Utente:Ferroz002/Marie-Claire Chevalier

Marie-Claire Chevalier (Meung-sur-Loire, 12 luglio 1955Orléans, 23 gennaio 2022) è stata un'attivista francese.

Marie-Claire fu un'attivista francese impegnata nella difesa del diritto d'aborto. Maturò questa battaglia a seguito dell'autunno del 1972, quando subì un processo per aver abortito l'anno precedente. Venne difesa dall'avvocata franco-tunisina Gisèle Halimi. Il processo venne celebrato a Bobigny e questo aiutò il raggiungimento della depenalizzazione dell'aborto in Francia, che avvenne nel 1975 per mezzo della Loi Veil.

I primi anni

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Marie-Claire Chevalier nacque a Meung-sur-Loire il 12 luglio 1955 da una famiglia appartenente alla classe operaia. A sconvolgere la propria famiglia, formata dalla propria madre e dalle sue due sorelle, in quanto il padre le abbandonò, fu un evento molto tragico che colpì Marie-Claire nel 1971. In questo anno, venne violentata da un proprio compagno di classe e, a seguito di questo atto violento, Marie-Claire rimase incinta.

La madre Michèle sostenne la figlia nell'interrompere la gravidanza, lei affermò: «non volevo che a sedici anni mia figlia cominciasse a vivere il mio calvario»[1]. Marie-Claire si sottopose così a un aborto clandestino, questa pratica le provocò un'emorragia che rischiò essere mortale per lei. Fu obbligata così a recarsi in ospedale per curarsi. I medici non si accorsero che il suo aborto era stato indotto, questo perché i sintomi di un aborto procurato e di uno spontaneo risultano, dal punto di vista medico, essere gli stessi.

Quando il ragazzo che la violentò rubò un'auto, per distrarre l'opinione pubblica dall'accusa di furto, denunciò Marie-Claire dicendo che aveva commesso un reato, dal momento in cui, nel 1971, interruppe la gravidanza.

Collegamenti correlate

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  1. ^ L. Bo., Assolta una giovane che aveva abortito, in Il Corriere della Sera, vol. 97, n. 226, 12 ottobre 1972, p. 19.