Thlaspi arvense
L'erba storna comune, erba storna dei campi o tlaspi dei campi (Thlaspi arvense L., 1753) è una piccola pianta erbacea, appartenente alla famiglia Brassicaceae.[1]
Erba storna comune | |
---|---|
Thlaspi arvense | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superrosidi |
(clade) | Rosidi |
(clade) | Eurosidi |
(clade) | Eurosidi II |
Ordine | Brassicales |
Famiglia | Brassicaceae |
Genere | Thlaspi |
Specie | T. arvense |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Dilleniidae |
Ordine | Capparales |
Famiglia | Brassicaceae |
Genere | Thlaspi |
Specie | T. arvense |
Nomenclatura binomiale | |
Thlaspi arvense L., 1753 | |
Nomi comuni | |
Tlaspi dei campi |
Tassonomia
modificaLa famiglia delle Brassicaceae (assieme alle Asteraceae) è una delle più numerose delle Angiosperme con circa 350 generi e 3000 specie[2], diffusa principalmente nella fascia temperata e fredda del nostro globo. Il genere Thlaspi comprende oltre un centinaio di specie, una quindicina delle quali sono presenti spontaneamente sul territorio italiano.
Il Sistema Cronquist assegna la famiglia delle Brassicaceae all'ordine Capparales mentre la moderna classificazione APG la colloca nell'ordine delle Brassicales. Sempre in base alla classificazione APG sono cambiati anche i livelli superiori (vedi tabella a destra).
Nelle classificazioni più vecchie la famiglia del genere Thlaspi era chiamata anche Crociferae e a volte Cruciferae.
Il genere Thlaspi è diviso in sezioni. L'“Erba stona comune” appartiene alla sezione “SCORODOTHLASPI” in quanto ha odore di aglio[3].
Variabilità
modificaThlaspi arvense appartiene ad un genere ancora da chiarire a fondo in quanto le differenziazioni geografiche nelle varie specie creano delle stirpi localizzate di difficile sistemazione tassonomica[4].
Qui di seguito è indicata una sottospecie di Thlaspi arvense :
- Thlaspi arvense L. var. sinuatum H. Lév. (1916)
Sinonimi
modificaLa specie di questa scheda ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:
- Crucifera thaspi E.H.L.Krause (1902)
- Teruncius arvensis (L.) Lunell (1916)
- Thlaspi collinum M. Bieb. (1808)
- Thlaspidea arvensis (L.) Opiz (1852)
- Thlaspidium arvense (L.) Bubani (1901)
Etimologia
modificaIl nome generico (Thlaspi) ha una origine ellenica nel vocabolo (è un verbo) ”thlaò” (= io schiaccio, comprimo), alludendo probabilmente alle forme discoidali appiattite del frutto di questa pianta molto più evidente del fiore stesso. Mentre L'epiteto specifico (“arvense”) fa riferimento al suo habitat tipico: nei campi.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Thlaspi arvense) è stato proposto da Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 –Uppsala, 10 gennaio 1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.
In lingua tedesca questa pianta si chiama Acker-Täschelkraut; in francese si chiama Tabouret des champs oppure Herbe aux écus; in inglese si chiama: Field Penny-cress.
Descrizione
modificaLa pianta di questa scheda ha un ciclo biologico annuale (senza getti sterili), è glabra e di colore glauco. Ha odore di aglio. L'altezza media della pianta è di 30 – 60 cm (altezza minima anche 10 cm). La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme; sono inoltre munite di asse fiorale eretto e con poche foglie.
Radici
modificaRadice tipo fittone.
Fusto
modificaIl fusto è eretto, angoloso e semplice (eventualmente ramoso alla base).
Foglie
modificaLa forma delle foglie in genere è lanceolata (lievemente spatolata: la massima larghezza della lamina si presenta verso la metà apicale) con dimensioni medie: larghezza 2 cm; lunghezza 6 cm. Il margine è grossolanamente dentato (ma possono essere anche intere). Le foglie lungo il fusto sono disposte in modo alterno e sono sagittate-amplessicauli. Appassiscono precocemente per cui è facile trovare individui privi di foglie. Le foglie basali hanno un breve picciolo di 0,5 – 3 cm.
Infiorescenza
modificaL'infiorescenza, priva di brattee ma anche di foglie normali, è un racemo allungato con piccoli fiori bianchi. Il numero dei fiori oscilla tra 30 e 70. In questa infiorescenza non esiste un fiore apicale. I peduncoli dei fiori sono eretto-patenti. Lunghezza del peduncolo : 1 cm. Lunghezza dell'infiorescenza (compresa la fruttificazione) : 25 cm.
Fiore
modificaI fiori sono ermafroditi, attinomorfi (in realtà sono fiori dissimmetrici – a due piani di simmetria) e tetrameri (calice e corolla composti da 4 parti). Diametro del fiore 4 – 5 mm.
- * K 2+2, C 4, A 2+4, G 2 (supero)[5]
- Calice: il calice è formato da quattro sepali, eretti e a due a due ravvicinati ma divisi (dialipetali). I sepali non sono persistenti. Lunghezza dei sepali: 1 – 2 mm. Il colore del calice è giallo-rossastro.
- Corolla: la corolla è composta da quattro petali, alternati ai sepali, disposti in croce e tutti uguali fra di loro; la forma dei petali è obovata. Dimensione dei petali: larghezza 1,5 – 2 mm; lunghezza 2 – 4 mm.
- Androceo: gli stami sono sei (2 corti più esterni e 4 lunghi più interni) liberi senza appendici; sono inoltre privi di denti e non sono appiattiti. Le antere hanno una forma ovato-cordata e alla sommità sono apicolate (terminati con una punta più o meno robusta). Lunghezza degli stami : 1,5 – 2 mm. Lunghezza delle antere : 0,5 mm.
- Gineceo: l'ovario è supero a forma ellittica e bi-loculare; per ogni loggia ci sono molti ovuli in posizione pendula. Lo stilo è mediamente lungo mentre lo stimma è a capocchia sub-bilobata.
- Fioritura: da maggio ad agosto.
- Impollinazione: l'impollinazione è entomogama (è possibile anche una autogamia tramite gli stami più corti).
Frutti
modificaIl frutto consiste in una siliquetta deiscente non articolata (suddivisa in segmenti) ma alata (le due ali sono più lunghe dello stilo persistente disposto in posizione apicale al frutto), peduncolata e glabra. Rispetto al fusto è in posizione patente e sporge in fuori (le siliquette sono orientate tangenzialmente al fusto). La forma è discoide appiattita (obcordata, divisa in due porzioni o logge – carenatura centrale molto evidente) e incavata alla sommità, mentre la base è acuta. I semi (non alati ma rugosi) sono fissati lateralmente e sono da 2 a 8 per ogni loggia. Larghezza del frutto 11 – 16 mm. Lunghezza dei peduncoli : 10 – 12 mm. Larghezza media delle ali: 3 mm. Lunghezza dello stilo persistente : 0,1 – 0,3 mm.
Distribuzione e habitat
modifica- Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Ovest – Asiatico oppure Eurasiatico (viene definito anche Archeofita).
- Diffusione: in Italia, a parte le isole, questa pianta è diffusa ovunque. In Europa è altrettanto comune come anche in Asia e nell'America del Nord.
- Habitat: l'habitat tipico sono i campi di cereali (può essere considerata una pianta infestante), gli orti e le zone ruderali. Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo con pH neutro e alti valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
- Diffusione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare dai 50 fino ai 2200 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare e montano.
Fitosociologia
modificaDal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale[6]:
- Formazione : delle comunità terofiche pioniere nitrofile
- Classe : Stellarietea mediae
- Ordine : Papaveretalia rhoeadis
- Alleanza : Veronico-Euphorbion
- Ordine : Papaveretalia rhoeadis
- Classe : Stellarietea mediae
- Formazione : delle comunità terofiche pioniere nitrofile
Usi
modificaFarmacia
modifica- Sostanze presenti: solfuro di allile, “rodoballile”, “mirosina” e sinigrina[3].
- Proprietà curative: anticamente i semi si usavano per chiarificare il sangue col nome di ”Semen Thlaspeos”. Altre proprietà curative (sempre per la medicina popolare) sono: diuretica (facilita il rilascio dell'urina), febbrifuga (abbassa la temperatura corporea), antibatterica (blocca la generazione dei batteri) e antireumatica[3][7].
- Parti usate: le foglie e i frutti.
Cucina
modificaLe giovani foglie possono essere usate come insalata (ma non in quantità abbondante in quanto sono abbastanza amare). Possono essere anche mangiate cotte. I semi hanno un gusto simile alla senape.[7].
Giardinaggio
modificaL'interesse economico per questa pianta è minimo, a parte l'impiego nei giardini rocciosi o alpini. Sono piante da coltivarsi in terreno comune ma in posizione soleggiata. Si riproducono per seme o divisione dei cespi.
Galleria d'immagini
modifica-
Località: Le Laste, Limana (BL), 661 m s.l.m. - 15/04/2009
Note
modifica- ^ (EN) Thlaspi arvense L., su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 22 marzo 2021.
- ^ Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Vol.2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 841, ISBN 88-7287-344-4.
- ^ a b c Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Vol. 3, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 836.
- ^ Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Vol. 1, Bologna, Edagricole, 1982, p. 446, ISBN 88-506-2449-2.
- ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 7 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 18 gennaio 2009).
- ^ AA.VV., Flora Alpina. Vol. 1, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 570.
- ^ a b Plants For A Future, su pfaf.org. URL consultato il 7 agosto 2009.
Bibliografia
modifica- Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume terzo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 836.
- Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume primo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 447, ISBN 88-506-2449-2.
- AA.VV., Flora Alpina. Volume primo, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 570.
- 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
- Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 841, ISBN 88-7287-344-4.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Thlaspi arvense
- Wikispecies contiene informazioni su Thlaspi arvense
Collegamenti esterni
modifica- Index synonymique de la flore de France, su www2.dijon.inra.fr. URL consultato il 07-08-2009.
- Thlaspi arvense eFloras Database
- Thlaspi arvense Flora Europaea (Royal Botanic Garden Edinburgh) Database
- Thlaspi arvense Flora Italiana - Schede di botanica Database
- Thlaspi arvense Flora delle Alpi Marittime Database
- Thlaspi arvense GRIN Database
- Thlaspi arvense IPNI Database
- Thlaspi arvense Tropicos Database
- Thlaspi arvense ZipcodeZoo Database