Utente:Delehaye/Sandbox Gruppo Combattenti Italia
Gruppo Combattenti Italia (Corpo Volontari della Libertà) (Gruppo Pavone) | |
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Bandiera di Guerra del Gruppo Combattenti Italia | |
Descrizione generale | |
Attivo | 4 ottobre 1943 2 novembre 1943 |
Nazione | Italia |
Servizio | esercito |
Tipo | fanteria |
Soprannome | Corpo Volontari della Libertà Gruppo Pavone |
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Voci su unità militari presenti su Wikipedia |
https://it.wikipedia.org/wiki/Template:Infobox_unit%C3%A0_militare
http://www.reteparri.it/wp-content/uploads/ic/RAV0068570_1955_34-39_10.pdf
Autore: Pavone, Claudio Titolo: I Gruppi Combattenti Italia. Un fallito tentativo di costituzione di un corpo di volontari nell'Italia Meridionale (settembre-ottobre 1943)[Atti del 2. Convegno di studi sulla storia del movimento di liberazione] Periodico: Il movimento di liberazione in Italia Anno: 1955 - Fascicolo: 34/35 - Pagina iniziale: 80 - Pagina finale: 119
- Vittorio Emanuele III (sovrano, capo dello Stato)
- Pietro Badoglio, capo del governo (Governo Badoglio I)
- Antonio Sorice, ministro della Guerra
- Gen.C.A. Giuseppe Pavone - Capo Militare GCI
- Fronte Nazionale (copertura Politica)
- Comitato Esecutivo del Fronte Nazionale:
- Comitato di Coordinamento Italo-Alleato:
Addestramento caserma di Bagnoli
Pavone/Tarchiani/Craveri/Caracciolo/Tompkins: Pensione Muller a Mergellina
Croce: Villa "Il Tritone", Sorrento
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla resistenza entrando nel Partito d'Azione,[3] e fu uno dei fautori, insieme a Benedetto Croce, della costituzione dei Gruppi Combattenti Italia, che nell'intenzione dovevano affiancarsi alle truppe Alleate nella liberazione della penisola italiana.[3] Insieme a Pasquale Schiano, Raimondo Craveri e Alberto Tarchiani, il 24 settembre ebbe un incontro con il generale William Donovan dell'Office of Strategic Services presso il Quartier generale della 5ª Armata statunitense a Paestum,[4] che si concluse con il rilascio dell'autorizzazione.[3] Sorsero quindi, ufficialmente, i Gruppi Combattenti Italia, i cui volontari iniziarono ad affluire a partire dal 10 ottobre, ed a addestrarsi nella campagne.[5] La notizia arrivò al governo del sud, a Bari, e sia Pietro Badoglio che Vittorio Emanuele III non tollerarono la cosa, facendo pressione sugli inglesi affinché il "Gruppo Pavone" venisse sciolto.[6] Quando alla testa della Commissione di controllo degli Alleati a Napoli giunse il generale inglese Brian Robertson, quest'ultimo nominò sui portavoce due generali italiani, tra cui Antonio Basso.[7] Il Gruppo Pavone fu così sciolto il 1 novembre, e lui ritornò a vivere nella sua casa a Torchiara. Si spense nel corso del 1944.
Peter Tompkins, L'altra Resistenza. Servizi segreti, partigiani e guerra di liberazione nel racconto di un protagonista, Milano, il Saggiatore, 2009, ISBN 8-85650-122-8.
Gli altri volontari che si muovono nel Sud sono i Gruppi Combattenti Italia, sono promossi da Benedetto Croce, ha sede in Napoli e in altre parti della Campania, e il comando affidato al generale Giuseppe Pavone . C’è una parte dei promotori tra cui ci sono anche Comitati del Fronte Nazionale/ CLN del Salento sono antimonarchici e repubblicani, B. Croce no. Giaime Pintor aderisce scrive al fratello: “Qualcuno degli amici che è da questa parte vi potrà raccontare come nella mia fuga da Roma sia arrivato nei territori controllati da Badoglio,come abbia passato a Brindisi dieci pessimi giorni presso il Comando Supremo e come, dopo essermi convinto che nulla era cambiato fra i militari, sia riuscito con una nuova fuga a raggiungere Napoli”. Giaime Pintor, letterato e giornalista, nato a Roma il 1919, è antifascista, partecipa alla difesa di Roma a Porta S. Paolo. Caduta la Capitale, varca le linee tedesche e si porta a Brindisi, deluso dall’ambiente che trova, si reca in Campania e lavora con altri giovani alla formazione di un corpo di Volontari della libertà. Cadde ucciso da una mina a Castelnuovo al Volturno (Campobasso) il 1° dicembre del 1943, poco prima di partire quasi avesse una premonizione, aveva scritto una lucida lettera-testamento al fratello minore, Luigi.
I « Gruppi combattenti Italia », come si denominavano, avrebbero dovuto essere composti da non più di 4 ufficiali e 30 soldati caduno; ma di fatto gli alleati prelevarono da essi nuclei anche minori e uomini alla spicciolata: il che significava la chiara volontà alleata, già in questi albori della Resistenza, di frantumare ogni tentativo organico del suo costituirsi e l'interesse a sfruttarne separatamente le energie.
https://books.google.it/books?id=-QvjAAAAMAAJ&q=%22gruppi+combattenti+italia%22&dq=%22gruppi+combattenti+italia%22&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi184bk_s3kAhWNyKQKHRDeC5UQ6AEITDAF
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Note
modifica- ^ Filippo Caracciolo di Castagneto, "'43/'44 Diario di Napoli", Vallecchi Editore, Firenze, 1964, Pagg. 57-80
- ^ Antonio Alosco, "Il Partito d'Azione nel "Regno del Sud"", Collana "Ateneo - Ricerche", Alfredo Guida Editore, Napoli, 2002, ISBN 88-7188-533-3, ISBN 9788871-885339, Pagg. 60-66
- ^ a b c Alosco 2002, p. 55.
- ^ Tompkins 2009, p. 33.
- ^ Alosco 2002, p. 62.
- ^ Tompkins 2009, p. 42.
- ^ Tompkins 2009, p. 43.
- ^ Nota
Bibliografia
modifica- Libro o pubblicazione attinente alla voce
- Altro libro o pubblicazione attinente alla voce
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