Utente:Leccino789/sandbox
Settore frutticolo (frutti autoctoni)
modificaGruppo di lavoro: Simone R., Liccione G., Coviello L.
Colatammurro
modificaOrigine e diffusione
modificaIl Colatammurro, vitigno autoctono di cui esiste un ecotipo bianco e uno nero, veniva coltivato in passato nei comuni di Avigliano, Ruoti, Pietragalla, Rapone, Baragiano, Castelgrande, Accettura, Bella, Corleto Perticara, Campomaggiore, Genzano, Miglionico, Muro lucano, Picerno, Oppido, Pescopagano, Potenza, Pomarico, S. Chirico Raparo, Tolve e Vaglio. Oggi lo si ritrova prevalentemente a Pietragalla e a Ruoti.
Le testimonianze orali ci riportano al 1300,a quando il Duca Filiberto di Savoia, feudatario nell’aria del Vulture, trovando troppo alcolioca la gradazione dell’Aglianico, fece importare dalla Francia un’uva più delicata, ordinandone a un suo colono la coltivazione; costui era soprannominato “coll’ d’ tammurr” (collo di tamburro) per la sua costituzione robusta e di qui il vitigno prese il nome. Anche in altre zone d’Italia ci sono vitigni denominati allo stesso modo o come “Bombino” o “Buonvino”, ma allo stato attuale non è possibile stabilire se si tratti dello stesso vitigno.
Alcune testimonianze storiche sulla coltivazione del Colatamurro in Basilicata si ritrovano in una recente pubblicazione del Consiglio Regionale Basilicata del patrimonio viticolo lucano di Michele Carlucci, vissuto tra fine “800” e primi del “900 “, direttore, tra l’altro, della Scuola di Viticoltura ed Enologia di Avellino.