Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono è il sonetto proemiale, ossia la lirica I (RVF 1), del Canzoniere di Francesco Petrarca, dove l'autore guarda in modo retrospettivo al suo amore infelice di cui si è in parte liberato, vergognandosene e riflettendo sulla vita, mentre si rivolge ai suoi lettori sperando di trovare pietà e perdono per il suo errore di gioventù (definito "giovenile errore").[2][3]
Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono | |
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Altri titoli | RVF 1 |
I sonetti "Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono" e "Era il giorno ch’al sol si scoloraro" illustrati, dal "Canzoniere e Trionfi" (miniato) di Petrarca, edito da Vindelino da Spira, illustrato da Antonio Grifo, 1470. Il libro è di proprietà della Biblioteca Civica Queriniana di Brescia.[1] | |
Autore | Francesco Petrarca |
1ª ed. originale | 1350 |
Genere | Poesia |
Sottogenere | Sonetto |
Lingua originale | italiano |
Serie | Canzoniere (Petrarca) |
Seguito da | Per fare una leggiadra sua vendetta |
Questa poesia, pur essendo al primo posto della raccolta, non è sicuramente stata composta per prima[3], ma intorno al 1350, ossia dopo la morte di Laura, dato il il carattere retrospettivo della tematica.[2] Tuttavia, ha un carattere introduttivo, proemiale e, al tempo stesso, quasi di sintesi conclusiva dell'intera opera,[3] anche grazie a una raffinatezza retorica che si rifà agli stilemi classici (probabilmente al carme 8 di Catullo); perciò la lirica apre il Canzoniere con uno stile decisamente elevato e ricercato.[2]
Testo
modificaTesto | Parafrasi |
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Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono |
Oh voi che ascoltate in queste poesie sparse il suono |
Analisi strutturale
modificaIl sonetto è costituito da 14 versi, tutti in endecasillabi, divisi in quattro strofe: 2 quartine e 2 terzine. Le rime sono costruite secondo lo schema metrico ABBA, ABBA; CDE, CDE (A ed E sono una quasi-rima, -ono/-ogno). Le prime due quartine sono un unico periodo, aperto dall'allocuzione ai lettori ("Voi ch'ascoltate") e retto dal verbo finale ("spero trovar"), con anacoluto.[2]
Figure retoriche
modifica- una ripetizione di -ri nei primi versi ("rime", "sospiri", "nudriva");
- una ripetizione di -va nella seconda quartina ("vario", "vane", "van", "prova", "trovar");
- un chiasmo ai versi 5–6 ("piango-ragiono/ speranze-dolore");
- un'allitterazione della "f" al verso 10 ("favola fui");
- un'allitterazione della "m" al verso 11 ("me medesmo meco mi");
- un'allitterazione della "v" al v. 12 ("vaneggiar vergogna"), sempre in posizione iniziale per sottolineare il sentimento di condanna verso se stesso[2];
- un polisindeto ai versi 12–13 ("et... e... e..."), che rende incalzante l'elenco delle conseguenze negative dell'amore e del rimpianto espresso dall'autore[2].
Analisi stilistica
modificaNote
modifica- ^ 1470 PETRARCA, Canzoniere e Trionfi (miniato) | Misinta, su misinta.it. URL consultato il 5 dicembre 2024.
- ^ a b c d e f Francesco Petrarca - Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono, su Letteratura italiana. URL consultato il 6 dicembre 2024.
- ^ a b c Luca Aquadro, "Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono" - Il proemio del "Canzoniere" di Petrarca (RVF 1), 15 dicembre 2021. URL consultato il 6 dicembre 2024.
- ^ Petrarch: Canzoniere and Trionfi by MINIATURIST, Italian, su www.wga.hu. URL consultato il 5 dicembre 2024.
Voci correlate
modificaAltri progetti
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