Codex Carolinus
Il Codex Carolinus (o Codice Carolingio) è un manoscritto onciale del Nuovo Testamento, scritto in lingua gotica e latina, comunemente datato al VI-VII secolo. Il testo gotico, rilevato dalla sigla Car; e quello latino, identificato dalla sigla gue (secondo una tradizionale convenzione) oppure da 79, riproducono il testo della “Vetus latina”, che a sua volta è traduzione della fonte greca.[1] Questo manoscritto, parte di un voluminoso complesso di altri codici, è un palinsesto. Le sue 4 pagine erano già state usate per altri testi, i quali furono inizialmente decifrati ad opera di Franz Anton Knittel.
Descrizione
modificaIl Codex Carolinus è uno dei rarissimi documenti della Bibbia gotica. Presenta un testo molto parziale e frammentato, solo i capitoli 11-15 (Romani 11,33-12,5; 12,17-13,5; 14,9-20; 15,3-13)[2] della lettera ai Romani di San Paolo, redatti su quattro facciate di pergamena di dimensioni di 26,5 x 21,5 cm. I contenuti si presentano su due colonne, ciascuna delle quali composta da 27 righe, con il testo gotico a sinistra, e quello latino a destra.[3] Il testo non è, certamente, diviso per capitoli e versetti e le abbreviazioni dei sacri nomi, impiegate nella stessa maniera sia per il latino che per il gotico, sono segnalati sul lato sinistro dello scritto.[4]
Il più esterno dei fogli contiene il Codex Guelferbytanus 64 Weissenburgensis, mentre quello più in profondità le Etymologiae di Isidoro di Siviglia con sei lettere di quest'ultimo, il Codex Guelferbytanus A e Codex Guelferbytanus B.[5]
Storia del Codex Carolinus
modificaIl Codex Carolinus è paleograficamente databile al sesto o settimo secolo (secondo Tischendorf non oltre il sesto), probabilmente in Italia.[6] Niente tuttavia si sa della sua storia più recente. Nel XII o XIII secolo quattro suoi fogli furono usati come supporto per altro testo con sottoiscrizioni latine. La sua storia è legata a quella dei codici presenti nello stesso fascicolo, cioè il Codex Guelferbytanus A ed il Codex Guelferbytanus B.[7]
Gli esperti del settore così ricostruiscono il tragitto di servizio del Codex Carolinus: Bobbio (Italia), Abbazia di Wissembourg (Alsazia), Magonza (Germania), e Praga (Cechia). Infine, secondo i citati autori, esso venne comprato 1689 dal duca Carlo I di Brunswick.
Il Codex Carolinus venne scoperto da alcuni ricercatori nella metà del XVIII secolo nella Biblioteca Ducale di Wolfenbüttel. La prima descrizione apparve in una conferenza di Jakob Friedrich Heusinger.[8]
Franz Anton Knittel decifrò anche il testo latino del Codex Carolinus insieme ad alcuni testi greci[9] e ne pubblicò la versione qualche anno dopo.
Tuttavia Knittel nell'estensione delle parole (e frasi) abbreviate incappò in diversi errori, specialmente nel testo latino, in cui aveva lasciato diverse lacune nella ricostruzione del testo, come si può constatare nel ripristino dei brani 11,35; 12,2; 15,8 della Lettera ai Romani. Tischendorf rivide la ricostruzione del testo che completò anche con la rilettura delle abbreviazioni dei “Nomina Sacra”, pubblicando la nuova versione nel 1855.[10]
Attualmente il Codex Carolinus occupa il posto n. 4148 nella Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel.
Esempi di espansione di testi “condensati” (Romani 11,33-12,2)
modificaTesto gotico (folio 277 recto, 1 col.)
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Testo latino (folio 277 recto, 2 col.)
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Note
modifica- ^ Bruce M. Metzger, The Early Versions of the New Testament, Oxford University Press, 1977, Oxford, p. 378–382, ISBN = 0-19-826170-5
- ^ Falluomini 1999.
- ^ Franz Anton Knittel, Fragmenta Versionis Ulphilanae, publikigita en 1763, Upsalo.
- ^ Gothica
- ^ Caspar René Gregory, Textkritik des Neuen Testaments, Hinrichs'sche Buchhandlung, 1900, Leipzig, volumo 1.
- ^ Editio Octava maiora, vol. III, p. 1111.
- ^ Gregory e Scrivener.
- ^ Heusinger, Jakob Friedrich (1752). De quattuor Evangeliorum Codice Graeco, quem antiqua manu membrana scriptum Guelferbytana bibliotheca servat. Guelf.
- ^ Scrivener, Frederick Henry Ambrose; Edward Miller (1894). A Plain Introduction to the Criticism of the New Testament 1 (4th ed.). London: George Bell & Sons.
- ^ Tischendorf, Constantin von (1855). Anecdota sacra et profana. Leipzig. pp. 153–158.
- ^ a b (LA) Franz A. Knittel, Fragmenta Versionis Ulphilanae, p. 1.
- ^ Gothic text in Falluomini's reconstruction at the Digitale Edition der Handschrift Cod. Guelf. 64 Weiss.
- ^ Constantin von Tischendorf, Anecdota sacra et profana (Lipsiae 1855), p. 155.
Bibliografia
modifica- Carla Falluomini, Der sogenannte Codex Carolinus von Wolfenbüttel. (Codex Guelferbytanus 64 Weissenburgensis): mit besonderer Berücksichtigung der gotisch-lateinischen Blätter (255, 256, 277, 280), Wiesbaden, Harrassowitz, 1999, ISBN 3-447-04230-3.
- Carla Falluomini, Textkritische Anmerkungen zur Gotischen Bibel. AnnalSS 5, 2005 (2009).
- Hans Henning, Der Wulfila der Bibliotheca Augusta zu Wolfenbüttel (Codex Carolinus), 1913).
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Codex Carolinus
Collegamenti esterni
modifica- (DE, LA) Codex Carolinus, coi testi gotici e latini ricostruiti, su gotica.de.
- (EN) Progetto Vulfila: manoscritti della Bibbia gotica, su wulfila.be.
- Codex Guelferbytanus Weissenburgensis 64 digitalizzato dalla Herzog August Bibliothek — Immagini 505-508, 549-550, 555-556
- Codex Carolinus, testo, su gotica.de.
- Edizione digitale del manoscritto Codex Guelferbytanus 64, su diglib.hab.de.