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Judith Herrin (/ˈhɛrɪn/; 1942) è un archeologa e storica britannica specializzata in tarda antichità. Fu professoressa di studi antichi e bizantini[1] e fu titolare della cattedra Constantine Leventis al King's College (ora emerita).

Primi anni

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Herrin studiò alla Bedales School, studiò alla Bedales School, dopodiché studiò storia all'Università di Cambrige. Ha conseguito il dottorato di ricerca nel 1972 presso l'Università del Birmingham. Ha lavorato a Parigi, Atene e Monaco.

Carriera

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Herrin lavorò come archeologa nella Scuola Britannica di Atene e nel presso il sito della Moschea Kalenderhane a Istanbul come parte della spedizione Dumbarton Oak. Tra il 1991 e il 1995 acquisì la cattedra Stanley J. Seeger in storia bizantina all'Università di Princeton. Fu nominata Professoressa di Studi antichi e bizantini al King's College di Londra (KCL) nel 1995, arrivando ad essere Capo di dipartimento del Centro di Studi Ellenistici. Andò in pensione nel 2008 diventando Professoressa Emerita nel 2008. Fu presidente del Congresso Internazionale di Studi Bizantini nel 2011.

Nel 2016 vinse il premio Dr. A.H. Heineken per gli studi in ambito storico.

Accoglienza critica

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Nel 2013, G.W. Bowersock disse nell'articolo intitolato New York Review of Books (NYRB), che la formazione della Cristianità dalla sua pubblicazione del 1987, significò che "molti storici scoprirono all'improvviso che il primo medioevo cristiano fu molto più complesso di quanto avessero immaginato". Il suo libro Unrivalled Influence: Women and Empire in Byzantium, con la sua "prospettiva comparativa su Bisanzio, la cristianità europea e l'Islam", riflette una vita di lavoro illustre sull'Impero bizantino.

Byzantium: The Surprising Life of a Medieval Empire (2007) è stato altrettanto ben accolto dagli storici accademici che scrivono sulla stampa britannica. Norman Stone ha commentato nel The Guardian: "Herrin è eccellente sulla Ravenna Giustiniano, con gli straordinari mosaici che, in qualche modo sono sopravvissuti alla seconda guerra mondiale (quando i bombardamenti degli alleati potevano essere spietati) ed è molto brava su questo strano fenomeno bizantino (e russo), la donna al potere"[2]. Concluse "Judith Harrin può farsi strada nella mente di Bisanzio e può dare risalto soprattutto al lato artistico. Un libro molto buono dopotutto"[2]. Sul The Daily Telegraph, Noel Malcolm ha dichiarato: "i suoi lettori generici saranno per lo più persone le cui lezioni di storia a scuola li hanno portati a pensare in termini di una sequenza centrata sull'Occidente: 'Roma- Primo Medioevo-Secondo Medioevo-Rinascimento'. Le loro menti hanno di essere ricalibrati se vogliono capire il modello di sviluppo diverso che ha avuto luogo nella Roma orientale; e questo è il compito che Judith Herrin ha svolto abilmente e con molta consumata erudizione"[3].

  • Premio per gli studi storici (2016) per le sua pionieristica ricerca sulle culture medievali nella civiltà del Mediterraneo e per aver stabilito il significato cruciale dell'Impero Bizantino.
  • Golden Cross per l' Order of Honour per i lavori svolti sull'ellenismo da parte del Presidente della Repubblica Ellenica di Grecia (2002).
  • Medaglia dal College de France (2000).
  • Vicepresidente del comitato editoriale Past & Present (prova da wayback machine)
  • Membro del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto di Warburg, Università di Londra (1995-2001)
  • All'Università di Londra è stata nominata direttrice della Camden School per ragazze (1995-2002)
  • Membro della Società degli Antiquari (link esterno)
  • Membro del Comitato dell'Accademia Britannica per la Prosopografia dell'Impero Bizantino (link esterno)
  • Membro del Comitato Britannico per la Riunificazione dei Marmi del Partenone.

Bibliografia selezionata

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  • Ravenna. Capital of Empire, Crucible of Europe, Penguin Random House/Princeton University Press, 2020, ISBN 978-1-84614-466-0.
  • Ravenna, its role in earlier medieval change and exchange, Londra, Jinty Nelson, 2016, ISBN 978 1 909646 14 8.

Collegamenti esterni

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  1. ^ (EN) Judith Herrin, The Glories of Byzantium, in The Wall Street Journal, 12 Marzo 2011. URL consultato il 16 Dicembre 2024 (archiviato dall'url originale il 16 dicembre 2024).
  2. ^ a b Norman Stone, In old istanbul, 15 Dicembre 2007 (archiviato dall'url originale).
  3. ^ (EN) Malcolm Noel, An unusual history of Byzantium, su telegraph.co.uk, 7 Agosto 2007. URL consultato il 16 gennaio 2024 (archiviato dall'url originale il 16 dicembre 2024).