Utente:Lorenzo Unipd/I linguaggi dell'arte

I Linguaggi dell'arte
AutoreNelson Goodman
1ª ed. originale1968
GenereSaggio
SottogenereEstetica
Lingua originaleinglese

I linguaggi dell'arte (in inglese, Languages of Art: An Approach to a Theory of Symbols) è un saggio di Nelson Goodman pubblicato nel 1968. E' un'opera di estetica che tratta, mediante un approccio analitico, le principali questioni artistiche della filosofia angloamericana del XX secolo.


La teoria generale dei simboli

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La “teoria generale dei simboli” costituisce una teoria funzionalista che distingue tre tipologie di riferimento: denotazione, esemplificazione ed espressione. Secondo Goodman la somiglianza non è un criterio necessario né sufficiente per la raffigurazione, quindi non c’è distinzione, tra i simboli, tra ciò che è immagine e ciò che non lo è. Ponendo come unica condizione il riferimento, viene scartata la possibilità di fondare la relazione simbolica a partire dalla somiglianza.

Secondo Goodman, “ciò che distingue le descrizioni dalle rappresentazioni [...] sta nella relazione tra un simbolo e gli altri all’interno di un sistema” (197-98). Perciò qualunque segno può funzionare come “rappresentazione” o come “descrizione” a seconda del sistema simbolico in cui si trova: “niente è intrinsecamente una rappresentazione; lo status di rappresentazione è relativo al sistema simbolico. Ciò che in un sistema è un quadro può essere una descrizione in un altro” (196). Un simbolo è il tipo di simbolo che è – linguistico, musicale, pittorico, diagrammatico, ecc. – in virtù della sua appartenenza a un sistema caratterizzato da regole sintattiche e semantiche che contraddistinguono quel tipo. Ogni sistema costruisce un mondo proprio e “la scelta tra i sistemi è libera” (42), perché regole e decisioni si danno solo all’interno di un sistema.

La differenza significativa tra descrizioni e rappresentazioni è riconducibile solo al diverso modo di funzionare dei sistemi simbolici, il che dipende solo dal corretto funzionamento di ciò che un segno denota: se questo opera all’interno di un sistema figurativo, il segno sarà una rappresentazione; se opera in un sistema descrittivo, allora sarà una descrizione.

Denotazione e rappresentazione

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Autenticità vs. riproducibilità / Arti autografiche vs. arti allografiche

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Se osserviamo due dipinti visivamente indistinguibili, un originale e una copia, Goodman affronta la questione se vi sia una differenza estetica tra i due dipinti. Si noti che, se c'è una differenza tra i due, non deve dipendere da ciò che si può discernere visivamente al momento attuale: in base all’ipotesi formulata, non c'è alcuna differenza visiva che può essere rilevata. Secondo Goodman è possibile riconoscere una differenza estetica tra i due dipinti anche se non siamo in grado di distinguere visivamente un dipinto dall'altro, poiché la consapevolezza che uno è l'originale e l'altro una copia ci informa e modifica la nostra attuale percezione dei due dipinti. La consapevolezza della differenza tra i due dipinti “influisce sul ruolo che il presente atto di guardare ha nell’esercitare le mie percezioni a distinguere fra questi quadri o fra altri” (95).

Un ulteriore problema legato all’autenticità risiede nella diversa concezione di falsificabilità dell’opera tra forme d’arte diverse. Goodman traccia una distinzione tra le arti sulla base della possibilità che esistano falsificazioni di opere appartenenti allo stesso medium. In base alle caratteristiche sintattiche e semantiche delle notazioni delle varie forme artistiche, si distinguono le opere d’arte “autografiche” e quelle “allografiche”. Prima di analizzare questa distinzione è necessario precisare che “il confine tra arte autografica e arte allografica non coincide con quello fra arte «singola» e arte «multipla»” (103); non corrisponde neppure a quello tra arti a uno stadio, come la pittura, e arti a due stadi, come la musica. La letteratura, infatti, “non è autografica anche se è a uno stadio” (102); mentre la stampa “è a due stadi, ed è tuttavia autografica” (103). L’ipotesi di partenza è che “un’opera sia autografica se e solo se la distinzione tra falso e originale è significativa” e quindi “se e solo se anche la più esatta duplicazione non conta per questo come genuina” (102). Una prima risposta è che l’autenticità conta solo dove non c’è notazione:

Conta soltanto quella che potremmo chiamare identità di compitazione: la corrispondenza esatta quanto a sequenze di lettere, spazi e segni di punteggiatura. Qualsiasi sequenza – anche una falsificazione del manoscritto olografo o di una certa edizione – che corrisponda così come si è detto a una copia corretta è essa stessa corretta, e l'opera originale non è nulla di più di una tale copia corretta. (104)

Spartito, schizzo e copione

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La distinzione tra le nozioni di “spartito”, “schizzo” e “copione” viene introdotta da Goodman al solo scopo di distinguere le diverse modalità simboliche.

La musica (classica e occidentale) nella notazione standard è un’arte allografica a due stadi, dove il primo stadio è costituito dallo spartito e il secondo dalle sue esecuzioni. Poiché “uno spartito è un carattere di un sistema notazionale” (155), allora “dati il sistema notazionale e un’esecuzione dello spartito, si può ricostruire lo spartito stesso” (156). La conformità con lo spartito è l’unico requisito per conservare l’identità dell’opera musicale, indipendentemente da chi la esegue o dalla storia di produzione. È proprio in virtù di questa caratteristica che “l’identità dell’opera e dello spartito è conservata in qualsiasi serie di passaggi, indifferentemente da un’esecuzione congruente all’iscrizione-spartito” (156). Perciò tutte e solo le esecuzioni che corrispondono pienamente o "rispettano" lo spartito contano come esecuzioni dell'opera. L’opera, tuttavia, “non è lo spartito, ma è la classe delle esecuzioni congruenti con uno spartito, ovvero l’insieme di tutte le esecuzioni che rispettano i dettami di uno spartito”. Le diverse esecuzioni di un’opera musicale non sono “interpretazioni”, “variazioni” o “trasposizioni”: le diverse esecuzioni corrispondono all’opera. Secondo questa logica uno stesso spartito potrebbe dare origine a esecuzioni diverse, pur essendo tutte congruenti alla stessa opera.

Sintomi dell'estetico

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