Utente:Coemgenusss/Sandbox
Wakashū (若衆? , lett. "persona giovane"), è un termine storico giapponese che indicava gli adolescenti maschi. Più specificamente, si definiva wakashū un ragazzo che si trovava in un'età tra la fine della prima infanzia (5-10 anni circa), durante la quale portava i capelli acconciati con la frangetta (前髪?, maegami) e aveva inizio la sua educazione formale, e l'età adulta.
Durante questa fase, per contraddistinguersi sia dal bambino che dall'uomo adulto, il wakashū portava un'acconciatura peculiare, caratterizzata da una piccola porzione di testa rasata alla sommità della testa e lunghi ciuffi sul davanti e sui lati, detta sumi maegami (角前髪? "frangetta squadrata")[1]. Inoltre anche il suo abbigliamento era diverso: generalmente indossava un kimono a maniche aperte (wakiake) e se era di famiglia benestante indossava invece il furisode.
Il passaggio all'età adulta e all'assunzione di nuove responsabilità veniva sancito con una cerimonia chiamata genpuku (元服? , lett. "vestire il capo"), risalente al periodo Nara (710-794 dC)[1][2]. Dopo questa cerimonia, al wakashū venivano tagliati i ciuffi tipici della sua acconciatura e sostituiti con quella tipica dell'uomo adulto, chiamata chonmage. Inoltre iniziava a indossare anche il kimono da adulto, con le maniche arrotondate. A quel punto era autorizzato a sua volta ad intraprendere una relazione con un wakashū.
Ruolo sociale
modificaIl concetto di wakashū in sé racchiudeva vari significati: una fascia d'età a cavallo tra l'infanzia e l'età adulta; il ruolo sociale di un adolescente, di solito concepito come subordinato (studente, apprendista o protetto); l'idea di una "bella giovinezza", che rendeva i wakashū oggetto privilegiato dei desideri omosessuali.
Mentre i ragazzi erano ritenuti idonei a legami omosessuali solo quando erano wakashū, a volte i loro patroni ritardavano la cerimonia di ingresso nell'età adulta oltre i limiti socialmente accettabili. Nell'opera Wakashū asobi kyara no makura (若衆遊伽羅之枕? "Giochi di ragazzi, cuscino profumato d'aloe"), attribuita a Hishikawa Moronobu[3], viene riportato che a Kōya vi erano wakashū di sessant'anni, e a Nachi addirittura di ottanta[4]. Questo mostra come i confini temporali della fase wakashū fossero relativamente flessibili. Nel 1685 furono intraprese misure legislative per imporre ai wakashū di sottoporsi alla cerimonia di passaggio all'età adulta all'età di 25 anni[5].
Nel complesso sistema di relazioni del Giappone del periodo Edo (1603-1868) i wakashū con il loro aspetto androgino (二形?, futanari), costituivano una sorta di terzo genere. La loro mutevole sessualità divenne oggetto dell'interesse maschile, originando la cosiddetta wakashūdō (若衆道?) o shūdō (衆道?), "la via dei giovani", ossia la pederastia.
Nel periodo Meiji il termine divenne obsoleto; per indicare una categoria di età e il ruolo sociale di un adolescente si adottò il termine shōnen; per il terzo significato si usò il termine collegato bishōnen ("bel giovane")[6].
Teatro Kabuki
modificaNel teatro Kabuki, il termine wakashū (o wakashū-gata) indicava attori specializzati nel ruolo di adolescenti. Spesso erano loro stessi wakashū[7] ed era d'uso che interpretassero anche ruoli femminili. Perciò, dopo la maturità, non era raro che continuassero a esibirsi come onnagata ("figura di donna").[8]
Le versioni al femminile del Kabuki, ossia l'Onna-kabuki (女歌舞伎? "Kabuki delle donne") e lo Yūjo-kabuki (遊女歌舞伎? "Kabuki delle cortigiane"), furono soppresse dalle autorità governative nel 1629, in quanto furono la causa di numerosi disordini e incidenti. Una direttiva dello shogunato Tokugawa stabilì che il Kabuki diventasse un'esibizione prettamente maschile: nacque lo Yarō-kabuki (野郎歌舞伎?), il Kabuki degli uomini. Vennero estromesse le compagnie femminili e a raccoglierne l’eredità rimasero i gruppi formati da ragazzi molto giovani, che si esibivano nel Wakashū-kabuki. Non si sa con precisione quando nacque questo termine, ma ci sono testimonianze di giovani che recitavano nel Kabuki già nel 1603.[9]
In conseguenza all'estromissione delle donne, alcuni attori si dovettero specializzare nell'interpretazione dei ruoli femminili. Nacque così verso la fine del XVII sec. e gli inizi del XVIII sec. la figura dell’onnagata, che ricalcò l'immagine e le caratteristiche fisiche dei wakashū, e che è presente ancora oggi nel Kabuki moderno[10]. Per interpretare personaggi femminili venivano preferiti i giovani adolescenti, a causa del loro aspetto androgino e del loro tono di voce più alto rispetto agli adulti. E anche i ruoli dei wakashū, interpretati da ragazzini, erano spesso selezionati sulla base del fascino da essi suscitato e venivano spesso presentati in un contesto erotico.
Questi ragazzi, per la loro bellezza ancora acerba e per il tono della voce ancora priva di quella mascolinità della maturità, erano i più adatti a sostituire, anche nel cuore del popolino, le donne dell’Onna-kabuki.
La vita del Wakashū-kabuki fu però piuttosto breve. L’erotismo presente nei testi, i tratti femminei di molti di questi ragazzini e le frequenti risse tra gli spettatori portarono le autorità a bandire anche questo genere di spettacolo. L’accusa era sempre la stessa: immoralità, con conseguenti problemi di ordine pubblico. Il Wakashū-kabuki venne definitivamente proibito nel 1652 per istigazione all'omosessualità. Vennero poste condizioni molto severe per il rilascio della licenza di spettacolo: gli attori dovevano rasarsi completamente la frangetta, simbolo del fascino ambiguo dei wakashū, e riconvertire gli spettacoli in rappresentazioni (物真似?, monomane), scevre da danze e scene sensuali o allusive[11].
La scomparsa dei wakashū favorì la richiesta di nuovi attori in grado di interpretare ruoli femminili non solo sulla base delle proprie caratteristiche somatiche, ma anche e soprattutto attraverso l'esercizio di abilità recitative.[12]
Note
modifica- ^ a b Gregory M. Pflugfelder, Cartographies of desire: male-male sexuality in Japanese discourse, 1600-1950, University of California Press, 1999, p. 33, ISBN 0-520-20909-5.
- ^ Gary P. Leupp, Male Colors: The Construction of Homosexuality in Tokugawa Japan, University of California Press, 1997, p. 125, ISBN 0-520-20900-1.
- ^ Ruperti Bonaventura, Il gioco delle parole. Immagini, sensualita' e umorismo nelle stampe dell'ukiyoe, in AA. VV. (a cura di), Shunga, Arte ed eros nel Giappone del periodo Edo, Roma, Mazzotta, 2009.
- ^ Joshua S Mostow; Norman Bryson; Maribeth Graybill, Gender and Power in the Japanese Visual Field, Honolulu, University of Hawaiʻi Press, 2003, p. 53, ISBN 0824825721.
- ^ Gary P. Leupp, Male Colors: The Construction of Homosexuality in Tokugawa Japan, University of California Press, 1997, pp. 34, note 24, ISBN 0-520-20900-1.
- ^ Gregory M. Pflugfelder, Cartographies of desire: male-male sexuality in Japanese discourse, 1600-1950, University of California Press, 1999, pp. 221–234, ISBN 0-520-20909-5.
- ^ Gary P. Leupp, Male Colors: The Construction of Homosexuality in Tokugawa Japan, University of California Press, 1997, p. 90, ISBN 0-520-20900-1.
- ^ James R Brandon; William P Malm; Donald H Shively, Studies in kabuki : its acting, music, and historical context, Honolulu, University Press of Hawaii, 1978, p. 40, ISBN 082480452X.
- ^ Maki Isaka, Onnagata: A Labyrinth of Gendering in Kabuki Theater, Seattle, University of Washington Press, 2016, p. 24, ISBN 9780295806242.
- ^ Katherine Mezur, Beautiful boys/outlaw bodies : devising Kabuki female-likeness, New York, Palgrave Macmillan, 2005, p. 8, ISBN 9781403979131.
- ^ Ruperti Bonaventura, Storia del teatro giapponese. Dalle origini all'Ottocento, Venezia, Marsilio, 2015, p. 150-151, OCLC 956166839.
- ^ Maki Isaka, Onnagata: A Labyrinth of Gendering in Kabuki Theater, Seattle, University of Washington Press, 2016, p. 16, ISBN 9780295806242.
Bibliografia
modifica- (EN) Donald H Shively, James R Brandon e William P Malm, The Social Environment of Tokugawa Kabuki, in Studies in kabuki, Honolulu, University Press of Hawaii, 1979, ISBN 082480452X, OCLC 251513644.
- (EN) Joshua S. Mostow, Norman Bryson e Maribeth Graybill, Gender and power in the Japanese visual field, Honolulu, University of Hawaiʻi Press, 2003, ISBN 0824825721, OCLC 50859011.
- (EN) Katherine Mezur, Beautiful Boys/Outlaw Bodies: Devising Kabuki Female-Likeness, New York, Palgrave Macmillan, 2005, ISBN 9781403979131, OCLC 560482064.
- (EN) Maki Isaka, Onnagata: A Labyrinth of Gendering in Kabuki Theater, Seattle, University of Washington Press, 2016, ISBN 9780295995106, OCLC 939419470.