Il pianeta Venere compare nelle opere di fantasia a partire dal XIX secolo ed è teatro di numerosissime storie di fantascienza. La sua vicinanza alla Terra e la sua superficie perennemente coperta di spesse nubi hanno fatto sì che gli scrittori, in particolare dagli anni venti, lo immaginassero spesso come un mondo umido ma abitabile dagli esseri umani, finché negli anni sessanta l'esplorazione per mezzo di sonde non ha rivelato che in realtà è arido, caldissimo ed inospitale. Di conseguenza la maggior parte delle opere scritte fino ai due terzi del Novecento lo presentano piovoso e dotato di un clima tropicale, quando non addirittura completamente oceanico.

Secondo l'ipotesi nebulare di Laplace sulla formazione del Sistema solare i pianeti più esterni furono i primi a formarsi: anche per questo motivo nella fantascienza Venere fu spesso presentato come un pianeta più giovane della Terra, con una fauna ed una flora simili a quelle del Mesozoico terrestre.

Nel 1915 il chimico e fisico Svante Arrhenius, decidendo che la copertura nuvolosa di Venere era necessariamente acqua, decretò in Stjärnornas öden ("Destini delle stelle") che "Una parte molto grande della superficie di Venere è senza dubbio coperta da paludi" e paragonò l'umidità di Venere alle foreste tropicali del Congo. Il pianeta divenne così, fino ai primi anni sessanta, un luogo in cui gli scrittori di fantascienza potevano ambientare ogni tipo di forme di vita inusuali, dai simil-dinosauri a piante carnivore intelligenti, con frequenti analogie alla Terra del periodo Carbonifero.