Utente:Giova81/Appunti Cimitero di Bonaria
Cenni storici
modificaNecropoli punico-romana e paleocristiana
modifica«La cosa più da rimarcare in questo Campo Santo di Cagliari è la singolare combinazione, che il terreno occupato servì anticamente di necropoli a popoli più antichi che abitavano la città: di modo che molte di quelle fosse dei nostri avi, dopo XX e forse XXX secoli e più, racchiudono le spoglie dei nipoti.»
L'attuale cimitero sorge su un'area utilizzata come necropoli già dai punici, nel IV secolo a.C.,[1] e successivamente dai romani e dalle prime comunità cristiane di Cagliari; a testimonianza di ciò restano diverse grotte scavate nella roccia calcarea del colle, utilizzate anticamente come sepolture, dove sono stati ritrovati numerosi reperti archeologici oggi conservati nel museo di Bonaria. In particolare si segnalano due cubicoli funerari con arcosoli, in origine ornati da affreschi raffiguranti simboli cristiani e scene delle Sacre scritture, scoperti nel 1888, durante i lavori di ampliamento del camposanto; il più grande è il cubicolo di Munazio Ireneo, dal nome riportato sull'epitaffio (Munatius Irenaeus) rinvenuto nel sepolcro, mentre il secondo, detto "cubicolo di Giona", presentava alle pareti affreschi raffiguranti scene dalla vita del profeta Giona.
Il camposanto ottocentesco
modificaIl viaggiatore francese Gaston Vuiller, a Cagliari nel 1890, nel suo libro Les îles oubliées: les Baléares, la Corse et la Sardaigne, impressions de voyage (pubblicato nel 1893), riporta le impressioni derivate dalla visita al camposanto cagliaritano. Scrisse Vuiller: "Qui i monumenti funerari sono di rara ricchezza. Bianche statue simboliche appaiono attraverso i cipressi neri e gli enormi mazzi di fiori, le corone, portate in occasione della recente festa dei morti, hanno conservato parte della loro freschezza. Non c’e niente di funebre in quest’asilo. Si può finanche credere che il culto eccessivo con cui si onorano i defunti ha per causa veritiera la passione per il lusso e l’orgoglio dello sfoggio. Le statue sono manierate: tale, per esempio, questa giovane donna, vestita con la ricercatezza più estrema, che si lancia, le mani giunte, incontro ad un morto rimpianto, raffigurato da un busto. Le iscrizioni funerarie, di stile ampolloso, sono incise con lettere d’oro, od in rosso, su cartelli di marmo bianco. E tutto questo profana la pace delle tombe. Non si ha il cuore stretto, in mezzo a tutta quest’orpellatura, in codesto luogo superficiale, per il pensiero dell’ora delle ultime separazioni. Il più umile, il più solitario dei cimiteri di paese s’addice maggiormente agli amari pensieri del brusco distacco, dell’eterna separazione, e per dirla con una parola: alla morte."[2]
L'epidemia di colera del 1816, si rivelò l'evento decisivo per la presa d'atto dei gravi limiti dei metodi di sepoltura tradizionali, che si efettuavano all'interno delle chiese, o nelle immediate vicinanze. Si capì finalmente che anche a Cagliari era arrivato il tempo di costruire un moderno cimitero, secondo le disposizioni dell'editto di Saint-Cloud. A tale scopo, nel 1827 si riunì una commissione, presieduta dall'arcivescovo di Cagliari, monsignor Nicolò Navoni. Come siti adatti alla costruzione del nuovo cimitero, si presero in considerazione le aree della necropoli di Tuvixeddu e quella intorno alla chiesa di Sant'Agostino Vecchio, per optare infine sull'area di Bonaria, giudicata sufficientemente lontana dal centro abitato. Il progetto venne affidato a ufficiali del Genio militare. Il primo disegno, del 1826, si deve al capitano Mallerini, al quale subentrò il capitano Luigi Damiano. Damiano concepì l'originario nucleo del cimitero di Bonaria come un parco, sul modello del Pere Lachaise di Parigi, inserito in un contesto architettonico ispirato al camposanto Monumentale di Pisa, con arcate aperte sul lato interno delle mura di cinta, destinate ad ospitare le cappelle di famiglia. L'area cimiteriale venne organizzata in quattro quadrati per le sepolture a terra, originati dall'intersezione di due viali, più l'area intorno all'oratorio, situato su un terrazzamento ad est, in asse con l'ingresso (rivolto ad ovest) e collegato ad esso dal viale principale. Lo stile neoclassico caratterizzava l'intero complesso. I lavori di costruzione si conclusero entro il 1828 e il Camposanto venne consacrato il 29 dicembre dello stesso anno dall'arcivescovo Navoni. Il primo ad essere inumato nel nuovo cimitero fu il negoziante Lorenzo Basciu, il 1º gennaio 1829.
Ampliamenti e declino
modificaDal 1968 le sepolture si effettuano solo nel Cimitero di San Michele, aperto nel 1940; attualmente vengono permesse solo sepolture in cappelle private o in loculi acquistati prima del 1968. Il cimitero monumentale di Bonaria, col suo ricco patrimonio storico e artistico, versa attualmente in stato di degrado.
Note
modifica- ^ Necropoli di Bonaria, su sardegnacultura.it. URL consultato il 16 gennaio 2013.
- ^ Gaston Vuiller, Le isole dimenticate. La Sardegna (PDF). URL consultato il 21 dicembre 2007.