on "Camp", che segnò la svolta di Sontag come autrice. Ispirata dalla camera d'albergo parigina di Elliot Stein, Sontag descrisse in 58 paragrafi il modo di "percepire il mondo come un fenomeno estetico". La Partisan Review ricevette anche lettere arrabbiate da lettori che erano infastiditi dall'argomento connotato come "omosessuale" e dal serio impegno con la cultura pop. Per Sontag, tuttavia, era più importante un'ulteriore copertura da parte della stampa statunitense, il cui culmine fu una recensione entusiasta del testo su Time Magazine. Con la sua richiesta di un approccio all'arte meno spiritualizzato e più emotivo, aveva il polso della situazione.

Due anni dopo, Sontag pubblicò 26 saggi nell'antologia Against Interpretation, che era apparsa su riviste diverse come Partisan Review, Mademoiselle e Film Quarterly. Nell'omonimo testo, invitava le persone a vivere l'arte direttamente, senza prima interpretarla. In un altro dei saggi, L'unità della cultura e il nuovo modo di sperimentare, ha sostenuto l'abolizione dei confini tra cultura alta e cultura pop. Questa svolta verso la cultura pop rappresentò all'epoca una violazione del tabù e promosse ulteriormente la fama dell'autrice.

Nel 1967 uscì il suo secondo romanzo, Todesstation, che, come il suo predecessore, fu influenzato dalla recente letteratura francese e si svolse anch'esso quasi esclusivamente nella testa della sua protagonista. L'opera in gran parte fallì con la critica e venne persino descritta come "kitsch esistenziale". I recensori rimasero sorpresi dal fatto che un'autrice così meritoria avesse consegnato una storia quasi illeggibile. La stessa Sontag in seguito descrisse il libro, che era dedicato al suo psicanalista, come "il suo romanzo più intimo". Tuttavia, fu la sua ultima pubblicazione di romanzi per i successivi 25 anni.

Come molti altri contemporanei, in questo periodo protestò contro la guerra del Vietnam e prese parte a manifestazioni e avvenimenti. Su invito dell'FNA, si recò nel Vietnam del Nord nell'estate del 1968. Il rapporto Viaggio ad Hanoi, scritto durante questo viaggio, fu uno dei due pezzi politici della sua seconda raccolta di saggi, Styles of Radical Will, pubblicata nel 1969. Le valse l'accusa di semplificare il problema politico, ma rafforzò la percezione dell'autrice come "la coscienza pubblica dell'America". Altri testi del volume trattano del filosofo E.M. Cioran, dei film di Bergman e Godard e della pornografia in letteratura. Anche in questo libro si è opposta all'interpretazione dell'arte e ha affrontato invece questioni relative alla forma e allo stile delle opere descritte.

A causa della sua reputazione all'epoca di giovane autrice intellettuale con un fattore glamour, fu spesso invitata a eventi internazionali. Ha partecipato alle conferenze di PEN International ed è stata una delle celebrità che Andy Warhol ha scelto per i suoi provini, insieme a Edie Sedgwick e Lou Reed, tra gli altri.

 
La copertina di Against Interpretation (1966), che contiene alcuni dei migliori saggi della Sontag

Viaggiò in Europa e andò a Cuba una seconda volta nel 1969. Nell'articolo The Cuban Poster, apparso sulla rivista Artforum nel 1970, Sontag, sulla base del suo entusiasmo per l'arte del manifesto cubano, fu impressionata dalla "società rivoluzionaria di Cuba che non è repressiva e borghese". In un secondo testo, apparso nel 1969 sulla rivista di sinistra Ramparts, si entusiasmava per la "spontaneità e la sensualità" dei cubani. A differenza della Nuova Sinistra Americana, che è ossessionata dalla libertà personale, Cuba si affida sapientemente alla collettività. Negli anni successivi, tuttavia, l'entusiasmo della Sontag per il modello di società cubana diminuì, e nel 1971 firmò una lettera di protesta contro l'incarcerazione dello scrittore cubano Herberto Padilla, insieme ad altre 60 figure culturali.

Sontag, che era una appassionata di cinema e aveva scritto numerosi saggi cinematografici dal 1961, fu invitata alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1967 come membro della giuria. Durante questo periodo, ha anche iniziato a sviluppare idee per i suoi film. Il suo film d'esordio Duet for Cannibals, presentato in anteprima fuori concorso al Festival di Cannes nel 1969, fu girato in Svezia. Sontag è stata responsabile della regia, della scrittura e del montaggio. Sebbene le recensioni del surreale film in bianco e nero, che ricorda Bergman, Bresson e Godard, siano state contrastanti, il produttore svedese le offrì di realizzare un secondo film con un budget maggiore l'anno successivo. Il lavoro su questo film è stato estenuante per la Sontag, che in quel periodo viveva in Svezia e soffriva del buio inverno. Nella sceneggiatura, elaborò il suicidio della sua amica Susan Taubes. Durante le riprese, la storia d'amore di Sontag con la nobildonna italiana Carlotta del Pezzo si ruppe. Quando Brother Carl uscì nel 1970, ricevette recensioni contrastanti e fu proiettato in pochi cinema solo per un breve periodo. Il New York Times ha definito il film, che è stato girato ancora una volta in bianco e nero, "molto imperfetto", ma a differenza del suo predecessore era "un vero film". Il Village Voice scherzò "L'accesso per i bambini solo se accompagnati da un laureato".

Etica del lavoro e anfetamine

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Fin dalla sua giovinezza, Sontag, ispirata tra l'altro dall'eroe del romanzo Martin Eden, ha cercato di dormire poco per poter leggere e sperimentare il più possibile. È ritratta come una lavoratrice indisciplinata che non amava stare da sola, non voleva perdersi nulla e preferiva buttarsi nella vita notturna invece di fare un normale lavoro di scrittura. Dalla metà degli anni '60 in poi, ha assunto anfetamine per poter scrivere di notte e rispettare così le sue scadenze. La droga era molto diffusa nei circoli artistici dell'epoca, uno dei suoi "spacciatori" era W. H. Auden. Jean-Paul Sartre è stato un esempio ammonitore per lei, che aveva prodotto un sacco di cose illeggibili sotto l'effetto di anfetamine verso la fine della sua vita. Secondo il biografo di Sontag, Benjamin Moser, tuttavia, i suoi decenni di uso di anfetamine furono una ragione per il suo comportamento sempre più simile a una diva. Sigrid Nunez, d'altra parte, riferisce quasi con ammirazione come Sontag leggesse come una pazza e fumasse incessantemente di notte alla fine degli anni '70, prendendo appunti e martellando sulla sua macchina da scrivere.

Verso la fine degli anni ottanta, Sontag iniziò una relazione con la fotografa Annie Leibovitz che durò sino alla morte di Susan.

Nota principalmente come saggista, nel 1992 pubblicò un romanzo storico di grande successo, L'amante del Vulcano, ispirato al triangolo amoroso composto da lady Emma Hamilton, sir William Hamilton e Horatio Nelson. Nello stesso anno ritirò a Capri il premio Malaparte. Ha sempre seguito e amato la sperimentazione teatrale, dichiarando che alcuni spettacoli teatrali erano stati per lei decisivi: tra gli altri, i lavori di Peter Brook, Jerzy Grotowski, Marco Martinelli e Ermanna Montanari del Teatro delle Albe.

Vita privata

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Morì a 71 anni, il 28 dicembre 2004, di leucemia. È sepolta nel cimitero di Montparnasse a Parigi. La malattia è stata raccontata da suo figlio, David Rieff.[4]

Sessualità e relazioni

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Susan Sontag nel 1994, dipinto dall'artista boliviano Juan Fernando Bastos

Sontag si è resa conto della sua bisessualità durante la sua prima adolescenza. A 15 anni, scrisse nel suo diario: "Sento di avere tendenze lesbiche (con quanta riluttanza scrivo questo)". A 16 anni ha avuto un rapporto sessuale con una donna: "Forse ero ubriaca, dopotutto, perché era così bello quando H ha iniziato a fare l'amore con me... Erano passate le 4:00 prima che andassimo a letto... Mi sono reso conto che la desideravo, lo sapeva anche lei".[5][6]

Sontag visse con 'H', la scrittrice e modella Harriet Sohmers Zwerling, che incontrò per la prima volta alla UC Berkeley dal 1958 al 1959. In seguito, Sontag fu la compagna di María Irene Fornés, una drammaturga e regista d'avanguardia cubano-americana. Dopo la rottura con Fornés, ebbe una relazione con un'aristocratica italiana, Carlotta Del Pezzo, e con l'accademica tedesca Eva Kollisch.[7] Sontag è stato sentimentalmente coinvolta con gli artisti americani Jasper Johns e Paul Thek.[8][9] Durante i primi anni '70, visse con Nicole Stéphane, un'ereditiera bancaria dei Rothschild diventata attrice cinematografica,[10] e, in seguito, la coreografa Lucinda Childs.[11] Sontag ebbe anche una relazione con lo scrittore Joseph Brodsky, che approfondì il suo apprezzamento per l'anticomunismo degli scrittori perseguitati dal regime sovietico, che aveva letto e in alcuni casi anche conosciuto, senza comprenderli veramente.[12]

Con la fotografa Annie Leibovitz, Sontag ha mantenuto una stretta relazione romantica che si estende dalla fine degli anni '80 fino ai suoi ultimi anni.[13] Sontag e Leibovitz si sono incontrate nel 1989, quando entrambe avevano già stabilito la notorietà nelle loro carriere. Leibovitz ha suggerito che Sontag le abbia fatto da mentore e abbia criticato in modo costruttivo il suo lavoro. Durante la vita della Sontag, nessuna delle due donne ha rivelato pubblicamente se la relazione fosse un'amicizia o una relazione romantica. Newsweek nel 2006 ha fatto riferimento alla relazione ultradecennale di Leibovitz con Sontag: "Le due si sono incontrate per la prima volta alla fine degli anni '80, quando Leibovitz l'ha fotografata per la copertina di un libro. Non hanno mai vissuto insieme, anche se ognuna di loro aveva un appartamento in vista dell'altro".[14]

Quando è stata intervistata per il suo libro del 2006 A Photographer's Life: 1990-2005, Leibovitz ha detto che il libro raccontava una serie di storie e che "con Susan era una storia d'amore".[15] Mentre il New York Times nel 2009 si riferiva a Sontag come alla "compagna" di Leibovitz,[16] Leibovitz ha scritto in A Photographer's Life, che "parole come 'compagna' e 'partner' non erano nel nostro vocabolario. Eravamo due persone che si sono aiutate a vicenda per tutta la vita. La parola più vicina è ancora "amica".[17] Lo stesso anno, Leibovitz disse che l'espressione "amante" era accurata.[18] In seguito ha ribadito: "Chiamateci 'amanti'. Mi piacciono le 'amanti'. Sai, "amanti" suona romantico. Voglio dire, voglio essere perfettamente chiara. Amo Susan".[19]

In un'intervista al Guardian nel 2000, Sontag è stata molto aperta sulla bisessualità: "Ti parlo dell'invecchiamento?", dice, e ride. "Quando invecchi, a 45 anni e più, gli uomini smettono di piacerti. O mettiamola in un altro modo, gli uomini che mi piacciono non mi piacciono. Voglio un giovane. Amo la bellezza. Quindi cosa c'è di nuovo?' Dice di essere stata innamorata sette volte nella sua vita. "No, aspetta", dice. «In realtà, sono nove. Cinque donne, quattro uomini".[20]

Molti dei necrologi di Sontag non menzionavano le sue significative relazioni omosessuali, in particolare quella con Leibovitz. Daniel Okrent, public editor del New York Times, ha difeso il necrologio del giornale, dicendo che al momento della morte della Sontag, un giornalista non poteva fare alcuna verifica indipendente della sua relazione romantica con Leibovitz (nonostante i tentativi di farlo).[21] Dopo la morte di Sontag, Newsweek ha pubblicato un articolo su Leibovitz che faceva chiari riferimenti alla sua relazione con Sontag.[13]

Saggistica

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  • Contro l'interpretazione (Against Interpretation, 1966; include: Notes on "Camp"), trad. di Ettore Capriolo, Collezione Quaderni della «Medusa», Mondadori, Milano, 1967.
  • Viaggio a Hanoi, Bompiani, Milano 1969.
  • Stili di volontà radicale (Styles of Radical Will, 1969), trad. di Giuseppe Strazzeri, Collana Oscar, Mondadori, Milano, 1999, ISBN 978-88-044-4215-8.
  • Interpretazioni tendenziose, Dodici temi culturali, trad. di Ettore Capriolo, Collezione Saggi n.551, Einaudi, Torino 1975.
  • Sulla fotografia. Realtà e immagine nella nostra società (On Photography, 1973), trad. di Ettore Capriolo, Collana Nuovo Politecnico n.107, Einaudi, Torino, I ed. 1978.
  • Illness as Metaphor (1978), AIDS and Its Metaphors (1988, continuazione di Illness as Metaphor)
    • Malattia come metafora e L'AIDS e le sue metafore, traduzione di Paolo Dilonardo, Collana Saggi.Figure, Milano, Nottetempo, 2020, ISBN 978-88-745-2825-7.
    • Malattia come metafora: il cancro e la sua mitologia, trad. di Ettore Capriolo, Einaudi, Torino 1979; poi in Malattia come metafora: aids e cancro, Einaudi, Torino, 1992 e Mondadori, Milano, 2002.
    • L'Aids e le sue metafore, trad. di Carmen Novella, Collana Nuovo Politecnico n.166, Einaudi, Torino 1989; poi in Malattia come metafora: aids e cancro, Einaudi, Torino, 1992 e Mondadori, Milano, 2002.
  • Sotto il segno di Saturno. Interventi su letteratura e spettacolo (Under the Sign of Saturn, 1980), trad. di Stefania Bertola, Collana Nuovo Politecnico n.129, Einaudi, Torino 1982.
  • Pellegrinaggio: il mio incontro con Thomas Mann, trad. di Martino Marazzi, Archinto, Milano, 1990; poi Pellegrinaggio, trad. di Paolo Dilonardo, Archinto, Milano, 1995.
  • Where the Stress Falls, 2001, ISBN 0-374-28917-4
  • Amando Dostoevskij, trad. di Paolo Dilonardo, in Leonid Cypkin, Estate a Baden-Baden, Vicenza, Neri Pozza, 2021, ISBN = 978-88-545-2354-8.
  • Davanti al dolore degli altri (Regarding the Pain of Others, 2003), trad. di Paolo Dilonardo, Collezione Strade blu, Mondadori, Milano, 2003; Collana Oscar, Mondadori, 2006; nottetempo, Milano, 2021, ISBN 9788874528868
  • Tradurre letteratura, trad. di Paolo Dilonardo, Archinto, Milano, 2004.
  • con Kenzaburō Ōe, La nobile tradizione del dissenso, trad. di Paolo Dilonardo, Archinto, Milano, 2005.
  • S. Sontag-Cvetan Todorov-Michael Ignatieff, Troppo umano. La giustizia nell'era della globalizzazione, Collezione Piccola Biblioteca, Milano, Mondadori, 2005.
  • Nello stesso tempo. Saggi di letteratura e politica (At the Same Time: Essays & Speeches , 2007), a cura di Paolo Dilonardo e Anne Jump, trad. di Paolo Dilonardo, Mondadori, Milano, 2008, ISBN 978-88-045-7428-6.

Romanzi e racconti

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  • Il benefattore, trad. di Ettore Capriolo, Mondadori, Milano 1965
  • Il kit della morte, trad. di Bruno Fonzi, Einaudi, Torino 1973
  • Io, eccetera, trad. di Stefania Bertola, Einaudi, Torino 1980; Mondadori, Milano 2001
  • L'amante del vulcano, trad. di Paolo Dilonardo, Mondadori, Milano 1995; nottetempo, Milano, 2020, ISBN 9788874527892
  • Così viviamo ora, trad. di Paolo Dilonardo, La Tartaruga, Milano 1996
  • In America, trad. di Paolo Dilonardo, Mondadori, Milano 2000
  • Alice a letto: commedia in otto scene, trad. di Davide Tortorella, Leonardo, Milano 1992

Regie teatrali

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  • Rinata. Diari e taccuini 1947-1963, a cura di David Rieff, trad. di Paolo Dilonardo, Collana Ritratti, Milano, Nottetempo, 2018, ISBN 978-88-745-2729-8.
  • La coscienza imbrigliata al corpo. Diari 1964-1980, a cura di David Rieff, trad. di Paolo Dilonardo, Collana Ritratti, Milano, Nottetempo, 2019, ISBN 978-88-745-2775-5.

Interviste e conversazioni

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  • Odio sentirmi una vittima. Intervista su amore, dolore e scrittura con Jonathan Cott, trad. di Paolo Dilonardo, Il Saggiatore, Milano, 2016
  • Oltre la letteratura. Conversazioni con Susan Sontag, Collana Le api n.39, Milano, Medusa Edizioni, 2018.

Riconoscimenti

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Onorificenze

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  1. ^ (EN) Deutsche Welle (www.dw.com), Susan Sontag Receives German Peace Prize, Criticizes U.S. | DW | 13.10.2003, su DW.COM. URL consultato il 12 ottobre 2022.
  2. ^ a b (EN) Finding fact from fiction, in The Guardian, 27 maggio 2000. URL consultato il 12 ottobre 2022.
  3. ^ FRED RUSH, Notes on Sontag by lopate, phillipReborn: Journals and Notebooks 1947-1963 by sontag, susan, in The Journal of Aesthetics and Art Criticism, vol. 68, n. 2, 2010-05, pp. 183–186, DOI:10.1111/j.1540-6245.2010.01403_5.x. URL consultato il 12 ottobre 2022.
  4. ^ (EN) Katie Roiphe, Swimming in a Sea of Death: A Son's Memoir – David Rieff – Book Review, in The New York Times, 3 febbraio 2008. URL consultato il 23 febbraio 2008.
  5. ^ (EN) Paul Bignell, Susan Sontag: 'It was so beautiful when H began making love to me', in The Independent on Sunday, 16 novembre 2008.
  6. ^ Reborn: Early Diaries, 1947–1964, Penguin, gennaio 2009
  7. ^ See Susan Sontag, As Consciousness is Harnessed to Flesh, p.262, 269.
  8. ^ (EN) Rachel Luban, The Passion of Susan Sontag, su full-stop.net, 9 aprile 2012. URL consultato l'8 novembre 2022.
  9. ^ Paul Thek Artist's Artist ed. H. Falckenberg.
  10. ^ Leo Lerman, "The Grand Surprise: The Journals of Leo Lerman", NY: Knopf, 2007, pagina 413
  11. ^ (EN) Susan Sontag, On Self, in The New York Times Magazine, 10 settembre 2006. URL consultato il 23 febbraio 2008.
  12. ^ See Sigrid Nunez, Sempre Susan: A Memoir of Susan Sontag, p. 31.
  13. ^ a b McGuigan, Cathleen. "Through Her Lens", Newsweek, October 2, 2006
  14. ^ (EN) Cathleen McGuigan, Through Her Lens, in Newsweek, 2 ottobre 2006. URL consultato il 19 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2007).
  15. ^ (EN) Janny Scott, From Annie Leibovitz: Life, and Death, Examined, in The New York Times, 6 ottobre 2006. URL consultato il 19 luglio 2007.
  16. ^ (EN) Allen Salkin, For Annie Leibovitz, a Fuzzy Financial Picture, in The New York Times, 31 luglio 2009. URL consultato il 17 giugno 2014.
  17. ^ (EN) Emma Brockes, My time with Susan, su losarciniegas.blogspot.com, 17 novembre 2011. URL consultato il 17 aprile 2013.
  18. ^ (EN) Tom Ashbrook, On Point, su onpointradio.org, 17 ottobre 2006. URL consultato il 19 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 10 luglio 2007).
  19. ^ (EN) Edward Guthmann, Love, family, celebrity, grief – Leibovitz puts her life on display in photo memoir, in The San Francisco Chronicle, 1º novembre 2006. URL consultato il 19 luglio 2007.
  20. ^ (EN) Suzie Mackenzie, Finding fact from fiction, in The Guardian, 27 maggio 2000. URL consultato il 14 dicembre 2017.
  21. ^ (EN) Michelangelo Signorile, Gay Abe, Sapphic Susan; On the difficulties of outing the dead, in New York Press.
  22. ^ Come tu mi vuoi (1979/80), su archivio.teatrostabiletorino.it. URL consultato il 4 aprile 2020.

Bibliografia

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  • David Rieff, Senza consolazione: gli ultimi giorni di Susan Sontag, trad. di Giuseppe Iacobaci, Mondadori, Milano 2009
  • Anne Leibovitz, Fotografie di una vita 1990-2005, DeA, Novara 2009

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