Teatro Goldoni (Firenze)

teatro di Firenze

Il Teatro Goldoni è uno dei teatri storici del centro di Firenze. Sorge all'interno di una vasta isola urbana, compresa fra via Romana, via dei Serragli e via Santa Maria, che precedentemente era occupata dal convento di San Vincenzo d'Annalena.

Teatro Goldoni
Entrata
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
LocalitàFirenze
IndirizzoVia Santa Maria n. 15 - 50125 Firenze
Dati tecnici
Tipoteatro all'italiana
Fossapresente
Capienza363 posti
Realizzazione
Costruzione1807
Inaugurazione1817
ArchitettoGiuseppe del Rosso

Nel 1807 l'impresario Luigi Gargani, acquistati i locali dalle Domenicane terziarie del monastero di Annalena, avviò l'ambizioso progetto di realizzare in quest'area un centro per lo spettacolo e lo svago dei fiorentini attraverso un grande teatro all'italiana e un'arena estiva con annesso salone da ballo e feste mondane. Così, nella porzione dell'isolato che insiste verso via dei Serragli, vennero realizzati l'arena e il salone da ballo, rispettivamente su disegni di Antonio Corazzi e Ridolfo Castinelli e, nella porzione verso via Romana, il grande teatro all'italiana con palchi costruito su progetto dell'architetto Giuseppe Del Rosso (1817).

Il teatro venne inaugurato il 17 aprile 1817 con Il burbero benefico di Carlo Goldoni e con il balletto La figlia malcustodita di Jean Dauberval, il famoso ballerino e coreografo francese del Settecento.

Dopo un periodo di chiusura e di declino seguito dalla partenza della corte lorenese da Firenze all'unificazione italiana, il teatro, rinnovato al suo interno e illuminato con un nuovo impianto a gas, venne riaperto nel marzo del 1875 con l'opera di Rossini L'italiana in Algeri. In questo periodo fu sede dell'Accademia dei Ravvivati[1], come testimoniato dalle tre fiaccole metalliche sulla facciata, simbolo dei Ravvivati[2].

Nel settembre 1908 l'Arena Goldoni, ormai in disuso, viene presa in affitto da Gordon Craig, che ne fa la sua casa ed il suo laboratorio. A Firenze, per un periodo di riflessione, in cui conta di "rimettere in ordine il teatro"; Craig vi crea gli screens, le Black Figures e vi costruisce il Model Stage.[3]

 
La sala

Nonostante un nuovo periodo di attività iniziato nel febbraio 1914 con la rappresentazione de La fiaccola sotto il moggio di D'Annunzio, il teatro subì di nuovo un rallentamento della sua attività e un processo di decadenza che andò accentuandosi anche nel secondo dopoguerra. Dopo alcuni spettacoli, e in particolare con la messa in scena di Query di Meredith Monk nel settembre 1976, si evidenziarono i gravi problemi strutturali e di sicurezza che portarono alla definitiva chiusura.

Pochi anni dopo il Comune di Firenze, avviando con gli ultimi proprietari le pratiche di acquisizione dell'immobile, ha varato un primo ciclo di consistenti interventi di straordinaria manutenzione su progetto dell'architetto Riccardo Gizdulich. A causa delle condizioni statiche dell'edificio e ai lavori straordinari di deviazione di un canale di scolo passante sotto la platea, è stato necessario un ulteriore intervento di consolidamento dei palchi e delle coperture della sala mediante un anello di strutture metalliche e cerchiaggi in cemento armato che hanno manomesso pesantemente la struttura originaria della sala. Dopo un periodo di sospensione dei lavori e ulteriori danni alle coperture e alla graticciata del palcoscenico causati dal freddo eccezionale verificatosi nel gennaio del 1985, è stato inaugurato un nuovo ciclo di lavori inserito nel Programma Regionale FIO con un nuovo progetto affidato all'architetto Giuseppe Cini coadiuvato dall'architetto Claudio Ruffilli e dagli ingegneri Giancarlo Martarelli e Adamo Discepoli.

Il teatro è stato riaperto nel 1998 con un celebre allestimento dell'Orfeo di Monteverdi per la regia di Luca Ronconi e oggi è utilizzato prevalentemente come spazio teatrale dedicato alla danza con spettacoli del Corpo di ballo del Comunale e di altre compagnie.

Descrizione

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La facciata principale, su via Santa Maria, non presenta particolari elementi monumentali, forse anche in considerazione del preesistente tessuto edilizio riutilizzato. Il lato minore del volume antistante la sala, all'esterno, risulta diviso dalle cornici marcapiano in tre fasce orizzontali: quella inferiore è caratterizzata dal portone d'ingresso coperto da una modestissima tettoia in ferro e vetro; quella centrale dalla scritta "Teatro Goldoni" con tre fiaccole metalliche simbolo dell'Accademia dei Ravvivati; infine quella superiore è caratterizzata da una grande finestra di foggia neoclassica che riproduce le forme del lunettone termale.

All'interno, dopo eleganti disimpegni neoclassici, atrio e foyer, si accede alla sala di forma ovoidale con quattro ordini di palchi, coperta da un'elegante volta incannicciata con al centro un grande occhio per il lampadario e una ricca decorazione pittorica e a stucco: concepita come una galleria di uomini illustri del mondo del teatro che procedendo sulla circonferenza più ampia con l'alternanza di busti e di emblemi delle arti coreutiche, si apre verso il centro della volta con uno sfondato aereo mediante una teoria di festoni floreali sorretti da putti alati.

La struttura originaria era dotata inoltre di un ampio boccascena che nel suo spessore inquadra tre barcacce per lato, e di una grande torre scenica.

Il Saloncino Castinelli

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L'impresario Gargani fece costruire anche un salone su disegno dell'ingegnere Ridolfo Castinelli, completando così il suo vasto progetto "Delices Goldoni" che egli aveva previsto nel cuore dell'Oltrarno. Al salone, che prese il nome dal suo ideatore, si accedeva da via Santa Maria: era destinato alle feste da ballo e si apriva, come l'arena, sui vasti giardini retrostanti. Col decadere del complesso teatrale e di divertimenti il Goldoni, persa la sua funzione originaria divenne, dopo l'acquisizione da parte del Comune di Firenze, un deposito comunale.

Ultimamente, dopo ulteriori interventi di ristrutturazione, anche questo storico spazio è stato recuperato all'attività come sede stabile della Compagnia Virgilio Sieni Danza.

Arena diurna poi Cinema Goldoni

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Il Cinema Goldoni

La famiglia Biliotti possedeva in via dei Serragli una casa che, nel 1356, diventò il primo nucleo di un monastero delle agostiniane di Santa Chiara. Soppressa l'istituzione religiosa nell'anno 1808, l'impresario Luigi Gargani, forte del successo avuto dall'apertura del vicino teatro Goldoni, vi fece costruire delle stanze di conversazione per i cittadini e un teatro diurno (l'Arena appunto), aperto al pubblico la prima volta nella primavera del 1818 (un anno dopo il teatro), composto di sette gradinate e due logge, della capacità in tutto di 1500 spettatori. L'impresa fu affidata all'architetto livornese Antonio Corazzi, che si occupò anche della sistemazione del giardino circostante, destinato a feste campestri, passatempi, giochi ginnici e via dicendo. Del complesso faceva inoltre parte la sala da ballo realizzata dall'architetto Rodolfo Castinelli.

La facciata si mostra oggi in forme totalmente anonime con, al centro, una memoria che ricorda come qui il regista e scenografo inglese Edward Gordon Craig avesse fondato il 27 febbraio 1913 la sua scuola di arte del teatro (affiancato nel progetto dalla mecenate americana Mabel Dodge).

EDWARD GORDON CRAIG
CON GLI SCRITTI E LE OPERE
PRECURSORE DELLA SCENA MODERNA
QUI DOV'ERA L'ARENA GOLDONI
FONDAVA IL 27 FEBBRAIO 1913
LA SUA SCUOLA DI ARTE DEL TEATRO

 

Negli anni di Bargellini e Guarnieri la vecchia Arena era oramai stata trasformata in cinema Goldoni, previ interventi di adeguamento alla nuova funzione. All'inizio degli anni 1980 l'amministrazione comunale utilizzò la struttura come sede della "Bottega teatrale di Firenze" diretta da Vittorio Gassman. Alla fine dello stesso decennio l'intero complesso fu sottoposto a un importante intervento di risistemazione, consolidamento e adeguamento. Dal 2006 il cinema è chiuso e i locali (che hanno avuto lavori di restauro conclusi nel 2019) sono diventati sede della scuola di alta formazione per il mestiere dell'attore, denominata L'Oltrarno e diretta da Pierfrancesco Favino (da un progetto Pergola-Teatro della Toscana), riuniti all'ex-chiesa del complesso monastico originario, nota come Studio Galleria Pio Fedi[4].

  1. ^ Orgera, Valeria., Firenze : il quartiere di Santo Spirito dai gonfaloni ai rioni : una metodologia d'indagine per un piano delle funzioni della vita cittadina, Alinea, 2000, ISBN 9788881254293, OCLC 45152687.
  2. ^ Repertorio delle Architetture Civili di Firenze - Edificio del teatro Goldoni, su palazzospinelli.org. URL consultato il 12 giugno 2017.
  3. ^ Ruffini Franco, "Craig, Grotowski, Artaud - Teatro in stato d'invenzione", 2009 Editori Laterza
  4. ^ Articolo sul Corriere Fiorentino

Bibliografia

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  • Guida della città di Firenze e suoi contorni con la descrizione della I. e R. Galleria e Palazzo Pitti, Firenze, presso Antonio Campani, 1828, pp. 207-208;
  • Federico Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico artistico critica della città e contorni di Firenze, Firenze, Giuseppe e fratelli Ducci, 1842, p. 696, n. 345; pp. 696-697, n. 346;
  • Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, pp. 257-258, nn. 646-647;
  • Nuova Guida Di Firenze, Firenze, Editore Ricci, 1845, pp. 243-244;
  • Giuseppe Formigli, Guida per la città di Firenze e suoi contorni, nuova edizione corretta ed accresciuta, Firenze, Carini e Formigli, 1849, p. 208;
  • Nuova guida della città di Firenze ossia descrizione di tutte le cose che vi si trovano degne d’osservazione, con piante e vedute, ultima edizione compilata da Giuseppe François, Firenze, Vincenzo Bulli, 1850, pp. 606-607;
  • Emilio Bacciotti, Firenze illustrata nella sua storia, famiglie, monumenti, arti e scienze dalla sua origine fino ai nostri tempi, 3 voll., Firenze, Stabilimento Tipografico Mariani e Tipografia Cooperativa, 1879-1886, III, 1886, p. 135 e pp. 486-487;
  • Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, nn. 334-335;
  • L’illustratore fiorentino. Calendario storico per l’anno ..., a cura di Guido Carocci, Firenze, Tipografia Domenicana, (1914) 1913, p. 16;
  • Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, p. 290, n. II;
  • Enrico Barfucci, Giornate fiorentine. La città, la collina, i pellegrini stranieri, Firenze, Vallecchi, 1958, p. 234;
  • Odoardo Reali, Giancarlo Rossi, Virginia Stefanelli, Il Teatro Goldoni a Firenze, in "Bollettino degli Ingegneri", XV, 1967, 10, pp. 3-17;
  • Un gioiello dimenticato, in "La Nazione", 20 dicembre 1972;
  • Il teatro Goldoni non è un gioiello dimenticato, in "La Nazione", 21 dicembre 1972;
  • Giovanni Fanelli, Firenze architettura e città, 2 voll. (I, Testo; II, Atlante), Firenze, Vallecchi, 1973, I, p. 377;
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, II, 1977, p. 211; IV, 1978, p. 17;
  • Carlo Cresti, Luigi Zangheri, Architetti e ingegneri nella Firenze dell’Ottocento, Firenze, Uniedit, 1978, p. 81;
  • Osanna Fantozzi Micali, Politeama e arene in Firenze capitale, in Architettura in Toscana dal periodo napoleonico allo stato unitario, atti del convegno di studi (Firenze, Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, 17-18 maggio 1976) a cura di Gabriella Orefice, Firenze, Uniedit, 1978, pp. 71-78;
  • Pietro Roselli, Giuseppina Carla Romby, Osanna Fantozzi Micali, I teatri di Firenze, Firenze, Bonechi, 1978, pp. 206-209;
  • Osanna Fantozzi Micali, Piero Roselli, Le soppressioni dei conventi a Firenze. Riuso e trasformazioni dal sec. XVIII in poi, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1980, pp. 104-105 e 260-261;
  • Giuseppe Cini in Comune di Firenze, Assessorato Cultura-Servizio Belle Arti, Quaderni di restauro. II, a cura di Valerio Cantafio Casamaggi, Carlo Francini, Natale Leuzzi, Firenze, Tip. G. Capponi, 2000, pp. 48-50;
  • Mario Bencivenni, Teatro Goldoni, in I teatri storici della Toscana, censimento documentario e architettonico a cura di Elvira Garbero Zorzi e Luigi Zangheri, Venezia, Marsilio, 2000, pp. 223-236 e 237-244;
  • Rita Panattoni, Rodolfo Castinelli (1791-1859) architetto e ingegnere negli anni del Risorgimento. Progetti e realizzazioni per committenti privati, Ospedaletto (Pisa), Pacini editore, 2004;
  • Maurizio De Vita, Restauro del Saloncino Goldoni (Giuseppe Cini, Patrizia Moreno, Sandro Useli), in "Opere. Rivista toscana di architettura", III, 2005, 9, pp. 52-57;
  • Franco Cesati, Le strade di Firenze. Storia, aneddoti, arte, segreti e curiosità della città più affascinante del mondo attraverso 2400 vie, piazze e canti, 2 voll., Roma, Newton & Compton editori, 2005, II, p. 594 e 642;
  • Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza Archivistica per la Toscana, Guida agli archivi di architetti e ingegneri del Novecento in Toscana, a cura di Elisabetta Insabato e Cecilia Ghelli, con la collaborazione di Cristina Sanguineti, Firenze, Edifir, 2007, p. 208;
  • Lia Invernizi, Roberto Lunardi, Oretta Sabbatini, Il rimembrar delle passate cose. Memorie epigrafiche fiorentine, Firenze, Edizioni Polistampa, 2007, II, p. 506, n. 455.
  • Daniele Gualandi, Teatro Goldoni: il restauro del lampadario storico, in Comune di Firenze, Ufficio Belle Arti. Cento anni di restauro a Firenze, catalogo della mostra (Firenze, Sala d'Arme di Palazzo Vecchio, 11-22 gennaio 2008), Firenze, Polistampa, 2007, pp. 235-236;
  • Sandro Useli, La 'Goldonetta': il saloncino delle feste de 'Le delices Goldoni' in Comune di Firenze, Ufficio Belle Arti. Cento anni di restauro a Firenze, catalogo della mostra (Firenze, Sala d'Arme di Palazzo Vecchio, 11-22 gennaio 2008), Firenze, Polistampa, 2007, pp. 231-234;
  • Maurizio De Vita, Architetture nel tempo. Dialoghi della materia, nel restauro, Firenze, Firenze University Press, 2015, pp. 168-177 (Saloncino Goldoni);
  • Osanna Fantozzi Micali ed Elena Lolli, Firenze 1990-2015. Storie, cronache e percorsi d'architettura dal centro alla periferia, Firenze, edizioni Pontecorboli Editore, 2016, pp. 204-205.
  • Giorgio Venturi, Bianco e Nero, ovvero I cari estinti, Firenze, Magna Charta per Dischi Fenice, 2016, pp. 57-58;
  • Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, pp. 462-469.

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