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Assedio di Ferrara
parte della campagna italiana di Suvorov, durante la guerra della Seconda coalizione
Pianta di Ferrara del 1747
Data19 aprile-24 maggio 1799
LuogoFerrara, Emilia Romagna
EsitoResa della guarnigione francese
Schieramenti
Comandanti
Johann von KlenauFrancia (bandiera) Jospeh Gabriel Lapointe
Effettivi
3 000 uomini
10 cannoni[1]
800 uomini[2]
75 cannoni[1]
Perdite
TrascurabiliTutta la guarnigione
Alla guarnigione fu concesso di tornare in Francia, con l'obbligo di non combattere per sei mesi sul fronte italiano[1]
Voci di battaglie presenti su Wikipedia

L'assedio di Ferrara fu un episodio della guerra della Seconda coalizione che vide coinvolte le truppe francesi, arroccate nel capoluogo romagnolo, e le truppe austro-russe sotto il comando del generale Klenau. La città si arresse dopo breve tempo alle truppe imperiali mentre i francesi, nel tentativo di prolungare la loro resistenza si asserragliarono all'interno della cittadella. Dopo qualche settimana, si arresero, comprendendo di non poter ricevere alcun soccorso dalle altre armate repubblicane.

Contesto storico

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Trattato di Tolentino, Trattato di Campoformio e Seconda coalizione.

Durante la Prima Campagna d'Italia, una delle forze contro cui si scontrarono i francesi furono le armate papali. Lo lotta tra le due potenze si dimostrò molto rapidamente sbilanciata in favore della giovane repubblica transalpina: dopo una sonora sconfitta a Faenza e la discesa lungo la costa adriatica delle forze di Lannes e di Victor, lo stato papale si arrese, firmando un trattato con il quale cedeva alla Repubblica Cisalpina, stato satellite della Francia, ogni suo territorio a nord di Ancona. Qualche mese dopo, le ostilità in Italia ebbero fine, in seguito alla firma dell'armistizio di Leoben prima e della pace di Campoformio poi.

Il protagonista di questi eventi, il giovane generale Napoleone Bonaparte, acclamato al pari di un salvatore della patria, si imbarcò presto in una spedizione militare in Egitto, lasciando la Francia priva del suo miglior generale per un considerevole periodo. Sfruttando la sua assenza e usando come pretesto l'ingiustificato attacco all'Impero Ottomano, di cui formalmente faceva parte l'Egitto, le potenze europee si coalizzarono nuovamente contro la repubblica francese, con il chiaro obiettivo di rovesciarla e riportare in vigore il precedente regime monarchico.

Antefatti

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Verona (1799) e Battaglia di Magnano.

Il teatro delle prime operazioni dell'esercito francese in Italia fu il Veneto: l'esercito di Scherér attaccò la città di Verona, roccaforte difesa dagli austriaci, la cui presa avrebbe portato le armate repubblicane in una posizione a loro molto favorevole. Scherér si dimostrò molto titubante ed insicuro: in un primo tentativo di conquistare la città ottenne solo un successo parziale nei pressi di Pastrengo, venendo sconfitto a Legnago e concludendo con un nulla di fatto sotto le mura di Verona. Nonostante si fosse palesata di fronte a lui la possibilità di attaccare la città nuovamente, decise di prendere tempo ed aspettare, non cogliendo il momento favorevole e concedendo alle forze imperiali del generale Kray di riorganizzarsi e di rendere la città sostanzialmente inespugnabile.

 
Il generale Suvorov

Schérer decise di attaccare nuovamente: lo scontro tra le due forze nei pressi di Magnano fu molto cruento e inizialmente sembrò premiare le forze repubblicane, eccellentemente guidate dal generale Moreau. Tuttavia, con l'arrivo dei rinforzi da Verona, l'equlibrio mutò in favore degli austriaci. Dopo una fase di relativa incertezza, furono le forze di Kray ad avere la meglio e a mettere gli avversari in rotta: la possibilità di prendere il capoluogo veneto tramontò definitivamente, tra lo sconforto dei francesi e l'entusiasmo austriaco. Nel frattempo, l'avvicinamento delle forze di Suvorov, giunte dalla Russia per supportare le operazioni in Italia, costrinsero i francesi a ritirarsi prima sulla linea del Mincio e poi su quella dell'Adda, fornendo le varie fortezze lungo il loro tragitto di cospicue guarnigioni.

Mentre tutto ciò accadeva, il maresciallo russo aveva inviato in Emilia Romagna un distaccamento di 4500 uomini ad occuparsi dell'ala destra francese, che stava difendendo la regione. La difesa dell'Emilia Romagna era affidata al generale Montrichard, che disponeva di 12000 guardie nazionali cisalpine e circa 5500 soldati regolari francesi, ma doveva anche affrontare numerose bande di rivoltosi, che complicavano molto il lavoro che la sua colonna mobile doveva svolgere. Gli austro-russi, dopo essere discesi nel Polesine, riuscirono a neutralizzare la flottiglia francese del Po. Il 15 aprile, Klenau richiese alla guarnigione della città di Ferrara di arrendersi, ma ottenne solo un rifuto. Di lì a breve, iniziarono le operazioni di assedio.[3]

L'assedio

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Dal 19 aprile, Klenau pattugliava il corso del basso Po ed il 21 aveva lasciato un distaccamento ad occuparsi esclusivamente dell'assedio di Ferrara.[3]

Conseguenze

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Modena.

Con la resa di Ferrara, l'Emilia Romagna cadde rapidamente sotto il dominio austriaco. Klenau fece di Ferrara la sua base operativa, almeno per il momento. Assieme alle divisioni di Hohenzollern ed Ott, i tre si stabilirono nella Pianura emiliana e si adattarono alla supervisione del territorio.

Sebbene l'esercito di Moreau non rappresentasse per loro una minaccia, bene presto quello di MacDonald, che stava risalendo la penisola, lo divenne. Il generale attaccò la divisione di Hohenzollern a Modena. Klenau intervenne in soccorso dell'altra divisione austriaca, ma potè solo limitarsi a contenere l'ala destra dell'esercito francese, prima di rinchiudersi a Ferrara. Dopo aver sconfitto Hohenzollern, MacDonald si diresse verso ovest, alla ricerca dell'esercito di Moreau. Invece si imbattè nelle truppe di Suvorov e venne pesantemente sconfitto.

  1. ^ a b c Bodart, p. 334.
  2. ^ Frizzi, p. 165.
  3. ^ a b The 1799 Campaign in Italy - The Siege of Ferrara, su www.napoleon-series.org. URL consultato il 27 dicembre 2024.

Bibliografia

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