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La prima traccia documentata della storia di Novate Milanese, comune limitrofo a Milano, si riferisce a un atto notarile redatto a Trenno il 17 marzo 877 relativo ad un passaggio di possesso di talune terre novatesi, oggetto di disposizioni testamentarie.
In un atto di vendita di alcune terre, redatto a Milano il 2 dicembre 1234, figura invece per la prima volta il ricordo di un Pietro da Novate, che costituisce forse la più antica testimonianza di un membro di questa antica e illustre famiglia lombarda, che ha tratto il suo nome dal paese e dal cui stemma è stato derivato nel 1984 lo stemma del comune.[1][2]
- Novate nel contado di Milano (1385-1476)
Sempre in questo particolare periodo storico, si inserisce anche il ricordo di un antico legato testamentario novatese. Con suo testamento del 24 agosto 1451, il novatese Montolo Bossi legò al Consorzio della Misericordia di Milano (una delle più antiche e ricche Opere Pie di quella città), diverse terre da lui possedute a Novate; con l'onere però, posto a carico di questa Opera pia, di far celebrare in perpetuo, il giorno anniversario della sua morte (il 26 agosto), 12 Messe nella chiesa parrocchiale di Novate; e di far distribuire ai poveri di quella città, in perpetuo, in quello stesso giorno, 2 moggia di pane di frumento, ben cotto.[3][4]
Da questo documento si ricava poi anche un dato di notevole interesse storico: il nome del primo, più antico titolare della chiesa parrocchiale di Novate Milanese, di cui sia pervenuto il ricordo: il reverendo Antonio de Lucino (1451).
- Novate nel feudo di Desio (1476-1674)
Il Senatore ducale Bernardino Busti, che possedeva a Novate diverse terre, con suo testamento del 28 maggio 1529, nominò suo erede universale il Luogo Pio Elemosiniero della Misericordia di Milano. A questo riguardo, però, pose a carico di questa Opera Pia, un onere ben preciso: quello di far costruire dopo la sua morte, a Novate, una chiesetta dedicata a San Celso (quella che successivamente diverrà la chiesetta del Gesioeu), nella quale far celebrare quotidianamente una messa a suffragio dell'anima del suo fondatore.[5][6]
Ancora, due fatti di una certa rilevanza interessarono Novate: il primo è costituito dalla visita pastorale effettuata alla chiesa parrocchiale, il 25 e 26 luglio 1573, dall'Arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Borromeo, il quale, fra le altre numerose "ordinazioni" impartite al parroco, aveva anche ordinato di far costruire una chiesa nuova e più grande di quella allora esistente; il secondo è costituito invece dalla compilazione del primo status animarum della parrocchia locale, redatto il 25 aprile 1574. Quest'ultimo costituiva un vero e proprio censimento di tutti i componenti della parrocchia, e conteneva l'elencazione nominativa di tutti i cittadini di Novate, ammontanti a 792, con l'indicazione per ciascuno di essi dell'età e della professione svolta.[5][6]
l'autore della statua del patrizio genovese Cattaneo Pinelli (Genova, 1555), delle due statue della Fama e della Vittoria, situate agli estremi del mausoleo del Duca Giangaleazzo Visconti, nella Certosa di Pavia (1560), e della tomba del nobile genovese Ceva Doria, nella chiesa di Santa Maria della Cella di Sampierdarena (1574).[5][6]
Proprio in questo stesso anno 1613 venne condotta, nella parrocchia novatese, una delle più dettagliate e complete visite pastorali di cui sia pervenuto il ricordo: quella effettuata dal canonico Giovanni Stefano Giussano.[5][6]
Risalgono invece a cinque anni dopo questa importante visita pastorale due dati di notevole interesse storico per la storia novatese: il nome del primo sindaco di Novate di cui sia pervenuto il ricordo, Luigi Carcano (1618), e la esecuzione del dipinto ad olio, che ancora oggi viene conservato nella chiesa parrocchiale dedicata ai santi Gervaso e Protaso, la Natività della Vergine, eseguito da Camillo Procaccini nel 1618, verosimilmente commissionata dalla Confraternita della Natività di Novate, per ornare la cappella della chiesa parrocchiale, in cui questa era solita officiare.[5][6]
Dalla documentazione conservata nell'Archivio di Stato di Milano, relativa alla seconda metà del 1700, si ricava che le pubbliche riunioni del Comune di Novate venivano tenute nella piazza della chiesa. Quando però il tempo era inclemente, queste venivano trasferite in una stanza della casa di un certo signor Giuseppe Barone, situata nei pressi della chiesa; il quale, a questo titolo, percepiva infatti un canone di 15 lire annue.[7][8]
Fra le numerose visite pastorali condotte in questo periodo, per la loro completezza e per la loro importanza, meritano di essere ricordate le tre seguenti: quella eseguita nel 1688 dall'arcivescovo di Milano cardinale Federico Visconti; quella eseguita nel 1709, dall'arcivescovo cardinale Giuseppe Archinto; e quella condotta nel 1747 dall'arcivescovo cardinale Giuseppe Pozzobonelli.
Su questo sfondo politico particolarmente movimentato, a Novate venne costituita nel 1801 la prima Opera Pia di Novate, l'Opera Pia Bollini, che aveva come suo scopo principale quello di costituire annualmente una dote per una fanciulla povera di Novate. Per quanto invece concerne la chiesa parrocchiale novatese: nel 1815 venne allungata la sua navata centrale, mentre sui due fianchi vennero costruite altrettante nuove navate laterali; nel 1824 venne ampliato il coro; mentre nel 1829 venne ristrutturato tutto il campanile, che in quell'occasione venne anche dotato di un nuovo concerto di 5 campane.[9][10]
Due importanti eventi risultano poi relativi all'anno 1853: il primo è la costituzione di una nuova Opera Pia novatese, denominata Opera Pia Carrera; questa nuova Opera Pia prevedeva, fra l'altro, anche la corresponsione annuale di una dote ad una fanciulla povera della città; il secondo è invece la traslazione delle ossa del senatore Bernardino Busti all'interno dell'oratorio dei Santi Nazario e Celso (il Gesiö), da lui istituito con il suo testamento del 1529. La traslazione avvenne a Novate il 25 luglio 1853, per iniziativa degli Amministratori del Consorzio della Misericordia di Milano, erede universale dei beni lasciati dal Busti.[9][10]
Si formò così una forte categoria di muratori novatesi che maturarono il desiderio di associarsi per risolvere i propri problemi. Il risultato di tali processi fu la nascita di un forte movimento cooperativo di ispirazione laica e socialista che costituì un perno fondamentale in tutta l'evoluzione seguente di Novate. Nel 1889 nacque la Cooperativa di consumo "La Previdente" e nel 1901 la Cooperativa Edificatrice "La Benefica". Furono proprio i muratori a darsi da fare per dotare Novate delle strutture sociali di cui era carente: lavorando gratuitamente il sabato e la domenica costruirono un asilo per i propri bambini.[11]
Il 25 aprile 1945 nel campo di concentramento di Mauthausen morì Angelo Lodi, arrestato a Milano per avere svolto una intensa attività partigiana.
Il primo piano regolatore di Novate, approvato dal Consiglio Comunale il 14 marzo 1959, pur venendo attuato da subito, non ottenne mai l'autorizzazione del Ministero; la sua approvazione, prevista per il 1965, venne bloccata a causa della controversa introduzione di alcune "convenzioni" con i privati. La Legge 167 sull'edilizia popolare del 18 aprile 1962 e le direttive del Piano Intercomunale Milanese del 1967/68 (che varò tra l'altro il progetto del Parco delle Groane) precedettero il Piano Regolatore di Novate deliberato dal Consiglio Comunale nel 1969 e approvato dalla Regione Lombardia il 30 gennaio 1973. All'inizio degli anni Settanta si procedette alla costruzione di nuove sedi per asili nido e scuole materne, elementari e medie, oltre alla ristrutturazione degli edifici già esistenti.[12]
Storia di Novate Milanese fino al 1946[13]
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- ^ Caratti, p. 517.